Giovane piemontese dona cellule staminali emopoietiche del midollo osseo e salva un paziente in Inghilterra

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È risultato l’unico compatibile tra oltre 37 milioni di donatori iscritti nei Registri Internazionali

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Torino, 13 novembre 2019 – Pochi giorni fa, un giovane residente in Piemonte, con un atto di grande altruismo e gratuita solidarietà, ha offerto una concreta speranza di guarigione ad un paziente inglese affetto da una grave patologia tumorale del sangue, donando le cellule staminali emopoietiche del midollo osseo (CSE).

Mario (il nome è di fantasia) è risultato l’unico compatibile tra oltre 37 milioni di donatori iscritti nei Registri Internazionali che si rendono disponibili a donare le loro cellule ad un paziente che non conoscono e di cui probabilmente non sapranno mai nulla.

Il prelievo coincide con il raggiungimento del considerevole traguardo di 500 donazioni di CSE a scopo di trapianto per pazienti italiani ed esteri, eseguite in Piemonte in 30 anni di attività. L’internazionalità è uno degli elementi di spicco e di forza di questo programma di medicina globale, che consente di realizzare un processo così complesso e articolato come il trapianto, con donatore e ricevente che vivono anche in Continenti diversi.

Così, nel 32% delle donazioni avvenute nei Centri Prelievo CSE della Città della Salute di Torino (CSS) – e degli ospedali di Cuneo e Alessandria – le cellule donate hanno raggiunto il paziente al di fuori dei confini italiani in Europa ed USA per lo più, fino al Brasile ed Argentina, in un tempo massimo di 24 ore dal prelievo.

I 500 donatori effettivi sono stati selezionati tra gli oltre 70.000 che in questi 30 anni si sono iscritti al Registro tramite i Centri situati nei Servizi Trasfusionali degli ospedali di Alessandria, Cuneo, Ivrea, Verbania, Vercelli, CSS di Torino e Aosta, coordinati dal Registro Regionale (il cui referente è la dottoressa Norma Ferrero), con sede presso il Centro Regionale Trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso).

La Regione Piemonte ha contribuito al 12% delle donazioni totali italiane, collocandosi al terzo posto dopo Lombardia e Veneto, che però contano su una popolazione più numerosa.

Nel corso degli anni sono cambiate le caratteristiche dei donatori effettivi. Ad esempio, si è delineata una progressiva riduzione della loro età. Infatti il 70% di coloro che hanno donato nell’ultimo quinquennio ha meno di 35 anni ed il 30% ha addirittura meno di 25 anni, a fronte del 50% e 10% rispettivamente nel decennio precedente. I dati della letteratura scientifica evidenziano che le cellule staminali provenienti da un donatore giovane attecchiscono più rapidamente, favorendo la guarigione del paziente. Pertanto la giovane età del donatore è una caratteristica che favorisce la selezione da parte del Centro Trapianti.

Rispetto al genere, si rileva che il 73% delle donazioni proviene da maschi, pur essendo le femmine presenti nel Registro in percentuale leggermente superiore, lasciando quindi intendere che le caratteristiche dei donatori, in particolare peso e fattori biologici, favoriscono la loro selezione rispetto alle donatrici.

Fino al 2004, inoltre, le CSE erano prelevate solo dalle creste iliache delle ossa del bacino. Dal gennaio 2005 è possibile prelevare le cellule anche dal sangue periferico, con procedura di aferesi, dopo stimolazione del donatore con fattore di crescita. Questa fonte attualmente è utilizzata in circa il 70% delle donazioni.

In Italia il programma di donazione di CSE è stato avviato nel 1989 con la creazione del Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo (IBMDR), presso l’ospedale Galliera di Genova, con l’obiettivo di ricercare soggetti sani, disponibili ad offrire in maniera anonima, volontaria, non retribuita le proprie CSE a scopo di trapianto a pazienti affetti da malattie ematologiche gravi, quali leucemie, linfomi e malattie genetiche, quali la talassemia, che non hanno trovato il donatore compatibile nell’ambito della loro famiglia.

La realizzazione del programma è resa difficoltosa dalla necessità di reperire donatori con caratteristiche affini al ricevente per il sistema genetico HLA, che è responsabile del riconoscimento di ciò che è estraneo e quindi del rigetto. Questa regione del nostro genoma presenta dei geni molto variabili, diversi tra un soggetto e l’altro. Le combinazioni tra queste varianti possono essere milioni e solo quando il donatore ha caratteristiche identiche al paziente il trapianto ha una elevata probabilità di successo.

La procedura di ricerca di un donatore non consanguineo è molto complessa e richiede un considerevole impiego di risorse, poiché coinvolge numerosi specialisti e strutture e soltanto dalla sinergia e collaborazione tra le professionalità coinvolte, scaturisce il successo del programma.

Sostegno fondamentale alla realizzazione del programma proviene dalle Associazioni di volontariato, prima tra tutte l’ADMO, che, in collaborazione con l’AVIS e la FIDAS ed altre Associazioni di donatori di sangue, si propone di favorire la cultura della donazione, mediante campagne di informazione e sensibilizzazione.

Possono accedere al Registro tutti i soggetti sani di età compresa tra 18 e 35 anni ed in buone condizioni di salute rivolgendosi ad uno dei Centri Trasfusionali della nostra Regione.

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