Coronavirus, su base Rna i vaccini del futuro. Il genetista Novelli: “Il vaccino non è un farmaco, è un addestratore di cellule”

Prof. Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Tor Vergata: “I virus cambiano, è normale che ci siano varianti. Adesso quella indiana sta facendo una strage in India, perché lì avevano allentato le misure di contenimento favorendo i raduni di massa, e in quelle condizioni il virus va a nozze”

Roma, 18 maggio 2021 – “Il vaccino a Rna sarà il futuro della vaccinologia, tutti i vaccini del futuro saranno costruiti su una base di Rna. Questa tecnologia sarà usata anche contro altre malattie infettive e contro il cancro. Si sta sperimentando in questi mesi anche un nuovo vaccino contro la malaria basato sull’Rna”, così il prof. Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Tor Vergata, ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv.

Prof. Giuseppe Novelli

Sulla presenza degli anticorpi dopo il vaccino. “È sicuramente importante valutare quanti anticorpi ci siano, è servito anche a noi per la sperimentazione, ma non è quella la prova per dire che un vaccino funziona. Ciò che conta è la risposta delle cellule che hanno la memoria. Il vaccino non è un farmaco, è un addestratore di cellule. L’importante è che gli anticorpi vengano prodotti quando si incontra il virus. Per i dati che abbiamo oggi, il vaccino copre almeno fino a 9 mesi, secondo me può durare anche un anno o due, poi si potrà fare un richiamo”.

Sull’efficacia del vaccino anti-covid. “Questi vaccini non solo impediscono di contrarre la malattia, ma anche di diffondere il virus e questo è un fatto straordinario. I pochi casi di infezione dopo il vaccino sono legati alle rarissime eccezioni di persone che non producono anticorpi o a coloro che incontrano il virus nel periodo tra la prima e la seconda dose”.

Sulle varianti. “I virus cambiano, è normale che ci siano varianti, non è quasi mai successo che un virus rimanesse stabile. Più copie fanno e meglio stanno, cercano di replicare e diffondersi, a volte nel replicare sbagliano e fanno delle varianti, a volte sono più contagiose e prendono il posto di quella precedente. Adesso la variante indiana in India sta facendo una strage anche perché lì avevano allentato le misure di contenimento favorendo i raduni di massa e in quelle condizioni il virus va a nozze”.

Sui resistenti al Covid. “In tutte le malattie infettive c’è una piccola quota di persone che hanno, per caratteristiche genetiche, una resistenza all’infezione. Ci sono persone sui 50 anni, che non hanno nessuna comorbità eppure si sono ammalate di Covid nella forma più grave, questi hanno una caratteristica genetica che li porta ad ammalarsi più facilmente. Questi sono i più suscettibili, quelli che non hanno la prima linea di difesa, cioè la produzione di interferone”.

“Ora dobbiamo scoprire quali sono invece le persone che hanno la caratteristica genetica di resistere al virus. Nel nostro studio abbiamo selezionato persone, che sono state a stretto contatto con chi aveva il virus e non l’hanno contratto. Finora ne abbiamo trovati 150 in Italia e stiamo leggendo il loro Dna, poi li metteremo insieme agli altri studi negli altri Paesi e tireremo le somme”.

Sulla decisione di posticipare il richiamo del vaccino Pfizer. “Di norma sono contrario alla vaccinologia creativa, ma questo vaccino ha superato tutte le esperienze precedenti di somministrazione, non si era mai vista una vaccinazione di massa così imponente e così rapida. Ora sappiamo che allungando il tempo tra la prima e la seconda dose di Pfizer per le persone anziane c’è addirittura un incremento di anticorpi”.

(fonte: Radio Cusano Campus)

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