Covid e cervello, possibile invasione del virus nel sistema nervoso centrale. Studio delle Neurologie italiane

A cura del prof. Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca e della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza

Roma, 30 dicembre 2022 – La pandemia di Covid-19 ha evidenziato molteplici complicanze neurologiche, sia nelle fasi acute della malattia, che nelle settimane e nei mesi successivi. In questi quasi tre anni dall’inizio della pandemia, molti lavori sono stati pubblicati, riguardanti segnalazioni di singole casistiche e studi multicentrici con numerosi casi, che hanno confermato, anche se con percentuali variabili nei diversi studi, le prime segnalazioni.

In particolare, nell’ultimo anno sono emerse numerose segnalazioni di possibili sequele a distanza dall’infezione, note come “Long-Covid” o “Sindrome Post Acuta da Covid”, che riguardano disfunzioni di vari apparati e comprendono anche in molti casi sequele neurologiche e psichiatriche.

Prof. Carlo Ferrarese

Nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia sono state presentate le esperienze di vari centri italiani che hanno descritto tali casistiche. Nel workshop intitolato “Neurocovid: passato presente e futuro”, si è fatto il punto della situazione riguardo ai meccanismi patogenetici, alle sequele cognitive e a possibili interpretazioni e indicazioni per il futuro.

Dagli studi autoptici è emersa la possibilità di invasione del virus nel sistema nervoso centrale, dove sono state evidenziate proteine virali, ma la maggior parte del danno appare legata a meccanismi vascolari o infiammatori, con attivazione di cellule microgliali, un meccanismo noto come “neuroinfiammazione”.

Nello stesso workshop sono stati presentati inoltre i risultati dello studio multicentrico, chiamato NeuroCovid, patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia, che ha visto la partecipazione di 38 Neurologie italiane, distribuite nelle varie regioni, con la partecipazione anche di San Marino. Tale studio ha reclutato quasi 3.000 pazienti affetti da complicanze neurologiche, dei quali quasi 2.000 erano ospedalizzati e un migliaio seguiti a domicilio, nel periodo 1 marzo 2020 – 30 giugno 2021, con un follow-up dei casi fino al 31 dicembre 2021.

Attualmente è stata effettuata l’analisi dei pazienti ospedalizzati, che hanno presentato 2.881 complicanze neurologiche in 1.865 pazienti, su un totale di 52.759 pazienti ospedalizzati per Covid-19, con diversa gravità sintomatologica. Le complicanze neurologiche più frequenti erano un’encefalopatia acuta, che si manifesta con delirium o disturbi di coscienza (25% dei casi), disturbi dell’olfatto o del gusto (20% dei casi), ictus ischemico (18% dei casi) e disturbi cognitivi (14% dei casi).

L’incidenza delle complicanze neurologiche si è progressivamente ridotta nelle varie ondate della malattia, con una prevalenza di 8%, 5% e 3% rispettivamente nelle prime tre ondate. L’esordio dei sintomi si manifestava soprattutto nella fase iniziale di malattia, ma in alcuni casi vi era un esordio nelle settimane successive. Nella maggior parte dei casi vi era un buon recupero funzionale, anche se in molti casi si è assistito ad un persistere dei sintomi fino ad oltre sei mesi dall’infezione.

Tra le complicanze neurologiche a distanza, che rientrano nel cosiddetto “long-Covid”, prevalgono i disturbi cognitivi, caratterizzati soprattutto da difficoltà di attenzione e di memoria. I meccanismi di tali problemi cognitivi a lungo termine sono oggetto di ricerca di vari gruppi italiani, oltre che di neurologi di tutto il mondo.

Nel corso del congresso sono stati quindi presentati i risultati di studi sui meccanismi biologici sottostanti, mediante l’utilizzo di tecniche di imaging (risonanza magnetica morfologica e funzionale), neurofisiologiche e con l’utilizzo di biomarcatori, cioè molecole rilasciate da cellule nervose danneggiate e rilevabili nel liquido cerebrospinale e nel plasma.

Come per gli altri campi di ricerca coinvolti nello studio di questa nuova pandemia, anche la Neurologia ha messo in campo grandi risorse e strumenti adeguati e soprattutto si è creato uno spirito di collaborazione tra i diversi centri che potrà portare a importanti risultati.

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