Neuromodulazione per trattare le aritmie

Cremona, 12 aprile 2024 – All’Ospedale Oglio Po, le aritmie si possono trattare con la neuromodulazione. Per farlo c’è una procedura innovativa, frutto della collaborazione tra Cardiologia e Cure Palliative, che affianca la terapia antalgica alle procedure cardiologiche. Si tratta del blocco percutaneo del ganglio stellato, per pazienti che hanno avuto episodi di questo tipo con recidive o pericolo di vita, in cui i trattamenti convenzionali (farmaci e procedure ablative) non sono stati efficaci.

“Finora la neuromodulazione non era mai stata applicata nel trattamento della “tempesta” aritmica, una situazione di severa instabilità elettrica del cuore – afferma Luigi Moschini, direttore della Cardiologia di Oglio Po – Recentemente, questa procedura è stata inserita nelle linee guida dell’European Society of Cardiology per il trattamento della tempesta aritmica (storm aritmico). In collaborazione con le Cure Palliative dell’ASST Cremona, abbiamo già trattato diversi pazienti con buoni risultati”.

Così si “bloccano” le aritmie

La procedura viene effettuata in sala operatoria o in ambulatorio chirurgico, dura pochi minuti e si fa in anestesia locale: “Al paziente – prosegue Moschini – viene iniettato un anestetico in corrispondenza del ganglio stellato (zona cervicale), una struttura che interviene nel controllo del sistema nervoso autonomo. In questo modo, è possibile modularne l’attività e ridurre così gli episodi e la durata delle aritmie. L’efficacia può durare fino a due mesi: la procedura può essere ripetuta periodicamente, con una nuova iniezione, da effettuare in ospedale”.

Costruire un percorso dall’ospedale a casa

A Oglio Po sono già stati trattati i primi pazienti anziani con cardiopatie e si sta lavorando per renderla una procedura ordinaria, da estendere anche all’Ospedale di Cremona. “Vista l’efficacia – spiega Alessio Faliva, anestesista e responsabile delle Cure Palliative del’ASST Cremona – l’intenzione è quella di costruire un piano diagnostico-terapeutico, che consenta di prendere in carico il paziente e seguirlo sia prima sia dopo la procedura, anche a casa, con il supporto dei Servizi per la Domiciliarità”.

Più specialisti per curare meglio

L’approccio multidisciplinare consente un’opzione terapeutica in più per pazienti già fragili e a rischio di vita, in cui le patologie cardiache sono spesso croniche. “Le Cure Palliative sono prevalentemente associate alle patologie oncologiche, ma non è così – aggiunge Faliva – Con questo percorso, vorremmo dare maggiore attenzione a chi convive con queste patologie cardiache, per migliorare la loro gestione e rispondere ad un bisogno riscontrato sul territorio. Un risultato che è frutto della collaborazione fra diversi specialisti”.

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