Tumori, il 20% dei pazienti oncologici muore per cause legate alla malnutrizione

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Firenze, 29 giugno 2017 – La presenza di neoplasia può avere conseguenze negative sullo stato nutrizionale del paziente. Il 20% dei pazienti affetti da neoplasia, circa 2 milioni di individui, non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione.

Un ruolo centrale e determinante spetta alla nutrizione clinica e artificiale dei pazienti oncologici con deterioramento nutrizionale dovuto alla stessa neoplasia in corso, allo stress chirurgico e al ridotto introito calorico.

“La malnutrizione non può più essere considerata un ineluttabile effetto collaterale della malattia a cui rassegnarsi; essa è, infatti, prevenibile e reversibile a patto che l’intervento nutrizionale sia il più tempestivo possibile, divenendo parte integrante delle cure oncologiche – è la tesi del presidente della SINuC, prof. Maurizio Muscaritoli, in discussione oggi in Tavola rotonda al 2° Congresso nazionale della Società a Firenze – La perdita di peso, aumenta la tossicità indotta dalla radio-chemioterapia, peggiora la sensibilità delle cellule tumorali al trattamento antineoplastico, indebolisce le difese dell’organismo, aumenta la frequenza e la durata dei ricoveri, provoca aumento delle complicanze post-operatorie e scadimento della qualità di vita”.

Accanto all’innovazione tecnologica, negli ultimi anni l’oncologia ha fatto molti passi avanti nella scoperta e conseguente impiego clinico di nuovi farmaci (a bersaglio molecolare e immunitari) che hanno aumentato l’aspettativa di vita del paziente anche in fase avanzata, determinando una cronicizzazione della malattia e quindi la sopravvivenza.

Nel complesso scenario individuato dalla European Association for Palliative Care – EAPC delle cure palliative, terapie di supporto anche psicologiche alla tossicità di trattamenti chemio e radioterapici, s’inseriscono oggi le cure simultanee in ambito ambulatoriale, che prevedono la collaborazione di medici e infermieri ospedalieri e medici e infermieri che operano sul territorio nel gestire il percorso del paziente e della sua patologia cronica.

“Nel 20% dei casi i problemi metabolico-nutrizionali possono costituire una ‘malattia nella malattia’. La perdita di peso può essere causata da perdita di appetito; difficoltà a deglutire il cibo; ostruzione al passaggio del cibo in un tratto dell’apparato digerente; alterata capacità di digerire o assorbire i cibi; conseguenze delle terapia antineoplastiche (nausea, vomito, diarrea, infiammazioni del cavo orale dovute a chemio o radioterapia o alla chirurgia); ansia, paura e depressione.

Infine, le alterazioni del metabolismo, spesso indotte dal tumore, sono responsabili di uno ‘spreco’ di calorie e di muscolo con conseguente perdita di peso e quindi di forza fisica, nonché di maggiore affaticamento. Per prevenire la perdita di peso e di forza fisica possono essere realizzati virtualmente tutti i tipi di trattamento nutrizionale, a partire dalla prescrizione di un’adeguata dieta alimentare, all’integrazione con prodotti specifici per bocca, fino alla nutrizione artificiale, parenterale o enterale in ospedale o a domicilio. Se il paziente è ancora in grado di alimentarsi adeguatamente per la via naturale, è certamente consigliata l’elaborazione di un piano dietetico personalizzato, il più possibile rispondente alle sue preferenze.

Molto spesso, invece, il paziente neoplastico è sì in grado di alimentarsi normalmente, ma in quantità insufficienti a soddisfare i fabbisogni nutrizionali a causa dell’anoressia o delle conseguenze gastro-intestinali delle terapie. A seconda della situazione clinica, l’apporto calorico ritenuto adeguato dovrebbe essere di circa 30 kcal per kg di peso al giorno ed quello proteico di circa 1.2 g per kg di peso al giorno. Valori inferiori, molto frequentemente riscontrati nei malati oncologici anche al momento della diagnosi, devono essere ritenuti a rischio di malnutrizione. Un introito calorico inferiore al 50-75% dei fabbisogni per un periodo uguale o superiore a 7 giorni richiede un intervento di nutrizionale artificiale”, prosegue il prof. Muscaritoli “

“Considerata la patogenesi multifattoriale della malnutrizione (per difetto e per eccesso) nel malato oncologico, è indispensabile considerare le cure nutrizionali come parte integrante di un approccio multimodale e multiprofessionale che comprenda, in maniera variamente combinata, il supporto nutrizionale, la terapia farmacologica e l’attività fisica. Quest’ultima indispensabile per consentire il mantenimento ed il recupero della massa e della funzione muscolare – conclude Muscaritoli – Screening e valutazione nutrizionale devono entrare a far parte della valutazione multidimensionale del malato oncologico, durante tutto il percorso terapeutico, ‘attivo’ e ‘palliativo’ ed infine, la presa in carico nutrizionale del malato oncologico va effettuata al momento della diagnosi di malattia e proseguita successivamente, come codificato nel cosiddetto “percorso parallelo metabolico-nutrizionale per il malato oncologico”.

Diverso è il caso delle cure di fine vita, quando le linee guida suggeriscono un approccio rispettoso e appropriato, anche secondo l’associazione internazionale Choosing Wisely si raccomanda di ‘non iniziare e non proseguire una Nutrizione Artificiale (per via parenterale o enterale) nei pazienti oncologici con malattia inguaribile in fase avanzata, aspettativa di vita inferiore a poche settimane. Non esistono ad oggi evidenze da studi osservazionali o sperimentali che ne dimostrino l’efficacia in termini di aumentata sopravvivenza o migliore qualità di vita in questa situazione clinica.

I DATI
In Italia 4 cittadini su 10 cioè 23,6 milioni di persone si dichiarano malati cronici, secondo i dati del rapporto Osservasalute 2017 dell’ Università Cattolica di Roma. Persone che richiedono assistenza sanitaria, e che hanno bisogno di a cure palliative, simultanee e di supporto. Nelle fasi finali della vita, seguendo l’evoluzione attuativa della L. 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.

Tra questi, i pazienti oncologici rappresentano la parte più sensibile: stando al Rapporto sullo Stato dell’oncologia in Italia 2017 presentato in aprile al Senato, si stima che nel 2016 siano stati diagnosticati 365.800 nuovi casi di tumore, di cui 189.600 (54%) negli uomini e 176.200 (46%) nelle donne e, mediamente, ogni giorno oltre 485 persone muoiono in Italia a causa di una neoplasia.

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