Covid-19, l’ora più buia del Sistema Sanitario Nazionale. 7 pazienti oncologici su 10 temono il contagio

Presentata una ricerca condotta su 700 persone dalla Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona. Prof.ssa Rossana Berardi: “Rimangono ancora molte paure sull’accesso alle strutture sanitarie e sul ricorso a certe terapie da parte di malati fragili e immunodepressi. Tuttavia la nostra indagine dimostra chiaramente come l’oncologia italiana sia riuscita finora a contenere gli effetti negativi di una pandemia devastante”

Ancona 24 giugno 2020 – I malati di cancro promuovono l’oncologia italiana per la gestione dell’emergenza Covid. Il 93% dei pazienti dichiara che lo staff sanitario è stato sempre raggiungibile via telefono o mail in questi ultimi mesi. Per il 97% i centri oncologici hanno pienamente rispettato le norme di sicurezza stabilite dalle autorità competenti.

Otto malati su dieci ritengono che il personale medico-sanitario abbia dato la giusta attenzione alle loro ansie e preoccupazioni relative alla pandemia. L’89% afferma di avere ricevuto indicazioni precise sui dispositivi di protezione individuale (guanti o mascherine) al momento dell’accesso ai reparti o ai day hospital. E tutti i pazienti oncologici, sia sintomatici che non, sono stati sottoposti al tampone per il Coronavirus.

È quanto sostiene un’indagine condotta su oltre 700 pazienti oncologici, provenienti da tutto il territorio nazionale, e promossa dall’Università Politecnica delle Marche e dagli Ospedali Riuniti di Ancona. Dalla ricerca emergono anche forti preoccupazioni circa le possibilità di contagio. Sette pazienti su dieci temono di essere colpiti dal Covid-19 e di poter, a loro volta, trasmetterlo a parenti e amici.

Prof.ssa Rossana Berardi

“L’indagine dimostra come l’oncologia del nostro Paese sia riuscita finora a contenere gli effetti negativi di una pandemia devastante – spiega la prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona – I giudizi espressi dai pazienti sono, infatti, largamente positivi sia per quanto riguarda il rispetto delle regole di sicurezza che il livello di assistenza garantito. Tutti noi oncologi siamo stati chiamati a uno sforzo enorme in quella che è stata l’ora più buia del sistema sanitario nazionale”.

“Il malato oncologico è fragile perché soffre già di una patologia molta seria ed è giustamente preoccupato per le sue condizioni e per l’incolumità dei suoi cari. È perciò fondamentale riuscire ad instaurare un dialogo corretto, preciso e rassicurante con pazienti e caregiver – prosegue Berardi – Le informazioni che dobbiamo dare, a una categoria molto particolare di uomini e donne, devono essere chiare e via via aggiornate in base alle nuove evidenze scientifiche emerse. Questo sta già avvenendo nei reparti attivi sull’intero territorio nazionale. Il 59% dei pazienti afferma che è stato concesso il giusto tempo, durante i colloqui con i medici, per comprendere le raccomandazioni da seguire in questa situazione d’emergenza”.

Dalla ricerca nazionale, condotta dall’ateneo e dall’ospedale marchigiano, si riscontrano anche forti timori sul ricorso ad alcuni trattamenti anti-cancro. Il 53% degli intervistati teme che la chemioterapia possa aumentare le probabilità di contagio mentre il 35% pensa la stessa cosa dell’immunoterapia.

“Per i pazienti colpiti da tumore esiste davvero un maggiore rischio di essere colpiti dal Covid in quanto potenzialmente immunodepressi – prosegue la prof.ssa Berardi – In caso di contagio la gestione degli effetti negativi del virus sull’organismo risulta molto più complessa. Secondo gli ultimi dati della letteratura scientifica la mortalità dei pazienti oncologici con Coronavirus è tripla rispetto alla popolazione generale. Il timore maggiore è derivato dal fatto che i malati devono frequentare le strutture sanitarie per visite, esami e terapie. La chemioterapia può determinare un’ulteriore immunodepressione in quanto riduce i globuli bianchi. È una delle controindicazioni più insidiose e in questo particolare momento storico viene percepita come ancora più pericolosa”.

“Al tempo stesso viene giustamente riconosciuta la migliore sicurezza di un trattamento innovativo e molto efficace come l’immunoterapia. È utilizzata da diversi anni in un numero crescente di neoplasie e rispetto alla chemio ha minori effetti collaterali anche a livello delle nostre difese immunitarie. Solo un giusto dialogo da parte dei clinici può rassicurare i pazienti e stimolarli a proseguire con le cure oncologiche. Rispettando le norme di sicurezza è possibile continuare a curare i malati anche nei prossimi mesi quando, come sostengono gli epidemiologi, la curva epidemica potrebbe risalire in concomitanza dell’arrivo della brutta stagione”.

“La ricerca è stata resa possibile grazie al costante e prezioso supporto del dott. Michele Caporossi, direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona e del Prof. Gian Luca Gregori, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche – conclude la prof.ssa Berardi – Ringrazio infine Zelmira Ballatore, Filippo Merloni, Nicoletta Ranallo e Lucia Bastianelli per il prezioso aiuto nella realizzazione dell’indagine”.

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