Tumore del rene, un nuovo farmaco ‘taglia’ l’ossigeno alle cellule neoplastiche

ESMO 2023: le novità di trattamento del tumore renale e l’impegno del Gemelli nella ricerca. Dai trial su molecole innovative, come i farmaci che ‘soffocano’ il tumore, alle strategie di trattamento di combinazione rivedute in chiave ‘light’ per preservarne l’efficacia, risparmiando però al paziente inutili effetti indesiderati, anche nel campo del tumore renale i ricercatori di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS hanno fatto la loro parte al Congresso europeo di oncologia medica (ESMO). E, tornati a casa, continuano a fare ricerca in quello che è il primo polo oncologico italiano per numero di pazienti trattati

Roberto Iacovelli e Giampaolo Tortora

Roma, 27 ottobre 2023 – Si chiama TIDE-A, è uno studio di fase 2 ed è il primo che è andato ad indagare una strategia di personalizzazione del trattamento di prima linea nei pazienti affetti da tumore del rene avanzato. Lo studio è stato presentato dal prof. Roberto Iacovelli al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), tenutosi la scorsa settimana a Madrid.

Le attuali linee guida suggeriscono di trattare questi pazienti con combinazioni di farmaci basate sull’immunoterapia. Tra queste, la più utilizzata è una combinazione di immunoterapia più un farmaco che blocca l’angiogenesi tumorale; questa strategia terapeutica tuttavia è gravata da una certa tossicità che costringe a ridurre il dosaggio dei farmaci in circa due pazienti su tre e alla precoce interruzione del trattamento in un paziente su tre.

“Alla luce di queste criticità – spiega il prof. Roberto Iacovelli, UOC Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Center, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Oncologia Medica, Università Cattolica del Sacro Cuore – abbiamo disegnato uno studio nel quale i pazienti che avevano beneficiato dal trattamento, cioè che avevano presentato una riduzione del tumore durante i primi nove mesi di terapia, potevano interrompere il farmaco inibitore dell’angiogenesi (il responsabile della maggior parte delle tossicità), per proseguire con il solo immunoterapico; salvo riprendere il trattamento anti-angiogenico in caso di peggioramento della malattia. Lo studio ha dimostrato che questa strategia permette di evitare l’uso del farmaco più tossico per un tempo mediano di 4 mesi e, in un terzo dei pazienti, per oltre sei mesi, senza che questo abbia ricadute negative sul controllo di malattia, che mediamente è stato di oltre 23 mesi. Questo consente allo stesso tempo di evitare molte delle tossicità correlate al trattamento”.

Lo studio TIDE-A è stato effettuato su 79 pazienti, arruolati presso 15 centri oncologici in Italia ed è il primo ad aver esplorato questa modalità di personalizzazione del trattamento.

Sempre all’ESMO sono stati inoltre presentati i risultati di uno studio di fase 3, multicentrico internazionale, Litespark005, che ha visto il gruppo di Fondazione Policlinico Gemelli tra i primi in Italia per numero di pazienti reclutati. Lo studio ha evidenziato che un nuovo farmaco, il belzutifan, è in grado di aumentare il controllo di malattia rispetto allo standard di trattamento (everolimus), nei pazienti che abbiano ricevuto fino a 3 trattamenti precedenti. Belzutifan è un trattamento innovativo in quanto rappresenta il primo farmaco che blocca la crescita del tumore, ‘tagliando’ l’ossigeno alle cellule neoplastiche, attraverso l’inibizione della proteina HIF2 alfa.

“Attualmente – conclude il prof. Iacovelli – il nostro centro sta partecipando ad altri due studi incentrati su questo stesso farmaco con il quale stiamo maturando una significativa esperienza”.

“Attualmente la nostra UOC di Oncologia Medica ha ben 15 sperimentazioni cliniche attive con nuovi farmaci e nuovi protocolli sui tumori urologici – ricorda il prof. Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Oncologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Più in generale i tumori dell’apparato genito-urinario rappresentano una fetta consistente dell’attività di ricerca e clinica di tutto il Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli, grazie alla presenza di specialisti di alto livello nell’ambito chirurgico, clinico, di diagnostica per immagini e di laboratorio e radioterapico. Nel nostro Comprehensive Cancer Center nei primi 9 mesi del 2023 abbiamo registrato un aumento ulteriore dei volumi di pazienti e attività assistenziale erogata su tutte le neoplasie rispetto a quelli ottenuti nel 2022, che già erano stati ai vertici del nostro Paese, dimostrando la capacità di attrazione e la fiducia che la nostra istituzione ha con le persone affette da tumori”.

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