Coronavirus, 10mila professionisti precari. Fismu: “Stabilizzazione dei cosiddetti camici grigi”

Roma, 20 marzo 2020 – Nello straordinario sforzo messo in campo dal SSN e dai medici, in questi giorni, nella lotta contro il Coronavirus, pesa ancora la strutturale carenza di personale. La Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu pur comprendendo gli sforzi del governo, tra luci ed ombre, perché si colmi questo gap, ritiene che sia urgente risolvere anche un nodo irrisolto che si trascina da anni, quello di circa 10mila professionisti precari, i cosiddetti camici grigi, che potrebbero essere immediatamente impegnati nella battaglia contro la pandemia.

Dario Calì, responsabile Nazionale medici precari di Fismu: “Una situazione straordinaria richiede provvedimenti straordinari. La lotta contro la pandemia è un momento storico che ha bisogno dell’impiego di tutti i professionisti capaci e disponibili. I medici che da anni sono nel limbo del precariato, sono fondamentali”.

“Nel passato – spiega il giovane dirigente Fismu – pur apprezzando l’impegno del governo per risolvere il grave problema della carenza dei medici e per risolvere il gap dell’imbuto formativo, la questione è rimasta aperta. Infatti, le misure adottate dal “decreto Calabria” e l’aumento del numero di borse di studio nelle scuole di specializzazione non sono stati provvedimenti sufficienti a risolvere la situazione di oltre 10.000 professionisti bloccati dalla grave discrepanza tra laureati e posti disponibili nelle specializzazioni, anche perché a questi vanno aggiunti i neo laureati che quest’anno proveranno ad accedere a una delle scuole o al corso di formazione. Ricordiamo che nel 2019 erano più del doppio dei posti disponibili e temiamo che quest’anno, nonostante l’aumento dei posti, possa ripresentarsi lo stesso scenario. Inoltre, tali provvedimenti non favoriranno l’assorbimento dei medici in attesa di formazione. Ad aggravare la situazione ulteriormente la crisi del Covid 19”.

“Fismu – conclude Calì – chiede un provvedimento urgente che miri alla stabilizzazione di tutti i precari e permetta l’accesso alle scuole o al corso di medicina generale. Troviamo assurdo infatti che lo Stato, dopo aver speso milioni per formare i medici, impedisca il completamento del percorso formativo di buona parte di loro mentre il SSN è in crisi per la carenza di specialisti. Non chiediamo una sanatoria, ma di riconoscere il diritto alla formazione di tutti i medici. Quindi aggiorniamo anche i percorsi formativi utilizzando tutte le strutture del SSN, inserendo da subito i medici laureati negli ospedali e nelle aziende territoriali, stante le insufficienze strutturali del sistema universitario. Di queste riforme ha bisogno la sanità pubblica e ne ha urgente bisogno il Paese”.

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