Anziani maltrattati in casa di cura ad Arezzo, Nursing Up: “Nessun infermiere coinvolto”

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Roma, 19 aprile 2018 – Caso Arezzo, non erano infermieri i responsabili dei maltrattamenti agli anziani. Come denuncia il Report Osservasalute 2017, reso noto oggi, servono anzi più infermieri per l’emergenza cronicità perché, con la loro professionalità garantita dalla formazione universitaria, si pongono a completa tutela dei cittadini più deboli.

Il sindacato di categoria Nursing Up stigmatizza la confusione che i media continuano a fare rispetto alle figure impegnate nell’assistenza: sottolineiamo che nessun infermiere è stato coinvolto nel caso dei maltrattamenti agli anziani nella casa di cura di Castel San Niccolò, in provincia di Arezzo.

Ancora una volta si continua ad accusare ingiustamente la categoria: chiediamo maggiore rispetto e più attenzione da parte degli organi di stampa in un momento particolarmente critico per professionisti sempre in prima linea, spesso aggrediti in corsia durante lo svolgimento del loro gravoso e delicato lavoro, architrave essenziale e non sufficientemente riconosciuto del Servizio sanitario nazionale.

Solo l’effettivo potenziamento dell’assistenza a lungo termine e dell’assistenza domiciliare può garantire una prospettiva di cambiamento al Paese, una prospettiva che indichiamo da tempo e che Osservasalute conferma nella sua interpretazione.

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Dott. Antonio De Palma

“Gli infermieri operano in continuo stato di emergenza e, lo confermano ancora una volta i dati presentati oggi da Walter Ricciardi nel Report Osservasalute 2017, la situazione va precipitando, visto che i professionisti sanitari: sorreggono il peso della sanità pubblica, ma sono insufficienti e hanno ormai un’età media di 50 anni per via del blocco decennale delle assunzioni, sono sottoposti a turni di lavoro massacranti e vengono anche sottopagati”. Così Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up, commenta i dati del Rapporto 2017 Osservasalute e i gravi episodi di Arezzo.

“Il nuovo CCNL, che noi contestiamo e su cui chiediamo di riaprire le trattative – prosegue – non migliora la situazione perché svilisce anziché valorizzare il ruolo degli infermieri italiani, con il grave effetto di allontanare i giovani dalla professione e confondere le figure coinvolte nell’assistenza sanitaria. Per questo il rischio è che un generico caregiver (badante, colf o oss) sia assimilato alla figura infermieristica che invece ha compiuto percorsi formativi universitari altamente qualificanti che l’Europa ci riconosce e ci invidia”.

“Alcune aziende sanitarie si illudono di poter integrare il personale con figure che nulla hanno a che fare con la professione infermieristica: risultato di una politica miope e di disattenzione assoluta verso la nostra categoria e di conseguenza verso le istanze dei cittadini, che invecchiano sempre di più e che hanno diritto a un’assistenza qualificata e uniforme in tutte le regioni italiane. Non basta – conclude De Palma – che il ministero e la politica continuino a sottolineare che la cronicità rappresenti l’emergenza del futuro, se poi si insiste a mortificare gli infermieri. Il cambiamento non è più rinviabile”.

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