Obesità sarcopenica, colpisce il 19% degli over 50. Nell’anziano si aggiunge osteoporosi con rischio fratture

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Prof. Maurizio Muscaritoli

Roma, 9 ottobre 2018 – L’invecchiamento si accompagna ad una graduale perdita di massa e forza muscolare, definita sarcopenia, che comporta una progressiva impotenza funzionale e disabilità fisica. Ma non tutti gli anziani perdono peso, al contrario, in molti casi si verifica un aumento del grasso viscerale, che è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie metaboliche e cardiovascolari.

La combinazione tra l’eccesso di grasso corporeo e la ridotta massa e/o forza muscolare è definita obesità sarcopenica (SO). Pur essendo osservata principalmente nelle persone anziane, la sarcopenia, ossia la scarsità sia di massa che di forza muscolare può essere riscontrata anche in giovani adulti ed rappresenta una forma di malnutrizione non solo in eccesso per ciò che riguarda la quantità di alimenti ma in difetto per ciò che attiene la loro qualità.

Nella fascia di età più giovane che va dai 18 ai 40 anni è presente una certa percentuale di sarcopenia sia moderata che severa, causata sia da uno stile di vita sedentario che da un fenomeno identificato in anni recenti chiamato ‘weight cycling’ che consiste in una perdita della massa muscolare a causa di diete squilibrate, restrittive per ottenere una perdita di peso in tempi ristretti che portano prevalentemente alla perdita di massa muscolare.

“Sono sovrappeso o obesi ma senza muscoli una percentuale variabile di soggetti (a seconda degli Studi considerati) che va dal 2 al 19% con una prevalenza nelle donne sopra i 50 anni di età – chiarisce il prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – Si tratta di una condizione subdola e poco valutata che per essere correttamente diagnosticata ha bisogno di esami che valutino la composizione corporea, distinta in massa grassa (fat mass, FM) e massa magra (lean mass, LM) espressa in termini di kg o in valore percentuale totale e distrettuale”.

Le indagini strumentali vanno accompagnate ad un esame obiettivo che valuti la forza della mano (hand grip) e un test Short Physical Performance Battery (SPPB). La sola valutazione del BMI (l’indice di massa corporea) infatti non risulta sufficiente né affidabile nel soggetto anziano.

Il trattamento nutrizionale ha come obiettivo la prevenzione delle cadute, delle fratture e la diminuzione del peso senza intaccare però la già scarsa massa magra. L’intervento nutrizionale deve essere prescritto da uno specialista E ruotare attorno ad un adeguato apporto in proteine nell’ordine di 1,0- 1,2 g per kg di peso corporeo al giorno, oltre ad alimenti a fini medici speciali prescritti secondo il bisogno. L’intervento nutrizionale deve essere affiancato da una riabilitazione fisica che preveda esercizi aerobici di resistenza flessibilità e postura.

“Proprio lo scorso anno su JAMA, Yan Zheng ha sottolineato come proprio nella terza età l’obesità si accompagna ad un crollo verticale delle funzioni motorie che porta allo sviluppo di compromissioni cognitive e malattie croniche. Lo studio con un follow up di 18 anni ha preso in considerazione i dati di oltre 100mila persone dai 55 anni: quelle che avevano mantenuto un peso stabile (entro 2,5 kg in più o in meno) mantenevano migliori funzioni sia fisiche che cognitive e migliore salute generale. Mentre quelli che erano aumentati dai 2,5 ai 10 kg mostravano un aumento di diabete di tipo 2, malattie cardiache, e tumori oltre ad una maggiore mortalità anche tra le donne non fumatrici. Ecco perché la prevenzione dell’obesità è particolarmente importante in questa fascia di età” sottolinea Muscaritoli.

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