I danni derivanti dall’abuso sui minori

bambina-violenza-abusoVite spezzate, anime ferite, identità lacerate. Un abuso raffigura sempre un’esperienza negativa per la vittima. Il danno cagionato è tanto maggiore quanto più il maltrattamento resta sommerso e non viene individuato, se è ripetuto nel tempo ed effettuato con violenza e coercizione, quando la risposta di protezione alla vittima nel suo contesto familiare e sociale ritarda, quando la dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima ed il soggetto maltrattante è forte, quando il legame tra la vittima ed il soggetto maltrattante è di tipo familiare, quando lo stadio di sviluppo ed i fattori di rischio presenti nella vittima favoriscono un’evoluzione negativa.

I bambini non possiedono la percezione di ciò che sta accadendo e di come costruire una rete di supporto funzionale e continuativa, al fine di ridurre le possibili conseguenze che possono evolvere in svariati disturbi. Infatti, nei bambini maltrattati, si verifica spesso un disturbo dello sviluppo della regolazione degli affetti, oppure forme di attaccamento più insicure, atipiche, confuse. Si presenta una maggiore insicurezza, prevalenza dell’attaccamento di tipo disorganizzato-disorientato, prevalenza dell’attaccamento di tipo evitante-resistente.

Inoltre, non è così difficile notare la presenza di maggiori rappresentazioni negative di sé, minore utilizzazione del gioco simbolico, di sintomi depressivi, una modalità di comunicazione aggressiva con gli altri, una difficoltà adattiva con i coetanei, un ritiro, un evitamento, isolamento sociale.

Sono situazioni esistenziali dolorose, a volte estreme, accomunati da un certo grado di vulnerabilità che, per essere capite e affrontate, richiedono la giusta mescolanza di capacità empatiche, competenze disciplinari e conoscenze specifiche.

Ricercare e comprendere le radici della vulnerabilità significa anche dover attivare risorse individuali ed istituzionali che coinvolgono il bambino e l’adulto insieme. La vulnerabilità indica la fragilità di una persona quando questa è colpita o logorata da stimoli esterni o perché non riesce ad affrontare le difficoltà che si presentano.

I minori in genere, che crescono in un ambiente familiare caratterizzato da un certo grado di deprivazione, sono particolarmente vulnerabili ed è per questo che, quando si tratta di raccogliere la loro testimonianza, occorre parlare di vulnerabilità!

Preliminarmente, è necessario considerare in maniera specifica il soggetto in età evolutiva, senza prescindere dal concetto di sviluppo, in tutte le sue componenti individuali ed ambientali.

È difficile che in un bambino si possa individuare una condizione di disagio o un disturbo psicopatologico isolato poiché i percorsi di sviluppo, sia normali sia patologici, s’intrecciano quasi sempre con altri con cui sono collegati. Per esempio, un disturbo dell’apprendimento scolastico può frequentemente legarsi ad un sentimento d’inferiorità, ad un calo di autostima o ad un disturbo del comportamento; oppure, un disturbo d’ansia può compromettere facilmente le prestazioni scolastiche.

In ambito forense, occorre valutare la condizione del bambino dopo l’evento traumatico e se quest’ultimo ha provocato un peggioramento, rispetto alla condizione precedente. Un’esperienza stressante/traumatica può avere conseguenze psicopatologiche di diversa natura.

Il distress, può manifestarsi su di un piano emotivo (rabbia, disperazione, irritabilità), cognitivo (scarsa concentrazione, difficoltà mnestiche, confusione), relazionale (alienazione, ritiro, elevata conflittualità) e fisico (affaticamento, insonnia, mal di testa).

Bambini e adolescenti si pongono di fronte ad un evento stressante con la propria soggettività che dipende da numerosi aspetti: età, fase evolutiva, che stanno attraversando, passate esperienze, presenza/assenza di adeguate figure adulte di riferimento e di supporto sociale.
Un elemento che influisce sulla vulnerabilità del bambino è il legame con le figure genitoriali.

Un mediatore cruciale del distress è la risposta, durante e dopo l’evento, di un genitore o di un adulto che lo sostituisce. La risposta del bambino ricalca quella dei genitori: tanto più questa sarà disorganizzata, tanto più lo sarà quella del bambino e le reazioni individuali potranno essere lette come il risultato di un’interazione dinamica tra fattori appartenenti a diversi livelli: biologico, psicologico, sociale ed ambientale, che interagiscono in maniera esponenziale-moltiplicativa così come possono contribuire ad una cronicizzazione del disturbo o condurre ad una risoluzione.

Comunque, per capire bene in che misura e su quali basi scientifiche si possano approntare elementi conclusivi ed affidabili per il maltrattamento/abuso del minore, sarebbe utile valutare il funzionamento cognitivo, utilizzare test di valutazione standardizzata, in maniera specifica, cioè affidabile e valida al fine di fornire un apporto concreto alla soluzione del caso; fare una prognosi inerente il funzionamento socio-adattivo del bambino abusato, fondate unicamente sulla valutazione della sua salute mentale.

Tina Iannella

Tina Iannella

Neuropsicomotricista dell’età evolutiva. Criminologa forense. Fondatrice e presidente dell’associazione “Il Bambino Incompreso” - onlus

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