HIV, gestione dell’infezione e presa in carico del paziente. Esperti riuniti all’Università Cattolica

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A una settimana dalla Giornata Mondiale dell’AIDS, che si celebra il 1° dicembre, domani nella sede di Roma dell’Ateneo del Sacro Cuore un confronto sulla organizzazione ottimale del percorso assistenziale delle persone con HIV, dalla presa in carico del paziente alla gestione della patologia. Presentato anche il percorso di cura del paziente con HIV dell’Ambulatorio dedicato presso la Clinica di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli

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Roma, 23 novembre 2017 – I progressi ottenuti in campo medico e scientifico hanno trasformato l’infezione da HIV in una patologia cronica e questo ha determinato una profonda rivisitazione del modello organizzativo assistenziale con l’adozione di strumenti volti a facilitarne la presa in carico delle persone sieropositive.

L’incontro “HIV dal libro bianco al patient journey verso una gestione ottimale del percorso assistenziale della persona sieropositiva” che si terrà domani, venerdì 24 novembre presso il Centro Congressi Europa dell’Università Cattolica di Roma (Sala Italia, ore 14.00), intende valorizzare questi aspetti peculiari attraverso un ‘itinerario’ contrassegnato da una serie di relazioni che saranno tenute da numerosi e qualificati esperti. Introdurrà i lavori il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, prof. Walter Ricciardi.

“La razionalizzazione delle risorse sanitarie – afferma il prof. Roberto Cauda, direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie infettive dell’Università Cattolica e della UOC di Malattie Infettive della Fondazione Policlinico A. Gemelli – nelle patologie croniche è la priorità strategica del sistema sanitario italiano e questo ha portato negli anni a diversi interventi di riorganizzazione. Tutto ciò, unitamente alla maggiore complessità gestionale della persona con infezione da HIV, ha obbligato a ripensare i processi assistenziali”.

Nell’intento di ricercare una maggiore efficienza organizzativa che possa produrre benefici per la persona con infezione da HIV, il convegno ripercorrerà il percorso assistenziale al fine di individuare i possibili “road block”, ovvero quegli ostacoli o punti critici di gestione, in grado di influenzare negativamente la presa in carico della persona sieropositiva, così come valorizzare quegli aspetti che al contrario la facilitano.

“Nell’Ambulatorio della Clinica di Malattie Infettive della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli – prosegue il prof. Cauda – la persona sieropositiva viene gestita, ormai da anni, attraverso una prescrizione della terapia antiretrovirale precisa e personalizzata”.

Il percorso assistenziale del paziente sieropositivo al Gemelli sarà descritto nel corso degli interventi della dott.ssa Antonella Cingolani e della dott.ssa Simona Di Giambenedetto, ricercatrici di Clinica delle Malattie infettive dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli.

L’itinerario prevede che ciascun medico che prende in carico il paziente per la prima volta, lo gestirà in tutti i successivi accessi ambulatoriali. Nel corso della prima visita, si effettua un counselling, si forniscono informazioni sulla malattia a chi non ha mai ricevuto terapia antiretrovirale e si programmano i successivi accessi.

Solitamente la seconda visita viene programmata a meno di un mese di distanza dal primo incontro. Nel corso di questa, dopo aver valutato l’aspetto viro-immunologico, il test di resistenza e le co-morbidità, si inizia la terapia antiretrovirale in linea con le indicazioni delle linee guida Nazionali e Regionali, tenendo conto delle caratteristiche della persona che dovrà assumere questa terapia (aspetti psicologici, lavorativi, aderenza alla terapia).

Il successivo controllo dopo l’inizio della terapia si effettuerà a distanza di un mese valutando le condizioni di salute della persona HIV positiva, la tollerabilità alla terapia e i parametri viro-immunologici. I successivi controlli verranno effettuati ogni 3/6 mesi in considerazione della tollerabilità della terapia e dell’aderenza alla stessa.

“Lo scopo di questo tipo di percorso assistenziale – conclude il prof. Cauda – è quello di stabilire una efficace alleanza terapeutica tra medico e persona sieropositiva che duri nel tempo e che consenta un adeguato controllo dell’infezione, assicurando a chi deve assumere una terapia cronica una qualità della vita più che soddisfacente”.

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