Ringiovanire il viso e contrastare la caduta dei capelli con il plasma arricchito di piastrine

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Un sondaggio della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica rivela che il PRP (plasma arricchito di piastrine) è soprattutto usato per ringiovanire viso, collo e decolleté e per contrastare la caduta dei capelli. Dallo studio della SICPRE, chi, come e quando viene utilizzato questo derivato ematico che va regolamentato meglio

donna-anziana-specchioRoma, 28 dicembre 2016 – Ringiovanire il viso, contrastare il diradamento dei capelli, migliorare il tono di collo e décolleté e infine la qualità della cute delle mani. Sono i principali utilizzi nell’ambito della bio-rigenerazione del PRP, plasma ricco di piastrine.

I dati emergono dal sondaggio svolto dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE presso i suoi soci. Nella classifica degli utilizzi più comuni seguono la cura delle ulcere e delle ferite, il trattamento teso ad aumentare alcuni volumi corporei (anche in abbinata con il lipofilling, come spesso avviene nell’aumento del seno) e quindi l’impiego nell’ambito della chirurgia genitale, soprattutto per lei.

Ma che cos’è il PRP, innanzitutto? “Il plasma ricco di piastrine – spiega Paolo Palombo, presidente della società scientifica che raccoglie l’80% dei chirurghi plastici italiani – è un potente concentrato di fattori di crescita. Lo si ottiene prelevando il sangue del paziente e centrifugandolo. Il processo porta alla produzione di una parte di plasma ad alta concentrazione di piastrine, che intervengono nella riparazione e rigenerazione dei tessuti”.

I fattori di crescita contenuti nelle piastrine sono infatti capaci di stimolare diversi meccanismi cellulari tra cui la proliferazione e la migrazione dei fibroblasti (le unità funzionali del derma) e la sintesi del collagene, migliorando così lo stato vitale della pelle. Attenzione poi al fatto che non si tratta di un semplice trattamento estetico, ma di una metodica biologica che tende a ripristinare le migliori condizioni della cute, con risultati anche estetici, in termini di miglioramento dell’aspetto, consistenza ed elasticità.

Lo studio SICPRE nell’ambito della collaborazione con il Centro Nazionale Sangue
Scopo del sondaggio svolto dalla SICPRE tra i propri soci, che si è concluso qualche settimana fa, è stato quello di ‘fotografare’ l’impiego del PRP: il 100% dei rispondenti conosce questa metodologia, il 79% lo utilizza con modalità infiltrativa, il 47% vi ricorre abitualmente (il 34% di rado e il 19% mai).

Ancora, il PRP ‘piace’ soprattutto ai liberi professionisti, il 59% dei quali lo usa, a fronte del 33% degli ospedalieri e all’8% degli universitari. Nell’ambito della bio-rigenerazione, il 75% lo usa per il volto, il 62% per l’alopecia, il 53% per collo e decolletée, il 39% per il dorso delle mani. Nella chirurgia dei genitali, il massimo utilizzo (18,3%) è per contrastare l’atrofia vaginale che si manifesta immediatamente prima e dopo la menopausa.

“La nostra Società – sottolinea Palombo – è impegnata da anni nella promozione della ricerca per lo sviluppo di terapie e metodologie innovative. La chirurgia rigenerativa oggi è la nuova frontiera e tra le principali armi a disposizione in questo campo c’è la biostimolazione mediante fattori di crescita”. Proprio nell’ambito di questa attività, la SICPRE lavora accanto al Centro Nazionale Sangue, all’interno del Ministero della Salute.

“L’Istituto superiore della Sanità – Centro Nazionale Sangue ha invitato la SICPRE a collaborare al tavolo per la definizione e l’aggiornamento delle indicazioni terapeutiche sull’utilizzo appropriato degli emocomponenti come appunto il PRP – spiega Giancarlo delli Santi, consigliere SICPRE che rappresenta la Società in questo ambito – I risultati della nostra ricerca contribuiranno a definire le linee guida che saranno redatte in materia. Siamo molto soddisfatti di questo ruolo e del contributo dato dai nostri soci, che hanno risposto numerosi”.

La bio-rivitalizzazione con il PRP
La tecnica è semplice e praticamente indolore. Dopo aver effettuato un prelievo di circa 20 ml di sangue, lo si fa centrifugare per separare i globuli rossi e bianchi dal plasma, la parte liquida in cui si trovano le piastrine. Prelevata questa componente liquida, vi si aggiunge una soluzione di calcio, che ha l’effetto di attivare le piastrine. La preparazione è a cura di centro trasfusionali o specificatamente autorizzati. Il trattamento non lascia alcun segno. I primi risultati sono visibili dopo circa 2 settimane. Di solito si eseguono i due primi trattamenti a distanza di un mese. I seguenti, per mantenere il risultato, avvengono normalmente ogni 4 mesi.

fonte: ufficio stampa

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