Per la prima volta in Italia trapianto di membrane amniotiche su una neonata affetta da mielomeningocele

Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino

Questa tecnica è stata possibile solo grazie all’integrazione e alla collaborazione multidisciplinare degli specialisti della Città della Salute e della Scienza di Torino

neonato-soloTorino, 19 agosto 2015 – Per la prima volta in Italia e una delle prime al mondo utilizzata con successo una tecnica di trapianto di membrane amniotiche su una neonata affetta da mielomeningocele, presso la Città della Salute di Torino.
La bimba è nata a giugno 2015, presso la Neonatologia dell’Ospedale Sant’Anna. La mamma, residente in una città della provincia di Alessandria, non aveva effettuato controlli in gravidanza e purtroppo solo pochi giorni prima del parto si è presentata all’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino, dove è stata diagnosticata al feto una grave malformazione del tubo neurale.

Il mielomeningocele è una gravissima malformazione congenita del sistema nervoso centrale, che fa parte dei cosiddetti “difetti del tubo neurale”. È conseguenza di un difetto di saldatura degli archi vertebrali posteriori con conseguente fuoriuscita (erniazione) delle meningi e del midollo spinale. A causa della grave sofferenza del midollo spinale, il rischio maggiore è di una impossibilità o di una grave difficoltà a camminare e di un mancato controllo della vescica, oltre ad un corollario di altri possibili sintomi neurologici.

La correzione neurochirurgica viene eseguita molto precocemente e consiste nel riposizionamento in sede del midollo spinale con successiva chiusura per sutura dei tessuti molli sovrastanti. Nei casi più gravi, come questo, sia per l’oggettiva mancanza di tessuti di copertura disponibili sia per eventuale sofferenza vascolare dei lembi di chiusura, sono successivamente necessari delicatissimi interventi di chirurgia plastica. Attualmente, sia per gli interventi di prevenzione, in primis l’assunzione di acido folico già in epoca pre-concezionale, sia per la possibilità di diagnosi prenatale, la sua incidenza nei nati si è notevolmente ridotta, intorno ad 1 caso ogni 8.000 nati.

Subito trasferita presso la Rianimazione dell’ospedale Infantile Regina Margherita, la neonata è stata sottoposta ad intervento neurochirurgico di riparazione del difetto congenito, da parte dell’équipe diretta dalla dott.ssa Paola Peretta. Restava però aperto il grave problema, come sempre in questi bambini, del calvario conseguente alle difficoltà ed ai lunghi tempi di chiusura del grave difetto della cute sovrastante la malformazione.

Questo problema rappresenta il più grave pericolo per la sopravvivenza e per la qualità della vita dei piccoli pazienti, compresa la ripresa motoria. Proprio per questo motivo, durante il successivo ricovero nel reparto di Subintensiva Neonatale del Regina Margherita (diretto dal prof. Enrico Bertino), il dott. Giovanni Montà, chirurgo di Chirurgia Plastica pediatrica (diretta dal dott. Ernesto Pepe), ha deciso di applicare per la ricostruzione della perdita di sostanza una tecnica mai utilizzata finora in ambito neonatale.

Sono state applicate, per la copertura del difetto cutaneo, delle “membrane amniotiche” e cioè si è proceduto ad una sorta di trapianto d’organo, utilizzando un materiale con caratteristiche rigenerative ed antinfiammatorie del tutto particolari, senza rendere necessarie terapie immunosoppressive, vista l’assenza di rischi di rigetto per le peculiarità intrinseche del tessuto trapiantato.

Le membrane amniotiche, utilizzate in questa tecnica, sono estratte da placente raccolte da taglio cesareo e vengono inviate alla Banca dei Tessuti di Treviso, che le sottopone ad accurati controlli laboratoristici per poi trattarle e conservarle pronte per il loro utilizzo. Questo materiale finora è stato solo applicato, soprattutto nell’adulto, in altri ambiti della chirurgia, quali il trattamento delle ustioni e delle ulcere cutanee. La velocità di riparazione della perdita di sostanza è stata sorprendentemente rapida ed ha consentito di iniziare il percorso fisioterapico precocemente.

“Questa rapida ripresa apre importanti speranze per fornire alla piccola paziente un iter terapeutico più rapido, accorciando il preziosissimo intervallo critico per rendere favorevoli gli interventi di riabilitazione indispensabili per la sua qualità di vita futura. Medici e infermieri stanno facendo squadra per sostenere il difficile percorso della piccola paziente”, sottolinea la dott.ssa Francesca Giuliani, medico presso il reparto di Subintensiva neonatale del Regina Margherita.

Ad oggi quindi, nonostante il difficoltoso e drammatico inizio di vita della bambina, non riconosciuta alla nascita dai genitori sconvolti dall’evento, ci si può permettere un certo ottimismo relativamente alla sua prognosi. Questa tecnica è stata possibile solo grazie all’integrazione e alla collaborazione multidisciplinare degli specialisti della Città della Salute e della Scienza di Torino e i promettenti risultati di questa tecnica aprono per la prima volta positive prospettive per la qualità di vita futura del bambini affetti da questa gravissima patologia.

fonte: ufficio stampa

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