Giornata Mondiale dei Tumori Neuroendocrini. Se non lo sospetti non lo scopri… e non puoi curarlo

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All’IEO, NET Cancer Day. Pazienti, familiari e medici dei principali centri lombardi ed emiliani insieme per più informazione

coppia-medico-visitaMilano, 9 novembre 2015 – L’Istituto Europeo di Oncologia ospiterà domani la celebrazione della quinta Giornata Mondiale dei Tumori NeuroEndocrini (NET Cancer Day). L’obiettivo è infondere consapevolezza su questi tumori rari ed eterogenei, sia tra i medici sia tra la popolazione.

Il termine di NET (neuroendocrine tumor) raggruppa tumori diversi che si sviluppano dalle cellule neuroendocrine. “Queste cellule si trovano praticamente in qualsiasi parte del nostro organismo – spiega Nicola Fazio, Direttore dell’unità di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini dell’Istituto Europeo di Oncologia – perciò i NET non hanno un organo specifico di insorgenza ma possono svilupparsi dappertutto. La diagnosi può inoltre rivelarsi difficile perché spesso i NET sono silenti o associati a sintomi non specifici, accade dunque in molti casi che vengano riconosciuti solo in fase avanzata. Non a caso il simbolo-mascotte della giornata è la zebra che porta il motto: “se senti un rumore di zoccoli non pensare solo al cavallo, pensa anche alla zebra; in altre parole: se non lo sospetti non lo scopri”.

“Porre tempestivamente una diagnosi di NET è ancora oggi un problema – precisa Fazio – non solo perché molto spesso questi tumori non mostrano sintomi evidenti, ma anche perché la ‘cultura dei NET’ è molto recente. La caratterizzazione dei tumori neuroendocrini è dovuta ai patologi, soprattutto italiani, che hanno dato, a livello mondiale, un importante contributo alla conoscenza e alla classificazione dei NET. I veri passi avanti nella tipizzazione e nella cura si sono avuti, di fatto, negli ultimi venti anni; ora stiamo vivendo in tempo reale la consapevolezza e i progressi nella cura dei pazienti colpiti da questi tumori. Negli anni ‘90 la terapia specifica dei NET era rappresentata dagli analoghi della somatostatina e dall’interferone; nel corso delle ultime due decadi il panorama si è particolarmente arricchito con terapie diverse, come la terapia radiorecettoriale, farmaci a bersaglio molecolare, tecniche di radiologia interventistica per trattamenti locoregionali epatici e approcci chirurgici anche sulla malattia metastatica”.

È tuttavia fondamentale che il paziente e il suo tumore vengano valutati e inquadrati in tutti i loro aspetti. Perché ciò accada non è sufficiente il singolo specialista, occorre bensì un team multispecialistico dedicato ai NET. “La zebra può avere anche un altro significato – osserva infatti Fazio – e rappresentare la specificità dei pazienti con tumore endocrino, perché, proprio come ogni striscia sul manto dell’animale è diversa dall’altra, nessun paziente è uguale a un altro, sebbene il nome della loro malattia sia lo stesso (NET). Occorre dunque che il tumore venga caratterizzato dal patologo, dal radiologo, dal medico nucleare, perché il clinico abbia tutti gli elementi che lo definiscono, al fine di impostare la giusta terapia. Per questo nella gestione del paziente con NET è opportuno che venga coinvolto un centro di riferimento con un team multispecialistico dedicato. Confrontarsi è fondamentale, sia nell’ambito medico, sia con i pazienti che vivono in prima persona la malattia e le terapie. Solo ascoltando la loro voce potremo capire di più e curarli meglio. Per questo iniziative come quella del 10 novembre sono fondamentali”.

La giornata IEO è dedicata ai pazienti e ai loro familiari, con l’obiettivo di fornire l’immagine di un “mondo NET” unito, sia in termini di alleanza medico-paziente-familiari, sia sul piano multispecialistico e multicentrico. Saranno presenti medici e pazienti dei principali Centri lombardi che si occupano di NET (Istituto Nazionale Tumori, Istituto Clinico Humanitas, Spedali Civili di Brescia, Policlinico di Milano, Policlinico di Cremona, Policlinico di Monza, Ospedale San Raffaele di Milano) e dell’Emilia Romagna (Ospedale di Reggio Emilia, Policlinico di Modena, Policlinico Sant’Orsola di Bologna).

“Siamo convinti – conclude Fazio – che anche il modo in cui il paziente vive e percepisce la malattia può aiutarlo a far tesoro dei risultati delle cure mediche. Dobbiamo dunque impegnarci sempre di più anche in questa direzione. Non curiamo tumori, bensì persone, perciò il loro vissuto è parte integrante del risultato delle nostre cure”.

fonte: ufficio stampa

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