Direttore Assistenziale, figura di vertice per gli infermieri. Nursind: “Bene, ma ripartire dai reparti e dal territorio”

Bologna, 23 novembre 2021 – “Commentiamo positivamente l’istituzione a livello regionale della figura del Direttore Assistenziale, ma riteniamo anche che non si è partiti verso la giusta direzione. Dovrebbe essere la figura di vertice delle professioni sanitarie (che sono 22) e la figura di vertice per gli infermieri, cioè 80% del personale delle aziende, che da anni manifestano numerose criticità. Le stesse che però non si rilevano al vertice, ma alla base, nei reparti, nelle corsie, sul territorio, dove l’apporto produttivo degli infermieri non è ricambiato da un proporzionale ritorno in termini di risorse ed attenzioni”. È quanto affermano i rappresentanti sindacali di alcune segreterie territoriali del Nursind, che su questo tema hanno recentemente inviato un’apposita nota al Consiglio regionale.

“Ancora oggi l’infermiere è identificato da alcuni come sottoposto – continuano – senza tener conto che la sua professionalità è notevolmente accresciuta nel tempo. Oggi l’infermiere si trova a dover rispondere a specifici bisogni del paziente, a dover conoscere e gestire nuove tecnologie estremamente complesse, a dover corrispondere a responsabilità di tipo gestionale e relazionali di alto profilo, che lo qualificano come professionista e non di certo come sottoposto”. Il Direttore Assistenziale, cosi come previsto dalla norma regionale, sembra non corrispondere a una reale valorizzazione delle professioni sanitarie. E lo dimostra il fatto che si regolamenta l’introduzione di una sola figura apicale, senza affrontare le criticità che attanagliano l’intera categoria.

Un buon inizio sarebbe dovuto partire dal basso, risolvendo almeno alcune delle maggiori criticità, che sono emerse in tutta la loro interezza nell’attuale emergenza pandemica. I rappresentanti del Nursind evidenziano quindi che “non si può gioire per tale innovazione se alla base del lavoro quotidiano non cambia nulla in meglio, se si continua a non investire e a valorizzare le professioni sanitarie, che sono l’unica chiave per avere una risposta positiva ai bisogni assistenziali e di cura della popolazione”.

Infine, dal Nursind concludono: “Non si capisce per quale ragione si valutino i risultati che otterrà questa nuova figura dirigenziale e s’ignorano quelli positivi da che da anni la professione infermieristica ha prodotto nelle nostre aziende sanitarie, senza una minima valorizzazione delle competenze ed economica. Oggi gli infermieri in Italia sono i meno pagati a livello europeo”.

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