Spazi neonati, come cambia la Neonatologia universitaria dell’ospedale Sant’Anna di Torino

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Torino, 22 ottobre 2018 – L’umanizzazione degli ospedali passa anche dalla progettazione degli interni. Questa è la sfida del workshop Spazi neonati. Progettazione partecipata per il co-living nel reparto di Neonatologia, di cui sono stati presentati pubblicamente gli esiti oggi all’ospedale Sant’Anna di Torino: gli architetti torinesi hanno proposto 4 concept per il reparto di Neonatologia universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Enrico Bertino); tra questi, è stata selezionata la proposta del gruppo composto da Silvia Battistini, Gianni Cagnazzo, Anali Cantoral Ripas, Grazia Giulia Cocina, Monica Taverniti e Irene Vignati che sarà utilizzata come base per ridisegnare gli spazi.

Questa la motivazione della giuria composta da Roberto Albano (Fondazione per l’architettura / Torino), Enrico Bertino (Reparto di Neonatologia Universitaria Ospedale Sant’Anna di Torino), Anita Donna Bianco (DEAR – Design Around Onlus), Sabra Miroglio (architetto) e Catterina Seia (Fondazione Medicina a Misura di Donna):

Il gruppo ha sviluppato una perfetta analisi rispetto alle esigenze in quanto emerge un profondo ascolto, una buona filosofia di progetto e un’ottima metodologia di approccio. Appare la soluzione in grado di fornire i migliori spunti e la migliore definizione di concept complessivo, presupposti per un successivo sviluppo progettuale che tenga conto delle esigenze e dei vincoli imposti.

Il progetto Spazi neonati, che vede i genitori dei neonati prematuri, i medici e gli infermieri della Terapia Intensiva Neonatale lavorare insieme agli esperti di architettura e design, nasce dalla volontà di riflettere sull’importante contributo che il disegno degli interni riveste per la vivibilità degli spazi di cura.

Illuminazione, colori e comfort acustico sono alcuni dei tasselli che possono costituire un valore aggiunto all’impiego delle più avanzate tecnologie assistenziali e agli sforzi dei medici e infermieri impegnati nella cura di questi fragili bambini e nel sostegno delle loro famiglie.
Il reparto di Neonatologia universitaria del Sant’Anna di Torino, al centro del workshop, è un reparto al terzo piano del complesso ospedaliero di via Ventimiglia, le cui attività si integrano con quelle dei vicini reparti universitari di ostetricia.

Negli spazi della Terapia Intensiva si trovano a convivere anche per periodi di tempo prolungati genitori, infermieri e personale medico come in una seconda casa in cui l’accesso è aperto 24 ore. È emerso sempre di più negli ultimi anni l’effetto dell’ambiente sulla maturazione cerebrale soprattutto in questi neonati che sono in una fase molto critica del loro sviluppo neuroevolutivo.

24 progettisti, tra architetti, studenti e laureati in architettura, hanno lavorato all’umanizzazione degli ambienti ospedalieri a partire dall’analisi delle necessità di chi abita gli ospedali: pazienti e loro famiglie, medici e infermieri. Tra le esigenze, solo per fare qualche esempio, c’è la richiesta di spazi che consentano di poter trascorrere più tempo possibile vicino al bambino, che siano accoglienti, che facilitino l’orientamento, il supporto reciproco tra i genitori e che agevolino l’integrazione tra le attività di cura medica con le pratiche di umanizzazione. Ma c’è anche il bisogno di ambienti che facilitino il rilassamento e la rigenerazione fisiologica ed emotiva dei genitori in questo percorso molto difficile.

Il gruppo vincitore è partito da un’attenta analisi della situazione attuale, mettendo in luce e valorizzando il fatto che all’interno del TIN (reparto di Terapia Intensiva Neonatale) convivano istanze contraddittorie e che aspetti solitamente negativi in questo ambito assumano invece una valenza positiva: il buio che protegge il bambino imitando l’utero materno, l’artificialità rappresentata dalle macchine che tengono in vita i neonati, la separazione che aiuta i genitori a distaccarsi e ad allontanarsi dalle difficoltà del momento.

La vision del concept è sintetizzata nell’immagine di un bozzolo sospeso dalle tensioni tra polarità contrastanti. Il lavoro di riprogettazione ha privilegiato le istanze e gli spazi dei genitori: la sala a loro riservata, che attualmente è laterale, viene ricollocata in posizione centrale; attraverso l’eliminazione di alcuni setti murari infatti viene creato un unico ambiente che unisce diverse funzioni (relax, socializzazione, confronto con i medici, tiralatte,…) che sono differenziate attraverso pareti curve e arredi che consentono utilizzi flessibili e che garantiscono la privacy o la vicinanza delle altre persone a seconda delle necessità.

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