Aggredito anestesista rianimatore, AAROI-EMAC: “Più tutela sul posto di lavoro”

Dott. Alessandro Vergallo

Roma, 28 maggio 2020 – “Non siamo eroi, non ci consideriamo tali e non vogliamo esserlo. Chiediamo però il diritto di svolgere il nostro lavoro, già di per sé impegnativo, in tranquillità senza il pensiero di doverci guardare alle spalle. E invece le aggressioni nei confronti del personale sanitario non si fermano: nei giorni scorsi si è verificato l’ennesimo atto di violenza. A farne le spese è stato David Di Lello, Medico Anestesista Rianimatore dell’Ospedale Veneziale di Isernia e Presidente AAROI-EMAC Molise”. Ad affermarlo è il Presidente Nazionale AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo.

“Un episodio grave – dice Vergallo – avvenuto ai danni di un Collega chiamato in emergenza che, al sopraggiungere, è stato improvvisamente aggredito. Più in generale rispetto al caso specifico, i Medici come gli Anestesisti Rianimatori, dei Pronto Soccorso e del 118, che più di tutti sono chiamati a curare i pazienti più gravi, sono di gran lunga i più esposti al rischio di aggressioni, particolarmente nei contesti lavorativi nei quali vi siano carenze organizzative e di personale”.

“Purtroppo – aggiunge Di Lello – le aggressioni ai medici riportate dagli organi d’informazione sono, ormai, praticamente quotidiane, dunque non ho voluto che passasse impunito quello di cui sono stato vittima, denunciandolo, perché, anche in considerazione della carica sindacale che rivesto, ritengo di dover essere di esempio e tutela per i colleghi affinché in futuro non accadano più episodi simili. Occorrono più tutele e garanzia di sicurezza negli ambienti di lavoro per i medici e per il personale sanitario tutto”.

“Un ringraziamento a tutti coloro, colleghi e non, che mi hanno manifestato solidarietà e vicinanza in questi giorni. Confido che l’Azienda Sanitaria di cui sono dipendente e le Istituzioni vorranno stare al mio fianco e a quello di tutti i colleghi che chiedono di poter lavorare in totale serenità, nonostante i tempi difficili in cui versa la Sanità pubblica in Italia e nella mia regione”, conclude Di Lello.

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