Sepsi come infarto o ictus, vera emergenza medica

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Le dichiarazioni del dott. Abele Donati, dirigente medico dell’A.O.U Ospedali Riuniti di Ancona, sulle novità di cui si discute al 70° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione, Terapia Intensiva (SIAARTI)

ospedale-medici-corsiaNapoli, 27 ottobre 2016 – “Sono uscite da pochi mesi le nuove definizioni di sepsi. Sono un contributo per individuare il paziente settico. La cosa emersa in maniera chiara è che la sepsi è un’emergenza medica, e come tale va trattata e considerata così come trattiamo l’infarto miocardico acuto, il trauma o il paziente con l’ictus ischemico: una vera e propria emergenza medica”. Così Abele Donati, dirigente medico dell’A.O.U Ospedali Riuniti di Ancona, sulle novità di cui si discute al 70° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione, Terapia Intensiva (SIAARTI), che si celebra alla Mostra d’Oltremare di Napoli, dal 26 al 29 ottobre.

“Sul versante terapeutico – spiega il clinico – ci sono alcuni studi quasi finiti che potrebbero aiutarci a trattare un paziente con choc settico, e alcuni nuovi antibiotici che possono aiutarci nella terapia delle infezioni che hanno causato la sepsi. Un altro dato importante che sta emergendo da qualche anno è che è difficile parlare di un trattamento standardizzato del paziente settico. Ma ci si sta sempre più orientando verso una ‘terapia di precisione’, dove ciascun paziente settico deve essere valutato e il trattamento sempre più individualizzato verso quella tipologia di paziente, con le sue caratteristiche”.

Su cosa occorra nella battaglia contro la sepsi, Donati ha pochi dubbi: “Ritengo importante che ci sia una consapevolezza in tutta la popolazione che la sepsi ha un’alta mortalità e che questa battaglia – avverte – va combattuta come quella contro l’infarto o l’ictus. Il secondo punto è rivolto agli operatori della sanità, in quanto – aggiunge il dirigente medico – anche in questi non c’è una piena consapevolezza di cosa sia la sepsi e dei pericoli a cui va incontro il paziente settico se non adeguatamente trattato sia in termini terapeutici che di tempistica”.

fonte: ufficio stampa

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