“Back to brain”. Ritorno al cervello: così le Giornate Pisane di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica superano gli specialismi per una nuova ottica del continuum infanzia, adolescenza e età adulta.
Novità su depressione, disturbi della condotta alimentare, uso di sostanze, ADHD e Disturbi dello Spettro Autistico dell’adulto (AdAS)
Pisa, 15 giugno 2015 – “Back to brain”. Ritorno al cervello. Come in un film che anticipa il futuro, così le Giornate Pisane di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica riscoprono l’organo che dà vita alla mente, con la sua “storia” biologica che si sviluppa ininterrottamente a partire dal concepimento. L’appuntamento scientifico più atteso della stagione ha il coraggio di spezzare quei confini artificiosi eretti dalle specializzazioni di medici e psicologi, per riconsegnarci uno sguardo più ampio, senza fratture nell’evoluzione del cervello dalla nascita sino all’età adulta.
Le divisioni hanno portato a trascurare la continuità temporale delle linee di sviluppo del cervello, delle sue funzioni e della loro integrazione, finendo per sviluppare metodiche d’indagine e di cura differenziate e scarsamente comunicanti tra di loro. Con questa nuova ottica si affronteranno i principali disturbi mentali come l’autismo, la depressione, i disturbi della condotta alimentare, l’uso di sostanze, l’ADHD e il tema forte della transizione dall’età pediatrica a quella adulta, includendo anche studi inediti sul Disturbo dello Spettro Autistico sottosoglia o dell’adulto (AdAS). Tante quindi le novità racchiuse nel convegno, giunto all’ottava edizione, che si apre domani presso il centro congressi dell’Hotel Galilei, presieduto dalla prof.ssa Liliana Dell’Osso, Professore Ordinario di Psichiatria dell’Università di Pisa e Direttore dell’Unità Operativa di Psichiatria dell’AOUP, e dal prof. Giovanni Cioni, Professore Ordinario di Neuropsichiatria infantile dell’Università di Pisa, nonché Direttore Scientifico dell’IRCCS Fondazione Stella Maris.
I disturbi mentali sono frequenti in età evolutiva
Gli studi epidemiologici sull’impatto di queste patologie nella vita dei bambini e dei ragazzi nel nostro Paese sono pochissimi. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano come i disturbi neuropsichici attualmente rappresentino circa il 13% delle malattie che globalmente colpiscono la popolazione.
Secondo lo studio Prisma, l’unico disponibile sulla popolazione italiana, in età adolescenziale i disturbi della vita mentale internalizzanti o esternalizzandi assommano a più del 10%. Circa l’1% di tutti i bambini presenta un disturbo dello spettro autistico. Numeri che aumentano vertiginosamente in tutti i Paesi, dimostrando l’urgenza di diagnosi precoce per una cura tempestiva e la necessità di risorse dedicate e di una migliore organizzazione. Anche perché il costo sociale di queste patologie è elevatissimo e lo è ancor di più se diagnosticate tardi.
“La maggior parte dei disturbi dell’adulto – spiega il professor Cioni – sono la continuazione di quadri spesso sottosoglia del bambino o dell’adolescente. In molti casi la loro causa risale ad età precoce, anche fetale. Si stima infatti che il 50% dei disturbi dell’adulto risalga all’età infantile. Da qui l’importanza della diagnosi precoce. Curare tempestivamente queste malattie significa prevenire la loro manifestazione o almeno attenuarne la gravità”. Le Giornate Pisane offriranno nuovi spunti anche da studi epidemiologici ancora inediti.
Continuità infanzia, adolescenza e età adulta
Come spiega la prof.ssa Liliana Dell’Osso il convegno prevede sessioni incentrate su grandi aree tematiche cliniche, affrontate in questa ottica. Grande attenzione è rivolta ai disturbi maggiormente riconosciuti nell’età evolutiva come l’autismo e l’ADHD, di cui si esamineranno prognosi, esiti e trasformazioni nella vita adulta ed ai disturbi più noti dell’adulto, come i disturbi dell’umore, la depressione.
“La depressione è il disturbo psichiatrico più comune e grave dell’adulto ma esiste – prosegue il prof. Cioni – con una differente sintomatologia, anche nel bambino e soprattutto nell’adolescente. Il suicidio è tra cause più frequenti di morte in adolescenza. Dei disturbi dell’umore verranno indagati i prodromi e i precursori nell’infanzia e nell’adolescenza. L’ADHD è un disturbo tipico del bambino, con sintomi diversi è lifespan, ossia nasce nell’infanzia e prosegue nelle età successive. Altre sessioni riguarderanno disturbi che esordiscono elettivamente nell’adolescenza, come i Disturbi del Comportamento Alimentare e l’Uso di Sostanze, che quindi si collocano naturalmente in un’ottica di continuità tra età evolutiva e adulta. Conoscere la storia naturale della patologia sin dall’infanzia – prosegue il professore – significa permettere allo psichiatra di conoscere meglio i quadri patologici e quindi curarli meglio”.
