Ricerca e cura delle malattie cardiovascolari: i dati del mondo reale per la salute del cuore

Primo convegno in Italia sull’uso dei dati “Real World” in cardiologia, promosso da Università Milano Bicocca e Centro Cardiologico Monzino IRCCS

Milano, 14 ottobre 2022 – Si tiene oggi al Centro Cardiologico Monzino IRCCS “Cardiovascular Real World”, il primo convegno in Italia sull’utilizzo dei dati della pratica clinica (Real World Evidence) nella ricerca e nella cura delle malattie cardiovascolari, nato dalla collaborazione fra il Centro Healthcare Research & Pharmacoepidemiology dell’Università Milano Bicocca e il Centro Cardiologico Monzino.

La centralità del tema per la sanità regionale è testimoniata dalle parole della Vicepresidente e Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, che ha aperto i lavori con un video messaggio: “È fondamentale per la presa in carico dei cittadini con patologie croniche come quelle cardiovascolari poter disporre di dati della vita di tutti i giorni, opportunamente analizzati e organizzati. È una visione di metodo che va nella direzione del potenziamento della personalizzazione e della prossimità delle cure prevista dalla legge regionale. Regione Lombardia crede in questa evoluzione o, per dirlo con uno slogan: Real World Data, l’efficacia dei dati per migliorare il percorso di cura dei cittadini”.

Il termine Real World Evidence significa l’integrazione e l’utilizzo sistematico e strutturato dei dati provenienti da diverse fonti del mondo reale: i dati su base di popolazione (ad esempio le banche dati sanitarie amministrative regionali), i dati che provengono dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) degli ospedali e che contengono i dati clinici di ogni paziente, o ancora i dati degli studi clinici controllati.

Si tratta quindi di una fonte straordinaria di informazioni per fare ricerca clinica, migliorare le cure e programmare la politica sanitaria, già utilizzata per esempio in oncologia, ma fin’ora in Italia pressoché inesplorata in ambito cardiovascolare. Il pioniere a livello nazionale in questo campo è il Centro Healthcare Research & Pharmacoepidemiology dell’Università Milano Bicocca, guidato dal prof. Giovanni Corrao.

“C’è un ampio dibattito sul tema dei dati e sulla loro utilità per migliorare le nostre conoscenze e per assumere decisioni sulla nostra salute più consapevoli, meno incerte – dichiara il prof. Giovanni Corrao – I dati, se opportunamente trattati, possono dirci molto sull’appropriatezza delle cure che stiamo erogando, sulla sicurezza dei presidi terapeutici, sulla sostenibilità dei percorsi preventivi, curativi e riabilitativi. Esiste tuttavia una diffusa convinzione che il problema che stiamo affrontando sia unicamente legato alla disponibilità di dati di buona qualità. Ma questo è un problema marginale nel nostro paese perché l’Italia ha sviluppato alcune delle banche dati sanitarie più informative del mondo. Abbiamo ancora molto da lavorare per migliorarne la loro qualità, accessibilità e interconnettibilità. Ma già sin d’ora possiamo fare molto per capire come funziona il sistema, e non mancano esempi di esperienze virtuose che dall’osservazione delle cure erogate e degli esiti da esse generate nel recente passato, ricavano evidenze sui percorsi di cura associati ai migliori profili di efficacia e costo-efficacia da applicare nel prossimo futuro. I dati dunque ci sono. Ma i dati, da soli, non sono sufficienti. Se non vengono rispettate le norme di buona pratica della ricerca clinica, anche dati di buona qualità possono restituirci un’immagine completamente falsa della realtà. Come sempre, dall’integrazione tra saperi e metodi, può realizzarsi un armonico processo in grado di rendere i dati funzionali al miglioramento continuo della qualità delle cure”.

“Il Monzino punta a diventare uno dei protagonisti della Real Word Evidence nel mondo cardiovascolare – dichiara il prof. Giulio Pompilio, Direttore Scientifico del Monzino – Nell’ambito della ricerca siamo convinti che i dati real world debbano integrare quelli degli studi clinici controllati, che sono e restano la via maestra per introdurre nuovi farmaci, ma hanno delle limitazioni. Coinvolgono, infatti, un numero limitato di pazienti, selezionati sulla base di rigorosi criteri di inclusione ed esclusione, e raramente valutano gli esiti clinici a lungo termine. Insomma, valutano l’efficacia di un nuovo trattamento in condizioni “ideali”, spesso diverse dalla condizione “reale”. Per questo i dati real world, che si riferiscono a popolazioni ampie e non selezionate, sono preziosi. In campo cardiovascolare sono utili, per esempio, per valutare gli esiti a lungo termine di specifiche patologie; analizzare l’impatto dell’aderenza ai trattamenti per la cura di patologie croniche prevalenti, quali l’ipertensione, il diabete o l’iperlipidemia, sull’insorgenza di eventi cardiovascolari; stabilire il “valore” dei percorsi assistenziali, ovvero l’efficacia misurata in un contesto di reale pratica clinica in relazione ai costi complessivi sostenuti dal Servizio Sanitario Nazionale; identificare le caratteristiche dei pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio da un determinato trattamento; ed infine, fornire stime sull’incidenza e sulla prevalenza delle maggiori malattie cardiovascolari”.

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