Giornata Mondiale del Diabete, le strategie delle Società scientifiche per garantire la continuità assistenziale

Roma, 12 novembre 2020 – Nella gestione del diabete gli infermieri fanno la differenza. Fondamentale dunque fare formazione e trovare i fondi per supportare questi professionisti sanitari, indispensabili all’interno del team diabetologico.

È questo il tema e la call to action scelti dall’International Diabetes Federation per la campagna della Giornata Mondiale del Diabete 2020, focalizzata appunto sul ruolo dell’infermiere nella prevenzione e nel trattamento del diabete. Un ruolo che si ammanta e si arricchisce di nuovi significati in un periodo profondamente segnato dalla pandemia di Covid-19 e dalla conseguente necessità di mettere in campo piattaforme e strumenti di teleconsulto per continuare a seguire in sicurezza i pazienti, anche a distanza. L’obiettivo finale è quello di migliorare l’assistenza di questa condizione che continua a provocare un decesso ogni 8 secondi, e con la quale convive una persona su 10 nel mondo.

La pandemia ha sdoganato il ‘tele-diabete’
“L’attuale pandemia di Covid-19 – commenta il prof. Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) – ha reso ancora più urgente e pressante il ricorso al teleconsulto per garantire in maniera sempre più diffusa l’accesso alle cure, in condizioni di massima sicurezza per pazienti e operatori sanitari”.

E un recentissimo documento siglato da SID, AMD e SIE ha fatto il punto della situazione. Televisita e Telesalute rappresentano in quest’ottica un’opzione concreta e fattibile per il controllo a domicilio di tutte le patologie croniche che richiedano trattamenti di lungo periodo, come appunto il diabete, con alcune eccezioni (prime visite, riacutizzazioni di patologie croniche, alterazione dei parametri vitali, tali da imporre il ricovero immediato). L’attivazione dei servizi di televisita/telesalute, in particolare in questo periodo, garantisce la continuità delle cure e dell’assistenza in sicurezza.

Durante il lockdown di primavera, SID, AMD e SIE (Società Italiana di Endocrinologia) hanno effettuato dei corsi di formazione sul diabete su Facebook, che hanno raggiunto una platea di 220 mila persone. L’impiego delle cartelle cliniche elettroniche ha permesso di avere accesso alla storia del singolo paziente e di erogare prestazioni puntuali anche da remoto. Infine, i sistemi Cloud che gestiscono CGM, FGM e micropompe hanno consentito ai diabetologi di modificare le terapie diabetologiche in base alle glicemie.

“Ma tutto questo – prosegue Purrello – è avvenuto in corsa, nel bel mezzo di una pandemia. E questo ha fatto emergere sia carenze dei sistemi di telemedicina in grado di risolvere le richieste dei diabetologi, che una serie di carenze conoscitive dei professionisti, in merito agli strumenti telematici disponibili sul mercato e potenzialmente utilizzabili”.

Per questo le tre società scientifiche hanno fatto una ricognizione approfondita di tutti i sistemi di telemedicina disponibili sul mercato per valutare le funzionalità e applicazioni cliniche dei sistemi disponibili, individuando tre tipologie principali nelle quali possono essere ricompresi i sistemi disponibili: sistemi di trasmissione dei valori glicemici a distanza; sistemi integrati con Telehealth center automatici e con personale sanitari; sistemi di trasmissione di dati clinici ed amministrativi da e verso la persona con diabete.

“Le tante iniziative congiunte intraprese da AMD, SID e SIE, sin dal periodo del lockdown di marzo e aprile, testimoniano il nostro impegno affinché sia ampliato il ricorso a strategie che garantiscano la continuità assistenziale, proprio quando seguire e assistere si fa più complesso – dichiara Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – Alla luce dell’importanza crescente di queste strategie, telemedicina e teleassistenza in primis, assume ulteriore centralità il ruolo degli infermieri. In un periodo così travagliato, il primo compito del team diabetologico è quello di stare vicino alle persone con diabete: assisterle quando è impossibile vedersi, seguirle quando è arduo effettuare una visita. E proprio da questo punto di vista gli infermieri offrono un supporto essenziale e insostituibile, perché rappresentano l’avamposto di prossimità del team diabetologico rispetto ai bisogni dei pazienti, e con questa loro vicinanza riescono spesso a decifrare e risolvere, in modo estremamente pratico, le difficoltà, i problemi e i dubbi che le persone con diabete incontrano ogni giorno. Mentre vede la luce la figura dell’infermiere di comunità, auspico che il diabete assuma ancora una volta funzione paradigmatica: non solo modello di cronicità, come da tanto tempo siamo abituati a pensare, ma anche laboratorio della capacità dei nostri infermieri di farsi prossimi e risolutivi rispetto alla quotidianità della domanda di salute dei pazienti”.

“La recente emergenza causata dal Covid-19 più che una pandemia è una vera e propria sindemia – commenta il prof. Agostino Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia – perché per molti pazienti al dramma del Covid-19 si aggiunge quello di una patologia cronica preesistente, e le due condizioni si potenziano a vicenda. Se finora tutta l’attenzione si è focalizzata sull’interruzione della catena di contagio per contenere la pandemia, anche alla luce dei mesi che abbiamo davanti dobbiamo sforzarci per garantire alle persone con diabete e, in generale a tutte quelle con una patologia cronica, un’assistenza rigorosa ed efficace. E la telemedicina, utilizzata in corsa nella prima ondata della pandemia, sicuramente sopravviverà a questi mesi e ci consentirà di ridisegnare l’assistenza per i pazienti cronici, già in crisi prima del Covid-19”.

“L’impiego della telemedicina nella assistenza alla persona con diabete – aggiunge il prof. Francesco Giorgino, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia – dovrà da ora in poi far parte dello standard di cura del diabete attraverso strumenti digitali sempre più versatili e affidabili, anche per garantire la protezione dei dati personali. È anche auspicabile che medici e gli infermieri impegnati nella cura delle persone con diabete acquisiscano sempre più familiarità con la telemedicina, così da venire incontro alle esigenze anche di specifiche categorie di pazienti, come le donne affette da diabete in gravidanza e coloro che fanno uso di dispositivi avanzati (microinfusori di insulina, sensori della glicemia e sistemi integrati)”.

“L’infermiere è da sempre una figura centrale nella gestione delle persone con diabete, ma bisogna pure ammettere che non sempre questa centralità è stata riconosciuta e rammentata – dice Graziano Di Cianni, Vice Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – L’emergenza Covid19 si è fatta carico di ammonirci in modo inequivocabile, e oggi l’infermiere merita di essere celebrato, in occasione della Giornata Mondiale, anche per i compiti che sta svolgendo a pandemia in corso. Tutte le strategie di assistenza da remoto hanno sancito la crescita della quantità e della qualità delle mansioni affidate agli infermieri, e questa evoluzione professionale non può essere considerata una parentesi – aperta e chiusa dalla pandemia – ma la tappa di un percorso. Percorso del quale devono prendere coscienza anche le persone con diabete, che avranno sempre di più, nell’infermiere, una figura di riferimento per la gestione quotidiana della malattia”.

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