Contratto medici di medicina generale e PNRR: i sindacati scrivono al Ministro Speranza

Nota di: Sindacato Medici Italiani, Funzione Pubblica Cgil Medici, Sindacato Italiano Medici del Territorio

Roma, 16 settembre 2021 – “Gentile Ministro, abbiamo letto, con interesse le sue dichiarazioni nelle quali afferma che: “con il Covid abbiamo imparato che puoi comprare una mascherina o un respiratore sul mercato internazionale ma che non puoi comprare un medico”.

Su questo siamo completamente d’accordo! Anche per tale ragione, considerato che siamo in piena fase di discussione del contratto dei medici di medicina generale, ci rivolgiamo a Lei per provare a costruire insieme, Organizzazioni Sindacali, Governo e Regioni, un percorso che, anche attraverso il nuovo Accordo Collettivo, ponga le basi per una valorizzazione del ruolo dei professionisti, proprio perché un bravo medico è espressione di decenni di formazione e di investimenti, sia personali che della collettività e “non può essere comprato al pari di una mascherina”, così in una lettera aperta al Ministro Speranza, Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani, Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN e Mauro Mazzoni, Segretario Nazionale SIMET.

“La pandemia ha messo a nudo le fragilità dell’assistenza territoriale nella presa in carico dei cittadini oltre che nella  mancanza delle tutele necessarie a garantire anche la  salute dei professionisti. Tanti, troppi morti e tantissimi contagiati e nessun risarcimento ai medici e ai loro familiari. Neanche simbolico. Contiamo tra le nostre fila 170 morti e tantissimi contagiati. Avremmo auspicato almeno un dispositivo legislativo d’urgenza (come tanti ce ne sono stati in questo periodo) per prevedere un indennizzo per i medici convenzionati come testimonianza minima di vicinanza delle istituzioni al dramma vissuto dai medici e dalle loro famiglie. Così non è stato: 170 morti a costo zero!

Oggi siamo di fronte ad un esodo massivo dalla medicina generale e alla mancanza di vocazione dei giovani colleghi alla professione, perché poco attrattiva sia dal punto di vista economico che dal punto di vista professionale. Mancano 288 medici di famiglia nella provincia di Bologna e circa 150 guardie mediche, 180 nella provincia di Bergamo. Ormai nella città di Milano i medici di famiglia assistono circa 2.000 persone ciascuno , lo stesso dicasi per altre città del Nord.

Al Sud chiudono le postazioni di guardia medica. Addirittura è impossibile conoscere la reale carenza di medici , in quanto le amministrazioni regionali, non pubblicano gli incarichi vacanti.

Sarebbe oggi necessario un investimento strutturale sul personale sia in termini formativi, che organizzativi  che contrattuali per potenziare i servizi nella presa in carico dei cittadini, perché: “non puoi comprare un medico come compri una mascherina”. Al contrario ci viene proposta una bozza di ACN che non tiene conto delle nuove esigenze organizzative dell’assistenza territoriale e che sminuisce il ruolo dei medici sia in termini professionali che economici.

È evidente la volontà della SISAC (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati), di chiudere di fretta un ACN scaduto e anacronistico perché non tiene conto dei programmi di riforma previsti dal PNRR per la sanità. Ci sembra che questa pervicacia ostinazione sia in contraddizione con quello che tutti auspicano: aprire una nuova stagione pubblica per la sanità e la medicina di prossimità valorizzando il ruolo dei professionisti a benefico dei cittadini.

Nello specifico la bozza di ACN prevede l’abolizione di alcune indennità di funzione dei medici, non tiene conto degli sforzi organizzativi messi in campo dagli stessi, non incentiva le nuove generazioni, non prende in esame la necessità di nuove tutele e non incentiva le pari opportunità, considerando che il 50% dei professionisti medici è rappresentato da donne che, in questo periodo di pandemia , hanno avuto maggiori ostacoli ai fini della conciliazione della vita con ritmi lavorativi divenuti insostenibili.

Evidentemente la pandemia non è servita a far emergere la grande sofferenza dovuta al super lavoro, ai ritmi massacranti, alla mancanza di riposo e ristoro psicofisico negato dalla mancanza di medici sostituti.
Questo ACN non contiene nessuna misura per bloccare l’esodo dalla professione dei medici, né vi sono scelte che incentivino le retribuzioni equiparandole a quelle degli altri paesi europei.

Per tale ragione ci appelliamo a Lei affinché intervenga al fine di rilanciare la medicina generale nel nostro paese a partire da un contratto innovativo da un punto di vista organizzativo e dignitoso da un punto di vista economico.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non può ridursi solo a un finanziamento per la costruzione di nuove strutture sanitarie, deve prima di tutto valorizzare e rilanciare la professione sanitaria.

Certi che questo appello non rimarrà inascoltato, le chiediamo un incontro urgente per arginare il pericolo di un Accordo Collettivo Nazionale che mortifica il ruolo dei Medici di Medicina Generale e che rischia di ostacolare la realizzazione dei programmi di riforma dell’assistenza sanitaria a cui Governo e Regioni stanno in questi mesi lavorando. In attesa di riscontro. Cordiali saluti”, concludono Onotri, Filippi e Mazzoni.

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