Tumore alla prostata: arriva la PET-PSMA, indagine rivoluzionaria per identificare precocemente la recidiva

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L’ospedale Molinette di Torino ha appena reso operativa la metodica, ponendosi così tra i primi centri nel mondo e in Italia ad utilizzarla

corsia-ospTorino, 30 novembre 2016 – Alle Molinette di Torino sbarca la nuovissima e rivoluzionaria PET-PSMA, una nuova arma per identificare precocemente la ripresa del tumore alla prostata dopo una iniziale apparente guarigione. Si chiama PET-PSMA e presto manderà in pensione la tradizionale PET con colina, sino a ieri ritenuta l’indagine più precisa per identificare un tumore alla prostata. Da pochi giorni, presso la Città della Salute di Torino, i primi pazienti sono stati sottoposti a questa indagine innovativa, che con estrema precisione riesce a rilevare la presenza di depositi anche molto piccoli di tumore alla prostata.

Ogni anno sono 36.000 i nuovi casi di tumore alla prostata in Italia, dei quali 4.800 solo in Piemonte. Ogni anno 6.000 pazienti (circa 800 in Piemonte) vengono curati con la prostatectomia radicale ed altrettanti ricevono una radioterapia. Queste terapie sono di solito inizialmente molto efficaci. In più dell’80% dei casi si assiste ad una completa remissione della malattia, testimoniata dal fatto che il PSA (il marcatore che ha portato a fare la diagnosi) si abbassa a valori che sono prossimi allo zero. Tuttavia dopo un periodo di guarigione apparente, che può durare anche anni, nel 30-40% dei pazienti il PSA ritorna a crescere in modo progressivo e costante, dapprima molto lentamente, poi in modo sempre più rapido.

La risalita del PSA indica in modo inequivocabile che è in atto una ripresa della malattia. La malattia può ripartire nella stessa sede in cui si trovava la prostata (nel caso sia stato fatto l’intervento) oppure in altri organi distanti dalla prostata. In quest’ultimo caso si parla di ‘metastasi’. Poiché inizialmente si tratta sempre di una malattia presente solo a livello microscopico (e quindi di volume molto piccolo), strumenti diagnostici convenzionali come la scintigrafia ossea, la TAC o la risonanza magnetica sono totalmente inefficaci nel localizzarla.

L’introduzione in tempi relativamente recenti della PET-TAC, un esame che combina i vantaggi della TAC nell’individuare con precisione la sede della malattia nel corpo umano con quelle della tomografia ad emissione di positroni (PET), che invece è in grado di localizzare tumori anche molto piccoli attraverso l’identificazione di ‘sostanze’ specifiche da loro prodotte, sembrava aver risolto questo problema.

Purtroppo la PET-TAC, che utilizza la colina, una sostanza molto specifica per le cellule di tumore alla prostata, si è recentemente rivelata molto imprecisa. I pazienti che hanno un PSA in crescita dopo un’iniziale terapia che sembrava essere stata efficace vivono in uno stato di ansia perché sanno di essere nuovamente malati, ma nello stesso tempo non possono ricevere cure efficaci sino a quando la malattia non diventerà visibile.

Da poco è stata però messa a punto una PET-TAC assolutamente innovativa per il tumore alla prostata: essa utilizza una nuova sostanza chiamata PSMA, in sostituzione della colina, che è in grado di riconoscere con estrema precisione anche piccole aree di tumore alla prostata.

L’ospedale Molinette, su input del Direttore generale Gian Paolo Zanetta, ha appena reso operativa la metodica, ponendosi così tra i primi centri nel mondo e in Italia ad utilizzarla. Tale indagine, che presenta anche costi molto vantaggiosi rispetto alla PET-TAC con colina, porterà sicuramente un grosso passo in avanti nella possibilità di poter utilizzare precocemente armi terapeutiche, quali la chirurgia e la radioterapia per i pazienti che presentano una recidiva di tumore alla prostata.

“Siamo molto orgogliosi – afferma Gian Paolo Zanetta, Direttore Generale della Città della Salute – di poter essere uno dei primissimi centri in Italia a mettere a disposizione del paziente affetto da tumore alla prostata questo nuovo strumento di diagnosi. La PET-PSMA ha dimostrato evidenti vantaggi rispetto alla PET-colina nell’identificare una ripresa di malattia prostatica e localizzarne la sede precisa”.

Si tratta di un esame che al momento trova la sua indicazione in quei casi in cui, dopo un trattamento iniziale della malattia, si assiste nuovamente ad un aumento progressivo del PSA, segno inequivocabile di una ripresa della malattia che può non dare segno di sé per molto tempo e che spesso non riesce ad essere neanche identificata dalla PET con colina, considerata sino a ieri la metodica diagnostica più avanzata. Questa nuova PET-TAC invece utilizza come tracciante una sostanza radioattiva a base di Gallio in grado di legarsi al “PSMA”, una proteina che si trova in grandi quantità nei tumori della prostata.

“Gli studi preliminari evidenziano che la PET-PSMA è in grado di identificare la recidiva di malattia in fasi molto precoci, risultando pertanto utile anche in presenza di valori di PSA ancora molto bassi, cioè nelle fasi iniziali della ripresa di malattia” afferma il prof. Gianni Bisi, direttore della Medicina Nucleare universitaria dell’ospedale Molinette, sede dove viene effettuato l’esame.

Quanti pazienti beneficeranno di questa innovazione? Nonostante la maggior parte dei tumori alla prostata possa oggi essere curata in modo efficace con l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale o con la radioterapia, si stima che in un 30-40% vi sia una ripresa della malattia, documentata da una risalita progressiva e costante dei valori di PSA.

“La PET-PSMA è particolarmente utile nei pazienti con sospetta recidiva di tumore alla prostata, per i quali una corretta identificazione della sede di malattia sia in grado di influenzare la scelta terapeutica – precisa il prof. Paolo Gontero, Direttore della Clinica Urologica universitaria delle Molinette – Tra questi si annoverano i pazienti con crescita del PSA dopo una precedente radioterapia, dove la capacità di confermare la presenza di malattia esclusivamente nella prostata è il presupposto per poter prendere in considerazione un intervento di prostatectomia radicale di salvataggio, oggi fattibile con tecnica robotica all’ospedale Molinette”.

La PET-PSMA si profila altresì come uno strumento molto utile per il radioterapista, prosegue Gontero: “Quando assistiamo ad un aumento del PSA dopo una precedente chirurgia, un’informazione precisa sulla sede di malattia, quale può fornirci la PET-PSMA, diventa di fondamentale importanza per un impiego più razionale e mirato della radioterapia”.

La PET-PSMA sarà disponibile anche per tutti gli utenti che possiedano i requisiti clinici (quindi anche quelli provenienti da altri ospedali). A tal fine è stato predisposto presso gli ambulatori di Urologia un servizio medico dedicato che si occuperà di verificare l’idoneità dei pazienti alla procedura.

fonte: ufficio stampa

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