Alzheimer, a Torino esperti a confronto

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Torino, 20 settembre 2016 – In occasione della XXIII Giornata Mondiale dell’Alzheimer, mercoledì 21 settembre 2016, presso la Sala Ravetti dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, la ASLTO2 dalle ore 15.00 alle 19.00 organizza l’incontro a ingresso libero “Pensieri che volano – conoscere per capire”, che vedrà coinvolti operatori del settore, decisori, familiari e caregivers di professione di soggetti con patologie di Alzheimer.

Sarà un confronto diretto sullo Stato dell’Arte della patologia, su quello che oggi è possibile offrire con i Servizi e su quello che dovrebbe esserci per il futuro.

“La demenza è una malattia cronico degenerativa, la cui storia naturale è caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri, fino alla immobilizzazione a letto – spiega il dott. Antonino Maria Cotroneo, direttore FF Geriatria Ospedaliera Ospedale Birago Di Vische e Direttore Struttura Socio Sanitaria Territoriale ASL TO2 – È necessario pervenire il più rapidamente possibile ad una diagnosi precisa che permetta interventi farmacologici e/o psicosociali volti a contenere la progressione della malattia in relazione allo stadio, al grado di disabilità e alla comorbilità, ed è altrettanto necessario e irrinunciabile gestire tutti i problemi che si presentano nel percorso dei vari stadi”.

“Il maggior fattore di rischio associato all’insorgenza delle demenze è l’età e, in una società che invecchia, l’impatto del fenomeno si prefigura di dimensioni allarmanti, ed è facile prevedere che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica – commenta il direttore generale ASLTO2, dott. Valerio Fabio Alberti – alcuni fattori di rischio associati all’insorgenza della demenza di Alzheimer, quali diabete, ipertensione in età adulta, obesità in età adulta, il fumo, la depressione e inattività fisica, sono potenzialmente modificabili e su questi si può lavorare in termini di prevenzione primaria e secondaria, così come è fondamentale abbattere parallelamente lo stigma legato alla demenza, affinché le persone in cui si rileva per la prima volta un’alterazione delle funzioni cognitive/comportamentali possano avvicinarsi senza paure ai servizi e ricevere una diagnosi tempestiva”.

“Circa la metà dei casi di demenza di Alzheimer sono ritenuti potenzialmente attribuibili all’insieme dei fattori di rischio: in tal senso alcuni studi condotti per diverse decadi su alcune popolazioni europee e americane sembrano documentare, negli anni più recenti, una riduzione della prevalenza della demenza da attribuire probabilmente ad una modifica degli stili di vita”, conclude il dott. Cotroneo.

Il fenomeno in cifre
L’Italia è uno dei paesi europei più anziani e quasi il 17% della popolazione, per un totale di 9,5 milioni, ha superato i 65 anni di età. Sono pertanto in aumento tutte le malattie croniche, in quanto legate all’età, e tra queste le demenze. La prevalenza della demenza nei paesi industrializzati è circa dell’8% negli ultra65enni e sale a oltre il 40% dopo gli 80 anni. Il progressivo incremento della popolazione anziana comporterà un ulteriore consistente aumento della prevalenza dei pazienti affetti da demenza.

L’indice di vecchiaia, definito come il rapporto percentuale tra la popolazione in età anziana (65 anni e più) e la popolazione in età giovanile (meno di 15 anni), colloca l’Italia al secondo posto in Europa, dopo la Germania, con un rapporto di 144 anziani ogni 100 giovani. Le proiezioni demografiche mostrano una progressione aritmetica di tale indicatore fino a giungere, nel 2051, per l’Italia a 280 anziani ogni 100 giovani.

In Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. Dalle stime nazionali emerge che siano 45/50 mila i malati piemontesi. 1.700 circa i pazienti con demenze seguiti dalla ASLTO2.

fonte: ufficio stampa

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