Bambini stranieri nelle scuole italiane: per la SIPPS si tratta di una risorsa per le giovani generazioni. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale sostiene la multiculturalità, vera e propria occasione di confronto tra diverse realtà multirazziali

Roma, ottobre 2014 – La scuola italiana è sempre più multirazziale. Sono infatti numerosi i bambini stranieri presenti nelle classi delle nostre città, da nord a sud, dalla materna al liceo, passando per la scuola dell’infanzia e per le elementari. E questo, secondo la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, non può che arricchire i bambini italiani. “La multiculturalità – spiega il Presidente della SIPPS, Dott. Giuseppe Di Mauro – è una grande risorsa, e non una barriera, per le giovani generazioni. È un’occasione per i più piccoli di socializzare e di entrare a contatto con realtà spesso totalmente diverse dalla nostra”. La scuola diventa, di fatto, il luogo che più di tutti favorisce l’integrazione, quella tra comunità ospitante e comunità del bambino migrante. Mentre la prima può vivere ansie persecutorie (dalla paura dell’esproprio a quella dell’invasione), depressive (paura di perdere equilibri e sicurezze) e confusive (paura di confrontarsi con altre culture e religioni), la seconda può invece vivere il momento dell’integrazione come un trauma da tensione, legato al sentimento di carenza protettiva e alla difficoltà di ritrovare nella comunità scolastica i propri punti di riferimento. C’è poi una terza realtà, quella delle classi o scuole in cui è totalmente rovesciato il rapporto tra alunni stranieri e italiani, al punto che sono questi ultimi a trovare maggiori ostacoli a causa di un maggiore sforzo di adattamento ad una o più culture diverse. “In realtà – aggiunge il Dott. Piercarlo Salari, pediatra di consultorio a Milano e componente SIPPS – è opportuno educare il bambino al rispetto dell’altro, indipendentemente dalla sua provenienza. La dimensione interculturale coinvolge tutta la scuola, che ha il compito di creare pari opportunità per l’apprendimento, la giustizia e l’equità. Non solo. La prospettiva che si delinea per il futuro è quella di una realtà multietnica non soltanto nella composizione del tessuto sociale ma anche nell’organizzazione del lavoro e nella valorizzazione dell’apporto ideativo culturale di tutte le civiltà del pianeta. La scuola non è quindi il preludio formativo che consente agli adulti di domani di prepararsi ad affrontare le necessità di un mondo improntato a un clima di convivenza e collaborazione tra i popoli”. “Insomma – conclude il Dott. Di Mauro – come affermava lo scrittore, poeta e aforista francese Paul Valéry, arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”.

Una recente ricerca (Contini MR, Interculturality and Social Bonds Formation: a Case Study on Immigrant and Native Preadolescents in Italy. Procedia – Social and Behavioral Sciences 2014; 149:233-241), condotta attraverso la somministrazione di un questionario su un campione di oltre 1.300 preadolescenti italiani e stranieri che frequentano il secondo e terzo anno della scuola secondaria di primo grado in Abruzzo, ha messo in evidenza potenzialità e criticità che possono essere così sintetizzate:

  • quasi un terzo degli italiani preadolescenti intervistati non frequenta coetanei di nazionalità diversa dalla loro propria;
  • la metà degli studenti non italiani frequenta soprattutto coetanei della stessa nazionalità;
  • soprattutto gli stranieri giunti in Italia dopo i sette anni hanno incontrato i propri amici in ambiti extrascolastici e, in particolare, tra i coetanei della propria nazionalità;
  • l’età della migrazione è un fattore che agisce a favore di maggiori rapporti con gli italiani e con ragazzi/ragazze di nazionalità diversa;
  • gli studenti cinesi sono i più inclini a frequentare ragazzi/e della propria nazionalità;
  • le ragazze mostrano una maggior apertura rispetto ai ragazzi ad avviare rapporti di amicizia all’interno dell’ambiente scolastico e con coetanei di nazionalità diversa;
  • la scuola svolge per tutti gli studenti, e in particolare per quelli immigrati, un ruolo importante di socializzazione e di formazione del capitale sociale nel gruppo dei pari ma allo stesso tempo non sempre le relazioni sociali avviate a scuola si estendono alle aree extrascolastiche: è questo il concetto di “integrazione frammentata”, cioè non continua nello spazio e nel tempo;
  • gli studenti italiani e stranieri non percepiscono atteggiamenti di discriminazione nei confronti degli stranieri da compagni di classe italiani o insegnanti.

I dati Istat confermano che tra il 2008 e il 2011 è aumentato il numero di studenti italiani che ha in classe compagni stranieri (dal 54,8% al 59,3%). La presenza di compagni di scuola stranieri è più alta nel Centro-nord (oltre il 78%), mentre nel Sud e nelle Isole la quota non raggiunge il 33%. Nello stesso periodo, la quota degli studenti italiani che frequentano compagni stranieri al di fuori dell’orario scolastico è salito dal 23% al 28,8%. Secondo il report statistico del Ministero della pubblica istruzione dell’anno scolastico 2012/2013, la presenza degli alunni stranieri nelle scuole italiane, oltre che variegata quanto all’origine (gli alunni provengono, infatti, da circa 200 Paesi differenti) è sempre più numerosa: nell’anno scolastico 2012/2013 il numero degli alunni con cittadinanza non italiana è pari a 786.630 unità, ovvero 30.691 unità in più rispetto all’anno scolastico precedente. Tuttavia, seppure è vero che il numero degli alunni stranieri è aumentato progressivamente nel corso degli ultimi anni, tale aumento ha quasi sempre registrato una leggera contrazione rispetto all’anno precedente. A parte l’anno scolastico 2011/2012, quando l’incremento sul numero degli studenti con cittadinanza non italiana ha registrato un lieve aumento rispetto all’anno precedente (+1,0%), di anno in anno il decremento è stato costante. Per l’anno scolastico 2012/2013, l’incremento complessivo della presenza degli alunni stranieri è del 4,1% ed è dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia che rappresentano ben il 47,2% degli alunni stranieri totali (di contro, i nuovi ingressi nel nostro Paese a partire dalla scuola Primaria, si attestano al 3,7%). In altre parole, mentre negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole italiane era dovuto principalmente all’immigrazione, più di recente l’evoluzione del fenomeno vede un incremento degli stranieri di seconda generazione (nati in Italia).

I dati rilevati nell’anno 2012/2013 mostrano che il 38,2% degli alunni stranieri (di tutti gli ordini di scuola), si trova in una situazione di ritardo scolastico, a fronte di un ben più contenuto numero di alunni con cittadinanza italiana (11,6%). La percentuale è più elevata all’innalzarsi della loro età.

Nella scuola primaria i bambini in ritardo rappresentano il 16,3% fra quelli con cittadinanza non italiana e il 2,0% fra quelli con cittadinanza italiana; nella scuola secondaria di primo grado sono l’44,1% fra gli stranieri contro l’8,0% di quelli italiani; nella scuola secondaria di secondo grado la percentuale di alunni stranieri in ritardo nel percorso scolastico è molto elevata: 67,1%, contro il 23,9% degli italiani.

 

fonte: ufficio stampa

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