Aspirina in gravidanza, quali rischi? XXV Congresso nazionale SISET

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Firenze, 9 novembre 2018 – “Ci sono diverse zone grigie collegate all’uso di aspirina ed eparina durante la gravidanza che vanno esplorate, e noi intendiamo farlo”. La dottoressa Elvira Grandone, responsabile dell’Unità Dipartimentale e del gruppo di ricerca in Emostasi e Trombosi, presso l’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) è tra i relatori del XXV Congresso nazionale SISET (Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi) in corso a Firenze.

Seicento i delegati da tutta Italia arrivati per un confronto sugli ultimissimi dati scientifici emersi dalla ricerca in campo di emostasi e trombosi. Elvira Grandone si occupa anche di ricerca relativa alla gravidanza e anticoagulanti. È l’organizzatrice di due registri speciali e unici nel nostro Paese: il registro Ottilia, che vuole fotografare la realtà di donne con gravidanza a rischio (perché reduci da tre o più aborti spontanei precoci e/o aborti tardivi) e l’uso che viene da loro fatto di aspirina ed eparina; e il registro “First” relativo all’utilizzo di eparina in donne che si sottopongono a procedure di fecondazione assistita.

Il registro Ottilia è attivo dal gennaio del 2012 ed è di estrema importanza perché esiste una letteratura scientifica contrastante rispetto all’uso di farmaci anticoagulanti in donne incinte con quelle caratteristiche. E poiché sarebbe troppo difficile portare avanti uno studio randomizzato, “abbiamo scelto di raccogliere dati relativi all’attività clinica per poi valutarli e trarne degli elementi di confronto”, prosegue Grandone.

“Il dato che posso anticiparvi è uno ed è esemplificativo: dal nostro registro risulta ad oggi che gli anticoagulanti vengono somministrati a circa il 70 per cento delle donne con gravidanza a rischio”, spiega. E aggiunge: “Una cifra alta se si pensa che non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che gli aborti spontanei precedenti fossero sempre associati a problematiche di coagulazione”.

Come a dire che a volte l’uso degli antitrombotici non sia del tutto motivato? “E’ ciò che vogliamo capire”.

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