Autonomia differenziata, SMI: “Penalizzati i pazienti, i medici e il diritto alla salute”

Dichiarazione di Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI)

Dott.ssa Pina Onotri

Roma, 16 gennaio 2024 – L’autonomia differenziata approderà oggi pomeriggio nell’Aula di Palazzo Madama e rappresenterà il punto di svolta per lo stato sociale così come lo abbiamo conosciuto fin adesso in Italia. Si correrà il rischio concreto che non sarà più garantita l’esigibilità dei diritti e l’accesso alle prestazioni sociali e sanitarie  in modo uniforme in tutto il Paese, a dispetto di quanto prevede della nostra Costituzione.

In questo provvedimento, il sistema sanitario è finanziato regionalmente: le entrate vengono raccolte e utilizzate solo all’interno della stessa regione, non più distribuite su tutto il paese. Ciò comporta che le risorse necessarie per l’assistenza dipendono dalla capacità fiscale specifica di ogni territorio, non più dalle effettive esigenze sanitarie e di salute della popolazione. Quello che viene a mancare è un vero e proprio meccanismo di solidarietà, uno strumento per mitigare, ridurre e prevenire le disuguaglianze sulla salute delle persone.

Senza criteri veramente solidali e centralizzati, tenuto conto di tutte le debolezze che le regioni hanno mostrato nella lotta al Covid, le risorse pubbliche per i LEA (ovvero le entrate regionali e le integrazioni dello stato) non saranno in grado  di soddisfare i bisogni di salute differenziali della popolazione. Dati alla mano, nel 2021 il finanziamento per il Mezzogiorno è risultato inferiore del 7% rispetto alla media del Centro-Nord, secondo alcuni centro studi, mentre le persone in cattiva salute sono aumentate specie nel Centro-Sud.

Per quanto riguarda la contrattazione integrativa regionale per i dipendenti del SSN, si mette in atto una concorrenza fra Regioni che provocherà un ulteriore trasferimento di personale nelle Regioni più ricche, determinando un aumento della mobilità interregionale, in particolare dal Sud al Nord con un incremento delle diseguaglianze. L’autonomia differenziata reintrodurrebbe, di fatto, le gabbie salariali e metterebbe seriamente a rischio la contrattazione collettiva a livello centrale.

In sanità si legittimerà il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro proprio quando il Paese ha sottoscritto con l’Europa il PNRR, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali, si rompe, invece, con ogni idea di equa distribuzione delle risorse e si arriverà all’irreversibile frammentazione del Servizio Sanitario Nazionale.

Facciamo appello, infine, a tutti i colleghi, ai cittadini, all’associazione dei malati, ai sindacati della categoria medica, affinché si realizzano nel Paese iniziative che blocchino l’autonomia differenziata e rilancino il Servizio Sanitario Nazionale equo, universale e pubblico.

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