Il modello di Spettro, un approccio innovativo e di rilievo internazionale, cui la Scuola Pisana di Psichiatria ha dato importanti contributi pionieristici negli ultimi decenni per la maggior parte degli ambiti psicopatologici.
“Utilizzando questo approccio – spiega la prof.ssa Liliana dell’Osso – è stato possibile mappare tutta l’area delle manifestazioni collegate ai singoli disturbi, dai prodromi fino agli esiti, nel singolo soggetto ed anche, in forma sottosoglia e di manifestazioni isolate, nei familiari dei pazienti o in ampi campioni della popolazione generale. Una interessante ipotesi originata da questo modello, attualmente in corso di sperimentazione nella Clinica Psichiatrica, è che, accanto ai Disturbi dello Spettro Autistico conclamati che esordiscono nella prima infanzia, vi sia un universo di casi sottosoglia di Spettro Autistico dell’Adulto (AdAS), anch’essi a patogenesi neuroevolutiva, matrice di vulnerabilità per lo sviluppo dei diversi disturbi mentali, che ci auguriamo diventino target per interventi preventivi di diagnosi precoce e trattamento. La nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico del Disturbi Mentali (DSM-5), adottato a livello mondiale dagli operatori della salute mentale – prosegue la prof.ssa Dell’Osso – ha accolto il Modello di Spettro della patologia psichiatrica, sostenuto dalla Scuola Pisana che da vent’anni collabora su questo tema con prestigiose università americane. L’evidenza scientifica colloca ormai molti disturbi mentali, se non tutti, all’interno di uno spettro di condizioni psicopatologiche strettamente correlate che condividono sintomi, fattori di rischio genetici e ambientali, e, verosimilmente, substrati neurali”.
Un paradigma nuovo per la psicopatologia dell’adulto
Continua la prof.ssa Dell’Osso: “Nella clinica dell’adulto è frequente individuare pazienti che dietro i disturbi in primo piano (bipolare, panico, ossessivo, borderline etc.) nascondono tratti espressivi, comportamentali e cognitivi riconducibili ad uno spettro autistico sottosoglia. A livello internazionale esistono case report in questa direzione e noi stessi stiamo sviluppando una visione generale sintetica di questo nuovo modello concettuale che, aspetto fortemente innovativo, consente di svincolare questi disturbi dall’area della schizofrenia, una diagnosi inutile, stigmatizzante e destinata ad una definitiva estinzione a breve. Il modello di spettro consente di stabilire precisi percorsi di malattia a partire dallo spettro autistico sottosoglia: in relazioni a traumi ed eventi vitali si attivano in questi soggetti (molto più facilmente che nei soggetti “normali”) aree cerebrali correlate ai disturbi dell’umore, d’ansia, ossessivi e psicotici. Questo modello oggi è sostenuto da dati neuroscientifici: si passa dall’individuazione di varie anomalie genetiche o di costellazioni poligeniche, agli studi sulla connettività neuronale in età evolutiva e sui neuroni specchio. Fortemente innovativa è l’idea che tutta quest’area clinica risenta di un disturbo dello sviluppo cerebrale, con aspetti deficitari di vulnerabilità ma anche positivi di resilienza e potenzialmente originali e innovativi. Su questa base – prosegue Dell’Osso – il paradigma scientifico è cambiato, sia rispetto al concetto tradizionale che vedeva nei disturbi borderline e psicotici sostanzialmente delle forme neurodegenerative (rispetto ad una normalità intesa come standard functioning cerebrale), sia rispetto al paradigma dominante negli ultimi decenni, quello della primarietà del disturbo bipolare dell’umore, cioè di un’origine principalmente affettiva della maggior parte della psicopatologia. Si tratta a mio avviso di un rivoluzionario cambiamento di paradigma, del quale non vi è ancora oggi una larga percezione, destinato a ricevere sempre maggiori consensi con i progressi della ricerca neuroscientifica e clinica”.
La transizione dall’infanzia all’età adulta è diventata una urgenza
Il congresso affronta il tema cruciale della presa in carico tra i servizi dell’età evolutiva e quelli dell’adulto, al raggiungere della maggiore età, dei pazienti affetti da Autismo, ADHD od altro disturbo mentale. Un momento spesso drammatico per i pazienti e le famiglie.
Alla transizione l’appuntamento pisano dedica una tavola rotonda con i rappresentanti a livello toscano e nazionale delle società scientifiche, ma anche con le associazioni delle famiglie dei pazienti, che affronteranno questo aspetto da un punto di vista clinico ed organizzativo. La transizione è un aspetto molto importante per patologie gravissime quali l’autismo, che oggi sappiamo è molto più frequente di quanto non pensavamo fino a pochi anni fa, ma mancano anche a livello europeo i modelli di come questa transizione possa e debba avvenire. Anche sotto questo aspetto il congresso fa da apripista.
fonte: ufficio stampa