Invecchiare non è una malattia. Ecco le soluzioni per gli anziani di domani

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Circa un milione di anziani (il 10% degli over 65) soffre di demenza, ma non è un destino ineluttabile: l’Alzheimer la forma più diffusa. Un problema per la società, che presto potrà contare su nuove soluzioni. Da domani fino al 1 aprile oltre mille specialisti dell’Associazione Italiana Psicogeriatria si riuniranno a Firenze. “Clinica, Ricerca, Speranze: queste le tre parole chiave” afferma il Presidente Marco Trabucchi

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Prof. Marco Trabucchi

Firenze, 29 marzo 2017 – Si apre domani al Palazzo degli Affari a Firenze il 17° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Psicogeriatria – AIP, con oltre mille partecipanti. Al centro dell’attenzione, le principali patologie dell’anziano e la proposta di nuove soluzioni per un miglioramento delle condizioni di vita di coloro che hanno più di 65 anni.

“Clinica, Ricerca, Speranze: queste sono le tre parole chiave – afferma il Presidente dell’Associazione Marco Trabucchi – La ricerca rappresenta il futuro: ci sono ancora ampi spazi da riempire. La clinica ci riguarda in tutte le sue dimensioni: include ovviamente la diagnosi e la terapia, ma anche la comprensione della sofferenza della persona anziana nelle dinamiche psicologiche e sociali, tanto che particolare attenzione è riservata al problema della solitudine, gravemente lesiva della salute. La speranza, infine, si fonda sui primi due punti e propone un intervento sul paziente per dimostrare che invecchiare non è una malattia”.

In Italia, su quasi 60 milioni di persone, gli anziani sono circa 10 milioni. La demenza dovuta ad Alzheimer è il principale obiettivo da fronteggiare: circa un milione di anziani (il 10% degli over 65) soffre di demenza. Un problema per la società: risultati importanti si vedranno nel medio periodo, tra circa 5 anni, ma gli anziani di domani potranno contare su nuove soluzioni.

“Numerosi gruppi in tutto il mondo sono alle prese con studi volti a trovare farmaci che rallentino fortemente la formazione della sostanza beta amiloide nel cervello – spiega il prof. Trabucchi – inducendo una riduzione dei sintomi e un rallentamento dell’evoluzione della malattia. Non siamo ancora pronti per la guarigione, ma molto probabilmente potremo far guadagnare anni di vita a chi soffre di questa patologia”.

Insieme alla ricerca scientifica, lo studio sulle molecole e sui relativi farmaci, occorre poi una componente sociale che costruisca una rete adeguata ad una persona anziana, che si può ottenere mediante una società coesa, dove ogni cittadino e ogni politico danno il proprio contributo.

Demenza senile
Disturbi del sonno, depressione, suicidi, malattia di Alzheimer e altre demenze, delirium: queste le principali problematiche che verranno affrontate. “Con il termine ‘demenza’ si indica una sindrome, ossia un insieme di sintomi, provocata da varie malattie, che si manifesta con un declino progressivo delle funzioni cognitive (quali la memoria, il ragionamento, il linguaggio), tale compromettere le usuali attività (lavoro, hobby, interessi) e relazioni” spiega il prof. Angelo Bianchetti, Responsabile Dipartimento Medicina e Riabilitazione presso l’Istituto Clinico S. Anna del Gruppo San Donato di Brescia.

“Contrariamente a quanto ancora spesso si pensa, la demenza non costituisce una conseguenza inesorabile, un “destino ineluttabile” di chi invecchia. Essa invece rappresenta una condizione patologica determinata da varie malattie che, in modo diretto o indiretto, danneggiano il cervello”, conclude Bianchetti.

Oggi le persone affette da demenza in Europa sono quasi 10 milioni, mentre a livello mondiale sono circa 35 milioni; nel 2030 arriveranno rispettivamente a 15 e 65 milioni. In Italia si stimano quasi un milione di casi di demenza e circa 3 milioni di familiari sono coinvolti direttamente nell’assistenza ai pazienti.

fonte: ufficio stampa

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