Fibromialgia, tempi lunghi per riconoscere i sintomi

Prof. Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società Italiana di Reumatologia: “Spesso sono necessari anche 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, 5 per la spondilite anchilosante, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l’artrite reumatoide”

Roma, 16 ottobre 2023 – Quattro anni e mezzo per una diagnosi: questa l’attesa media, in Italia, per un malato di fibromialgia. Mediamente ogni paziente incontra sette specialisti prima di arrivare da un reumatologo, con un importante ritardo della presa in carico, il peggioramento dei sintomi e l’aumento della spesa pubblica.

Sono i dati emersi da uno studio realizzato nelle Marche su 600 persone affette da questa patologia, che causa dolori muscolari, astenia e disturbi neurologici. Una situazione grave per tutte le malattie reumatologiche, infatti solo il 18% dei malati riesce a dare un nome ai propri disturbi entro tre mesi dalla manifestazione dei sintomi. Di questo e dell’importanza dell’early diagnosis si è parlato oggi, a Roma, durante una conferenza stampa indetta dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR).

“La diagnosi precoce è un tema universale in reumatologia – afferma Gian Domenico Sebastiani, Presidente SIR – Purtroppo i ritardi sono importanti e colpiscono circa 1 milione dei 5,4 milioni di malati. Spesso sono necessari anche 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, 5 per la spondilite anchilosante, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l’artrite reumatoide. Molte persone presentano sintomi invalidanti, con danni articolari e conseguenti disabilità che peggiorano all’aumentare dei tempi di attesa”.

Prof. Gian Domenico Sebastiani

“Si tratta di malattie che rispondono meglio alle cure quando ancora agli esordi. È fondamentale che i medici di famiglia, i primi a cui i pazienti si rivolgono, siano in grado di riconoscere i segni e di indirizzare rapidamente a uno specialista – prosegue Sebastiani – Come SIR ci battiamo da anni perché questo avvenga e per sensibilizzare sull’estrema importanza dell’early diagnosis, che avrebbe anche un forte impatto sulla spesa pubblica, riducendone i costi nell’interesse di tutti”.

“Il 57% dei pazienti reumatologici dichiara di aver bisogno di aiuto nello svolgimento delle attività quotidiane – spiega Roberto Gerli, Past President SIR – Questo dimostra quanto siano impattanti le disabilità conseguenti alle patologie. La probabilità che si presentino aumenta considerevolmente se le terapie non vengono intraprese in tempi rapidi. Purtroppo diagnosticare queste malattie non è sempre semplice, in quanto i sintomi sono spesso riconducibili ad altre patologie. Per questo è importante investire in formazione e aggiornamenti, sia per gli stessi specialisti che per i medici di medicina generale, che nella maggior parte dei casi hanno il primo contatto con il malato e la responsabilità di indirizzarlo al corretto professionista. Oggi abbiamo a disposizione terapie farmacologiche efficaci e con ridotti effetti collaterali in grado di migliorare la qualità di vita di queste persone”.

“Il ritardo diagnostico nei pazienti affetti da fibromialgia è tra i più alti nelle malattie reumatologiche – sottolinea Fausto Salaffi, Responsabile nazionale del registro Fibromialgia SIR – I primi specialisti con cui il malato entra in contatto sono il medico di famiglia, poi il fisiatra o l’ortopedico, infine il neurologo. La visita reumatologica arriva spesso quando la patologia è ormai peggiorata, con aumento dei dolori e delle turbe cognitive, che includono difficoltà di concentrazione, perdita di memoria e disturbi del sonno. Più la diagnosi ritarda, maggiore è l’aggravamento dei sintomi, con conseguente assunzione di antidolorifici non consigliati e spesso non prescritti dal medico. Sarebbe necessario implementare un percorso diagnostico terapeutico ad hoc: oggi esiste un’app, rivolta ai medici di medicina generale, dedicata alla fibromialgia, con un questionario di 7 domande per la sua individuazione. Quando le risposte positive raggiungono l’80% deve essere consigliata la visita con il reumatologo”.

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