Articolazione sacro-iliaca, una patologia dolorosa spesso scambiata per sciatica o lombalgia

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donne-anziani-fitnessPavia, 18 febbraio 2016 – Il dolore è acuto e costante, aumenta quando ci si alza da una sedia o da un divano, quando ci si gira nel letto, insomma quando ci si muove o quando si sta in piedi a lungo. Tac, risonanze e radiografie non rilevano la patologia e il dolore, cioè, l’infiammazione che si sviluppa tra l’osso sacro e il bacino, rimane. La diagnosi è clinica e la malattia molto spesso è sottovalutata e non diagnosticata: “Nel mondo ne soffre il 30% dei pazienti che sono stati operati all’anca, alle ginocchia o alla colonna vertebrale”. Lo spiega il direttore di neurochirurgia del San Matteo, Paolo Gaetani che ha partecipato a uno studio europeo sul trattamento conservativo e chirurgico della patologia sacro-iliaca. Nella ricerca sono stati coinvolti 200 pazienti tra Italia, Germania, Scandinavia, Austria e Svizzera.

“La diagnosi dipende dall’esecuzione di specifici test clinici che spesso non vengono presi in considerazione. Gli specialisti che si confrontano con pazienti che lamentano mal di schiena non utilizzano il banale finger test che consiste nello schiacciare a fondo un punto preciso dell’articolazione sacro-iliaca”, prosegue il dott. Gaetani.

Si tratta di una patologia in crescita che colpisce prevalentemente le donne tra i 40 e i 60 anni. Al San Matteo sono trattati una media di 4 casi a settimana che vengono curati con infiltrazioni locali. E quando il dolore persiste dopo breve tempo si tratta di una instabilità che obbliga all’intervento chirurgico. È l’ultima chance per togliere un dolore invalidante, acutissimo cui però, per fortuna, si sottopone solo il 5-10% dei pazienti. Esclusi questi, la patologia si può curare tra i quattro e sei mesi con fisioterapia, farmaci e infiltrazioni. Se la cura è fatta in modo efficace e secondo determinati protocolli difficilmente la patologia si ripresenta a patto che non sopravvengano cause traumatiche o malattie reumatiche. Al San Matteo negli ultimi due anni sono stati curati circa duecento pazienti dei quali solo circa 30, hanno dovuto sottoporsi a intervento chirurgico.

fonte: ufficio stampa

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