Rete IRCCS di Neuroscienze e Neuroriabilitazione: attesi 600 ricercatori e clinici al meeting nazionale

Roma, 28 novembre 2023 – A Roma l’élite italiana delle neuroscienze. Per la prima volta, dopo Milano e Bologna, il meeting nazionale della Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione (RIN), giunto alla sua terza edizione, approda nella capitale. Organizzato dall’IRCCS San Raffaele, infatti, il più grande network di ricerca italiano d’ambito, si riunirà dal 30 novembre al 1° dicembre all’Angelicum Centro Congressi.

“Un momento di estremo interesse scientifico per gli specialisti del settore – spiega il prof. Massimo Fini, Presidente del congresso e Direttore Scientifico del San Raffaele – un momento di discussione e confronto sulle principali tematiche di ricerca e di assistenza inerenti le patologie neurologiche, con lo scopo, come nella mission degli IRCCS, di identificare innovative strategie immediatamente trasferibili nella pratica clinica”.

Sarà il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad aprire la due giorni di lavoro per la quale sono attesi a Roma oltre seicento tra ricercatori e clinici. Sidiscuterà degli studi e delle scoperte legate alle principali malattie neurologiche, alle demenze, alle malattie cerebrovascolari e rare, alla neuro-oncologia, all’epilessia, alla sclerosi multipla e ai disordini dell’età evolutiva.

Patologie che, nel loro complesso, rappresentano la principale causa di deficit acuti e di disabilità permanenti o progressive a livello globale e si qualificano come un vero e proprio problema di salute pubblica, in crescita esponenziale, con un forte impatto per il sistema sanitario, sociale ed economico nazionale.

È per questo che le neuroscienze rappresentano uno degli ambiti di ricerca e cura più importanti per il nostro futuro, in particolare per quanto riguarda il ruolo che avranno nell’affrontare una delle più grandi sfide di una società sempre più longeva come la nostra: le malattie neurodegenerative.

Nel nostro Paese si stimano oggi circa 1.200.000 casi di demenza, con un aumento di circa 150 mila diagnosi ogni anno e con un tasso di crescita destinato a crescere significativamente nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento demografico. L’Alzheimer, che conta 700.000 casi in Italia, si attesta come terza causa di morte tra gli over 65 in Europa occidentale e una delle principali cause di disabilità nella popolazione over 60 a livello mondiale.

È estremamente positivo, per il Presidente della RIN, prof. Raffaele Lodi, il bilancio del III Annual Meeting della Rete “il numero di iscritti e di abstract sottomessi, anche dal punto di vista qualitativo – ha sottolineato – confermano la grande attenzione della comunità scientifica alla nostra organizzazione. D’altra parte lo stesso Ministro della Salute ne ha riconosciuto il ruolo di infrastruttura permanente al servizio del Paese nello studio e nel trattamento del disturbo cognitivo nelle malattie neurodegenerative con metodologia diagnostico-terapeutica condivisa tra gli IRCCS associati che, in questi anni, hanno armonizzato i propri protocolli clinici, sviluppato piattaforme tecnologiche comuni con cui svolgere esami strumentali e di laboratorio e creato data base in cui vengono raccolti e condivisi permanentemente i dati. Un patrimonio – ha concluso Lodi – che ci consente di affrontare i diversi aspetti della patologia con gli stessi strumenti clinici”.

Il Presidente della RIN, entrata a far parte del gruppo Interparlamentare delle Neuroscienze, ha ricordato anche che in Italia la Rete ha individuato markers genetici, biologici e di neuroimaging sempre più precoci del deficit cognitivo nelle malattie neurodegenerative e, in attesa di trattamenti farmacologici, si sta occupando, con strumenti comuni agli IRCCS, di terapie basate sulla neuromodulazione, sul trattamento cognitivo e sulla teleriabilitazione del deficit cognitivo, validando, proprio su quest’ultimo versante, protocolli applicati a livello nazionale dai centri aderenti.

Nel corso del meeting un focus particolare sarà dedicato durante la seconda giornata di lavori agli effetti del long covid emersi da uno studio promosso dall’Istituto Superiore di Sanità nel quale la Rete ha un ruolo significativo. Seguirà un workshop sul progetto nazionale Interceptor finalizzato alla validazione di uno strumento diagnostico e organizzativo per l’identificazione precoce dei soggetti ad alto rischio di sviluppare Alzheimer ed altre demenze voluto e finanziato dall’allora Ministro della Salute, Sen. Beatrice Lorenzin che aprirà la sessione.

“Il progetto – anticipa il prof. Paolo Maria Rossini, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabiltazione dell’IRCCS San Raffaele – si è chiuso proprio in queste settimane dopo 5 anni di intensa attività ed ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati nonostante le battute di arresto legate alla pandemia Covid. Sono stati reclutati e seguiti nel tempo oltre 360 soggetti colpiti da un quadro di disturbo cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment o MCI degli anglosassoni). In tutti questi soggetti sono stati raccolti (al tempo 0, cioè al momento del reclutamento) ben 6 diversi ‘biomarcatori’ cioè esami neuropsicologici e strumentali potenzialmente in grado di prevedere l’evoluzione dell’eventuale malattia. Tutti i soggetti reclutati sono stati poi seguiti per oltre 3 anni con test cognitivi e visite cliniche nel corso delle quali circa un centinaio è stato riscontrato essere progredito dallo stato di MCI a quello di malattia vera e propria (Alzheimer ed altre forme di demenza). Tutti i numeri del progetto nazionale Interceptor, coordinato dal Prof. Paolo M. Rossini, sono stati presentati e nei mesi ed anni prossimi le analisi dei medesimi forniranno informazioni di formidabile interesse per l’organizzazione dei servizi, la prevenzione e la cura della malattia”.

(foto: Pixabay)

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