Nuovi LEA, Tribunale per i diritti del malato: “Non siano una toppa per colmare l’inerzia delle Istituzioni”

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Dopo 15 anni di attesa, siano un abito sartoriale per la salute e i redditi dei cittadini. Il Parlamento ne sia garante

medico-e-farmaciRoma, 3 agosto 2016 – “Dopo 15 lunghi anni di attesa, l’aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) deve essere un abito sartoriale per la salute e i redditi delle famiglie esigibile in tutte le Regioni e non una toppa per colmare l’inerzia delle Istituzioni prolungata nel tempo. Soprattutto i nuovi LEA dovrebbero fornire risposte puntuali e al passo coi tempi a problemi evidenti e attuali come difficoltà di accesso a servizi e prestazioni, disuguaglianze, delega assistenziale alle famiglie, costi privati e crescente rinuncia alle cure”.

Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. “E invece non tutto quello che abbiamo letto nella bozza dei LEA va in questa direzione, e altrettanto pericoloso è il balletto delle risorse economiche necessarie per rendere la revisione effettiva”.

Per questo confidiamo in un intervento autorevole e sostanziale del Parlamento affinché nel passaggio previsto presso le Commissioni competenti, ci sia il coinvolgimento dei diversi stakeholders, a partire dalle associazioni di cittadini e pazienti, per verificare e garantire la rispondenza tra i nuovi LEA e ciò che serve. Questo provvedimento deve tenere in considerazione le condizioni socio-economiche della popolazione e assicurare che non si alimentino i fenomeni di disuguaglianze che purtroppo oggi dominano nel SSN”.

Ecco alcuni paradossi riscontrati nel testo:

  • Il 9,5% degli italiani rinuncia a curarsi, per questioni economiche o tempi di attesa. Invece i nuovi LEA prevedono un aumento della compartecipazione a carico dei cittadini per circa 18 milioni di euro, con maggiore incidenza nelle Regioni in piano di rientro, dove peraltro la garanzia dei LEA è più a rischio e le tasse sono più alte.
  • Mentre da una parte si garantiscono giustamente prestazioni innovative, come le tecnologie informatiche e di comunicazione a favore dei disabili con gravissime limitazioni funzionali (i cosiddetti ausili ICT) con un incremento di spesa di 20 milioni, dall’altra si sottraggono 65 milioni di euro eliminando dai LEA l’erogazione gratuita di plantari e calzature ortopediche di serie, perché se ne prescrivono troppo. Il principio dunque è: se non sono in grado di controllare l’appropriatezza, allora elimino un diritto. Senza considerare che ogni esigenza di personalizzazione del dispositivo, nella quasi totalità dei casi sarà a carico dei cittadini, salvo in rari casi, solo quelli gravissimi, in cui le Regioni potranno, e non dovranno, valutare l’opportunità di erogare gratuitamente la personalizzazione.
  • Sull’integrazione socio-sanitaria, peraltro non condivisa col Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, tre sono i rischi da scongiurare: aggravio dei costi per le rette di servizi a carico delle famiglie; aumento di difformità territoriali nella valutazione delle condizioni della persona e conseguente erogazione dei servizi; accentuazione di modelli istituzionalizzati a discapito della domiciliarità.

fonte: ufficio stampa

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