Italia sempre più longeva. Essenziale ripensare l’offerta sanitaria nazionale

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Gli esperti dell’Associazione di dietetica e nutrizione clinica riuniti fino a sabato ad Assisi commentano gli ultimi dati OCSE sull’invecchiamento durante il congresso dedicato all’alimentazione e la nutrizione dell’anziano

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Assisi, 21 ottobre 2017 – “L’Italia è sempre più un paese di anziani. L’età della popolazione si sta allungando in maniera rilevante, mentre le prospettive di vita sana e di qualità stanno diminuendo a causa dell’insorgere di patologie croniche. È necessario ripensare con urgenza l’offerta sanitaria nazionale con canoni più moderni, maggiormente centrati sul paziente e che prendano soprattutto in seria considerazione l’importanza della nutrizione clinica nei percorsi di prevenzione e cura”.

Così gli esperti dell’ADI – Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica riuniti fino a domani 22 ottobre ad Assisi nel XVII Corso nazionale dedicato all’Alimentazione e alla nutrizione dell’anziano, commentano i dati diffusi ieri dall’OCSE proprio sull’invecchiamento.

Secondo il rapporto nel 2050 l’Italia sarà il terzo Paese OCSE più vecchio dopo il Giappone e la Spagna, ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi).

In Italia le persone al di sopra dei 65 anni superano oggi i 13,5 milioni e rappresentano il 22% della popolazione totale. Gli anziani che hanno più di 80 anni sono 4,1 milioni, gli ultranovantenni 727 mila e gli ultracentenari 17mila (dati ISTAT 2017).

“Dati preoccupanti e da non sottovalutare non solo dal punto di vista sociale, ma anche dell’impatto sulla spesa sanitaria – commentano gli esperti ADI – L’86% delle persone con più di 75 anni dichiara, infatti, di essere affetto da una qualche patologia cronico degenerativa (ISTAT 2015) e sappiamo bene che dopo i 70 anni la spesa sanitaria pro capite raddoppia. Nell’immediato vanno pertanto individuate nuove modalità di finanziamento ed erogazioni delle prestazioni sanitarie, ma soprattutto vanno integrate le strutture di dietetica e nutrizione clinica nelle aziende sanitarie utili a prevenire e trattare patologie legate all’alimentazione”.

L’anziano è particolarmente vulnerabile soprattutto a malnutrizione per carenze proteiche ed in micronutrienti dovute sia ad un loro diminuito apporto con la dieta che ad un alterato assorbimento ed utilizzazione. Tali problemi sono aumentati dalla simultanea presenza di uno o più fattori come l’isolamento sociale, solitudine, problemi di masticazione, disfagia, malattie e limitazione motoria.

“Una corretta alimentazione, con un adeguato apporto di energia e nutrienti, ed un adeguato stile di vita – concludono gli esperti ADI – rappresentano i pilastri cardine che possono rallentare il processo di invecchiamento e permettere un discreto livello di autonomia e una buona efficienza delle funzioni cognitive”.

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