Dopo i 40, anche il naso ‘invecchia’. Rinofiller per gobbette e punta

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Dott. Carlo Macro

Roma, 9 settembre 2017 – La bellezza può risiedere anche in una imperfezione e un difetto può aggiungere un fascino inconsulto. I canoni nei secoli si sono spostati da quelli della sezione aurea, ne sono un esempio il diastema di Brigitte Bardot, lo strabismo di Lauren Hutton, le orecchie di Kate Hudson, i denti imperfetti di Laetitia Casta. Non tutti convivono serenamente con i propri difetti e tra quelli più odiati ci sono quelli del naso, difficili da mascherare anche con il più sapiente taglio di capelli.

“La rinoplastica è al terzo posto degli interventi più richiesti negli Stati Uniti (dati ASPS) e al quinto in Italia (dati AICPE), ma oggi si sta diffondendo una tecnica non chirurgica per i difetti minori – spiega il dott. Carlo Macro, Dirigente della Divisione di Chirurgia Maxillo Facciale dell’Ospedale San Camillo di Roma – Ci sono piccoli difetti del naso che portano disagio ma non giustificano il ricorso ad un vero e proprio intervento chirurgico che interviene su ossa e cartilagini con il suo corollario di rischi. Alcuni inestetismi possono essere efficacemente corretti intervenendo sui tessuti superficiali, a livello del sottocutaneo a 3-10 mm di profondità”.

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Cosa è possibile correggere
Lievi deformità del dorso, e della punta possono essere trattate con i filler, gli stessi che usiamo per riempire le rughe. Il più versatile e sicuro è di certo l’acido ialuronico: ormai testato, riassorbibile, disponibile in diversi livelli di ‘densità’ (peso molecolare) a seconda del risultato che si desidera ottenere.

Il ‘rinofiller’ come viene chiamato, permette una correzione immediatamente visibile e indolore ma meramente estetica, non corregge infatti deviazioni, alterazioni ossee e problemi funzionali, aspetti che il chirurgo serio deve spiegare attentamente.

Per molti ma non per tutti
“Non è un’alternativa all’intervento chirurgico – spiega il dott. Macro – È invece una soluzione per piccole correzioni e ritocchi secondari all’intervento chirurgico come rimediare ad una forma eccessivamente ‘insellata’. Le indicazioni principali sono tre squisitamente estetiche: lievi gibbosità (per le quali il filler viene iniettato alla radice del naso), punta ‘cadente’ e insellamenti del dorso”.

Il paziente va anche in questo caso informato delle possibili complicazioni: ecchimosi, piccoli lividi, gonfiore temporaneo. Complicazioni più gravi come la necrosi dei tessuti sono estremamente rare. Nelle ore successive al trattamento si consiglia di non indossare occhiali e di non esporsi al sole, lampade, o fonti di calore come saune.

L’iniezione non richiede ricovero né anestesia, si tratta infatti di una procedura ambulatoriale. La durata delle correzione è in parte soggettiva ma in genere vaia tra i 6 e i 16 mesi  a seconda del prodotto utilizzato.

Mai filler permanenti
Per fortuna abbiamo superato la fase dei trattamenti pericolosi che hanno lasciato una lunga scia di danni: il silicone liquido è vietato da almeno vent’anni, i filler permanenti sono usati sempre meno per la loro attitudine a indurre reazioni di rigetto, infezioni, migrazioni e dolorosi granulomi.

“I prodotti utilizzati attualmente in tutto il mondo sono riassorbibili, sicuri, malleabili e offrono la possibilità, se utilizzati correttamente, di dare un risultato estremamente naturale. Alcuni prodotti a base di acido polilattico a mio parere non sono adatti alle labbra perché non hanno un effetto riempitivo ma servono a stimolare la produzione di collagene ed elastina nel derma” prosegue il chirurgo.

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