Insufficienza cardiaca cronica: effetti protettivi dal vaccino antinfluenzale

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ESC Congress 2016: rischio di ospedalizzazione diminuito del 32% per complicanze cardiovascolari. Eppure il trend delle immunizzazioni è in calo: Italia lontana dalla copertura minima del 75% per i soggetti fragili e cardiopatici

vaccinoRoma, 28 agosto 2016 – Le linee guida cliniche e raccomandano la vaccinazione antinfluenzale annuale per i pazienti con insufficienza cardiaca cronica, nonostante questo ci sono alcune limitate contraddittorie evidenze che supportano questa raccomandazione. Si sono occupati di sciogliere il dubbio i ricercatori dell’Università di Oxford che si proponevano di determinare l’impatto della vaccinazione antinfluenzale sul rischio di ospedalizzazione di questi pazienti fragili.

Per raggiungere questo obiettivo sono state usate le cartelle cliniche di circa quattro, milioni di inglesi adulti in un periodo che andava dal 1990 al 2014 allo scopo di investigare l’impatto di questa strategia preventiva. Usando una serie di ‘casi controllo’ sono stati comparati gli effetti della vaccinazione annuale con quelli di anni in cui i soggetti non erano stati vaccinati per stimare i il rateo di ospedalizzazione sia per tutte le cause che per indicazioni specifiche. Analizzando questa mole di dati sono stati identificati oltre 59.000 pazienti affetti da insufficienza cardiaca nel database: si tratta di soggetti con un’età media di 75 anni che nel 49% dei casi erano donne

È stato immediatamente individuato che la vaccinazione contro l’influenza fosse associata con un 32% di rischio inferiore di avere un ricovero ospedaliero per disturbi cardiovascolari nel periodo che andava dal 31º al 301º giorno dopo la vaccinazione. Dato paragonato all’anno corrispondente in cui i soggetti non erano stati vaccinati. La vaccinazione dei soggetti anziani ha mostrato anche un effetto protettivo sia pure meno rilevante sulle ospedalizzazioni dovute a infezioni respiratorie. E il beneficio si è mostrato più evidente nei soggetti più giovani rispetto agli anziani.

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Dott. Michele Gulizia

“Studi come questo ci dicono che le strategie di prevenzione primaria sono particolarmente importanti nei soggetti cardiopatici – Michele Gulizia, direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi di Catania – innanzitutto perché per chi ha il cuore fragile la stagione invernale rappresenta un pericolo: il freddo aumenta la probabilità di infarto, l’inquinamento aumenta la probabilità di malattie dei bronchi, dei polmoni e del sistema cardiovascolare. È necessario aumentare l’informazione e la sensibilizzazione a questa misura preventiva: ogni anno si registrano da tre a 5 milioni di casi di influenza che hanno come target preferenziale gli over 75 e i cardiopatici a questi numeri si aggiungono anche 10.000 decessi per polmonite ogni anno solo in Italia, che può rappresentare una complicazione dell’influenza e che vanta il primato negativo di essere la prima causa di morte per malattie infettive nei paesi occidentali, Eppure gli anziani conoscono ancora poco le vaccinazioni stagionali: il 22% dei 70-ottantacinquenni non sa nulla e solo il 18,4% ritiene di essere a rischio”.

Nonostante il Ministero della Salute italiano abbia fissato nel 75% la soglia minima di soggetti a rischio da vaccinare (e nel 95% quella ideale) nel 2014 solo un anziano su due si è sottoposto all’immunizzazione da influenza. Si tratta di un pericoloso trend in controtendenza che proprio nel 2014 ha raggiunto il suo punto più basso e che nell’ultimo decennio ha visto la copertura nei soggetti più fragili calata di un preoccupante 15%.

fonte: ufficio stampa

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