Covid, cresce la diffidenza verso un futuro vaccino. Immunizzazione al 70% per rallentare l’epidemia

Preoccupano i risultati dell’ultima ricerca del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica. Un italiano su due del campione dell’indagine esprime dubbi sulla vaccinazione e rispetto alla precedente ricerca condotta a inizio fase 2 cresce soprattutto il numero dei giovani ‘esitanti’

Milano, 12 ottobre 2020 – Gli italiani sono sempre meno propensi a sottoporsi a una eventuale vaccinazione contro Covid-19: ha dubbi in tal senso quasi un cittadino su due. È quanto emerge dai risultati di una ricerca conclusa in questi giorni dall’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, il centro di ricerca che si occupa di psicologia dei consumi nella salute e nell’alimentazione.

I dati sono frutto dell’elaborazione di un sondaggio su un campione di mille cittadini, perfettamente rappresentativo della popolazione italiana. Ciò che emerge è che più del 48% degli intervistati si è mostrato esitante di fronte alla prospettiva futura di assumere un vaccino contro l’epidemia in corso. Un dato molto elevato, ma soprattutto in aumento rispetto a maggio. Nei primi giorni della fase 2, l’EngageMinds HUB della Cattolica aveva già posto questa domanda a un campione di italiani e nei risultati si leggeva che circa il 40,5% era contrario o indeciso a farsi vaccinare.

Prof.ssa Guendalina Graffigna

L’efficacia del vaccino dipenderà non solo dalla capacità degli scienziati che lo stanno mettendo a punto, ma anche dalla percentuale di persone che si sottoporrà alla vaccinazione. Purtroppo, in Italia come in tutto il mondo, è molto diffusa la cosiddetta “esitanza vaccinale”, ovvero un sentimento non necessariamente di rifiuto, quanto di diffidenza, nei confronti di un vaccino che la scienza ritiene sicuro ed efficace.

“È molto preoccupante che il numero di coloro che non intendono vaccinarsi contro Covid-19 sia elevato e in aumento – è il commento della prof.ssa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica e direttore dell’EngageMinds HUB – Tra maggio e settembre un ulteriore 7,5% della popolazione italiana è diventato scettico o contrario alla vaccinazione, quando sappiamo che la percentuale di immunizzazione necessaria a rallentare l’epidemia è stimata attorno al 70%”.

Nella ricerca non emergono differenze significative per macro-aree geografiche, anche se nel Centro-Sud si registra una tendenza leggermente più accentuata verso l’esitanza: 48% al Nord ovest, 45% al Nord est; 50% sia al Centro che al Sud e Isole. Ciò che è cambiato in questi mesi – nei quali peraltro molto si è parlato di vaccinazione – è l’atteggiamento dei giovani. Tra gli under 35, infatti, la percentuale di esitanti è passata dal 34% di maggio al 49% di fine settembre; un aumento del 15%. Le altre due fasce sono rimaste più stabili, anche se si è rilevato un aumento nel numero degli esitanti over 55 (+9%, da 35 a 44%).

“La crescente esitanza nei confronti del futuro vaccino può avere diverse cause – spiega la professoressa Graffigna – ma probabilmente è legata a timori sulla sua sicurezza, anche per le modalità rapide del suo sviluppo e test. Circa un italiano su due, infatti, teme che il vaccino contro il Covid-19 potrebbe non essere testato in maniera adeguata, e solo il 22% parteciperebbe come volontario alla sperimentazione”.

Peraltro, l’esitanza riguarda anche vaccini ormai ‘tradizionali’ come quelli contro il morbillo o l’influenza. Nell’ambito della ricerca dell’EngageMinds HUB è stato chiesto ai partecipanti del campione con che probabilità pensano di approcciarsi alla vaccinazione antinfluenzale, proprio quest’anno che è particolarmente raccomandato farlo. Nella risposta, meno di uno su quattro lo ritiene probabile. La percentuale aumenta tra gli over 60 (circa uno su due infatti lo ritiene probabile), ma rimane inferiore alla soglia raccomandata.

“Questo probabilmente è legato anche alle teorie ‘complottiste’ che vanno a minare la fiducia – conclude Graffigna – Dalla ricerca si evince infatti che un italiano su 3 è abbastanza convinto che i vaccini siano una manovra di arricchimento delle case farmaceutiche; mentre il 23% pensa che siano una mossa politica e il 35% teme che vaccinarsi possa avere effetti collaterali gravi”. Infine, il 43% ritiene che, in generale, i vaccini non siano efficaci, tanto che il 28% pensa che i dati sull’efficacia dei vaccini vengano falsificati dalle case farmaceutiche.

Nota metodologica
La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute condotta dai ricercatori del centro di ricerca EngageMinds HUB : Lorenzo Palamenghi, Greta Castellini, Serena Barello, Mariarosaria Savarese, Guendalina graffigna. Lo studio che rientra nelle attività del progetto CRAFT (CRemona Agri-Food Technologies): un progetto avviato dall’Università Cattolica nell’ambito di Cremona Food-Lab, con il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.

La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di 3.000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione: i primi 1.000 casi dal 27 febbraio al 5 marzo (seconda settimana di pandemia in Italia); i secondi 1.000 casi dal 9 maggio-15 maggio 2020 (seconda settimana di fase 2 in Italia); i terzi 1.000 casi dal 21 al 24 settembre (seconda settimana di fase 3 in Italia). I tre campioni sono perfettamente sovrapponibili.

La survey è stata realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview).

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