Cancro al seno, restrizione calorica per ‘affamare’ le cellule tumorali e migliorare l’efficacia delle terapie

Prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC: “Quando l’organismo viene sottoposto a digiuno le cellule sane entrano in uno stato di riparazione mentre quelle tumorali soffrirebbero la mancanza di nutrienti e fattori di crescita necessari alla loro proliferazione rapida e incontrollata”

Roma, 6 luglio 2020 – Sono circa 370 mila le persone che ogni anno in Italia ricevono una diagnosi di cancro (dati Airtum 2019) e per ciascuno di apre un mondo di dubbi, speranze e ricerca delle opzioni terapeutiche migliori.

Disse Ippocrate “fa che il cibo sia la tua medicina” e coerentemente, la nutrizione è uno degli elementi a cui si guarda con maggiore interesse dopo una diagnosi di tumore. È ormai indubbio infatti che i nutrienti abbiano un ruolo di modulatori nei processi patologici, di guarigione, di risposta alle terapie e con effetti importanti sulla prognosi.

“Si parla spesso di digiuno e cancro, come strumento per ‘affamare’ le cellule tumorali e migliorare l’efficacia delle terapie. L’argomento è particolarmente delicato e deve essere trattato da specialisti e con la massima attenzione e competenza: sappiamo infatti che il 65% dei pazienti presenta una condizione di malnutrizione – seppur variabile in gravità a seconda del tipo di tumore – già alla prima visita oncologica” spiega il prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC, così come chiaramente evidenziato dallo studio italiano PreMiO (Prevalenza della Malnutrizione in Oncologia).

Prof. Maurizio Muscaritoli

La dieta mima-digiuno (FMD, acronimo di Fasting Mimicking Diet) è un piano alimentare a base di vegetali, e bassi livelli di calorie e proteine. Un recentissimo studio randomizzato olandese appena apparso su Nature Communications, ne ha valutato l’efficacia su un gruppo di 131 donne con carcinoma mammario HER-2 negativo allo stadio 2/3.

“Periodi di digiuno di almeno 48 ore sono necessari per indurre significativi cambiamenti nel metabolismo, tra i più importanti la diminuzione di insulina, insulin growth factor-1 (IGF-1) e glucosio. Effetti metabolici simili possono manifestarsi dopo regimi brevi a bassissimo contenuto calorico e basso apporto proteico spiega Muscaritoli.

Ma qual è il meccanismo? “Quando l’organismo viene sottoposto a digiuno le cellule sane entrano in uno stato di riparazione mentre quelle tumorali soffrirebbero la mancanza di nutrienti e fattori di crescita necessari alla loro proliferazione rapida e incontrollata” chiarisce il Presidente SINuC. Questo meccanismo viene definito “resistenza differenziale allo stress” o DSR.

Nello studio multicentrico DIRECT le 131 pazienti con carcinoma in fase iniziale sono state assegnate a due gruppi: uno che avrebbe seguito il proprio regime alimentare 3 giorni prima e durante i 6 cicli di chemioterapia adiuvante (quella eseguita dopo l’intervento allo scopo di ridurre il rischio di recidiva della malattia) e il secondo che avrebbe seguito il regime mima-digiuno prima e durante la chemio per un totale di 4 giorni.

Alle pazienti del secondo gruppo è stata assegnata una dieta di circa 1200 kcal il primo giorno, ridotti poi a 200 kcal nei tre giorni successivi, derivate per l’80% da carboidrati complessi. 53 pazienti su 65 (81,5%) hanno completato il primo ciclo di FMD, il 50% ne ha completati due, il 33,8% è arrivato a 3 cicli e il 20% ha completato 6 cicli.

Nel gruppo che aveva rispettato la restrizione, la malattia definita ‘stabile’ o ‘progressiva’ era marcatamente inferiore nel gruppo mima-digiuno rispetto a quello del controllo: l’11,3% contro 26,9%. E le pazienti che hanno seguito restrizioni per più cicli hanno mostrato una perdita di cellule tumorali tra il 90 e il 100% tre volte maggiore (secondo la classificazione di Miller e Payne).

Nonostante non ci sia stata differenza nella tossicità, il gruppo che seguiva la FMD non aveva bisogno di assumere farmaci per controllare nausea e vomito.

“I risultati di questa ricerca, per quanto estremamente preliminari, sono certamente interessanti e incoraggiano nuove ricerche. Purché i risultati non siano usati al di fuori del contesto clinico e specialistico con tentativi e regimi improvvisati quanto pericolosi per la salute. In pratica, la restrizione calorica sembrerebbe proteggere le cellule sane da fattori di rischio e stress come la chemioterapia, mentre le cellule malate invece non sono in grado di proteggersi e adattarsi alla scarsità energetica e per questo subiscono quello che viene chiamato “sensibilizzazione allo stress” (DSS)” conclude Muscaritoli.

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