AIDS: Bambino Gesù, alleanza internazionale per sconfiggere l’HIV pediatrico

logo Bambino GesùSu Lancet Infectious Diseases presentato il consorzio tra i più importanti centri di ricerca mondiali, coordinato dall’Ospedale della Santa Sede. Paolo Rossi: “Rendere replicabili casi oggi ancora eccezionali come quello del Mississipi baby e della ragazza francese”

13-lab-ricerca-bambino-gesùRoma, 22 luglio 2015 – I più grandi centri che nel mondo si occupano di HIV pediatrico (dalla John Hopkins University alla University College of London, dal Karolinska Institute alla StellenBosch University di Capetown e l’African center di Kwazulu in Sud Africa sino al Thai Red Cross AIDS research Center, solo per citarne alcuni) si sono uniti nel consorzio internazionale EPIICAL per trovare una cura definitiva e sostenibile dell’AIDS. Il consorzio ha definito le prossime strategie in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet Infectious Diseases.

Si partirà con l’ottimizzazione di nuove tecnologie per studiare il virus nell’organismo del bambino infetto e la risposta del sistema immunitario al virus stesso. Verrà quindi sviluppato un modello predittivo utilizzando algoritmi matematici applicati ai dati delle più grandi coorti internazionali di bambini trattati precocemente con la terapia antiretrovirale. Infine, saranno individuate le aree di intervento e i gruppi di bambini sui quali verranno effettuate le sperimentazioni cliniche, tra cui il vaccino terapeutico pediatrico messo a punto, primo al mondo, dai ricercatori del Bambino Gesù.

“L’obiettivo è quello di rendere la regola casi oggi ancora eccezionali – come quello del Mississipi baby o della ragazza francese di 18 anni che non assume terapie da 12 anni”, spiega il prof. Paolo Rossi, coordinatore di EPIICAL e direttore del Dipartimento Pediatrico Universitario Ospedaliero del Bambino Gesù.

44-lab-ricerca-bambino-gesùL’articolo rappresenta la posizione scientifica di un numero considerevole di ricercatori internazionali che si occupano di HIV pediatrico concordi sulla necessità di cambiare rotta dal punto di vista terapeutico. Negli ultimi anni numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato come la terapia precoce, applicata tra i primi al mondo nell’Ospedale Bambino Gesù, sia un passo fondamentale nel trattamento dell’HIV, ma – da sola – non sufficiente a combattere la malattia. I neonati trattati precocemente stanno bene da un punto di vista clinico, immunologico e virologico. Per questo rappresentano il modello di riferimento per la realizzazione di una piattaforma in grado di prevedere l’efficacia di una nuova strategia terapeutica mirata a rafforzare il sistema immunitario dell’individuo e permettere in modo definitivo il controllo della replicazione da HIV, in assenza di terapia antiretrovirale.

La piattaforma permetterà infatti ai Pediatri ricercatori che si occupano di HIV di avere a disposizione un modello di efficacia per capire se una terapia avrà successo o meno. Il modello di partenza sarà il bambino contagiato dalla mamma alla nascita e trattato nelle prime settimane di vita. Questo costituisce la tipologia di paziente che potenzialmente controllerebbe meglio il virus dell’HIV in caso di sospensione temporanea della terapia. Il modello renderà possibile testare i nuovi trattamenti che mirano ad arrivare alla sospensione della terapia, con tutti i vantaggi che ne conseguono: meno effetti collaterali e un rischio minore di incorrere nel fallimento terapeutico. Una volta messo a punto il modello predittivo, verranno preparati i siti dove verranno effettuate le sperimentazioni cliniche: Sud Africa, Tailandia ed Europa.

“L’articolo sottolinea come sia necessario affiancare la terapia precoce con altre forme di trattamenti, tra cui il vaccino terapeutico pediatrico da noi messo a punto – spiega il prof. Paolo Rossi, coordinatore di EPIICAL e il dott. Paolo Palma, Pediatra Ricercatore dell’Ospedale Bambino Gesù – Fino a poco tempo fa in molti ritenevano che la terapia precoce da sola avrebbe potuto eradicare l’infezione. Nell’articolo si evidenzia come questo non sia accaduto e come sia quindi necessario supportare la terapia antiretrovirale precoce con altre forme di trattamenti”.

“La creazione di un consorzio internazionale di questo livello rappresenta la prima occasione al mondo per esplorare nuove strategie immunoterapeutiche alternative alla già consolidata terapia antiretrovirale – aggiunge il dott. Paola Palma, pediatra ricercatore del bambino Gesù – utilizzando in modo coordinato nuove tecnologie e coorti uniche di bambini infetti trattati precocemente”.

Di seguito la pubblicazione su Lancet Infectious Diseases:

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fonte: ufficio stampa

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