PREVICTUS, progetto per la personalizzazione della riabilitazione post ictus

Prof. Paolo Maria Rossini, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele Roma: “Ci consentirà di predire il livello di recupero finale e il network di IRCCS dedicati permetterà di garantire la migliore qualità di vita possibile”

Prof. Paolo Maria Rossini

Roma, 28 ottobre 2021 – Ha preso il via uno studio per la personalizzazione della riabilitazione post ictus. Il progetto PREVICTUS, dell’IRCCS San Raffaele Roma “studierà e metterà a punto la gamma di esami strumentali e di scale di valutazione clinica, che consentano già nelle prime giornate successive allo stroke di prevedere il livello di recupero finale e di ritagliare, quasi con un’azione sartoriale, le migliori attività di riabilitazione su ciascun paziente”, spiega il prof. Paolo Maria Rossini, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele Roma.

“Questo comporterà l’identificazione di biomarcatori e la possibilità di sfruttare al meglio le capacità del paziente di vicariare le attività delle regioni danneggiate del sistema nervoso, tramite l’attivazione di circuiti e strutture alternative e/o il risveglio di aree e connessioni ‘addormentate’ dall’ictus, ma non distrutte”, prosegue Rossini.

Il 29 ottobre si celebra, come ogni anno, la Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale e la World Stroke Organization ha voluto quest’anno evidenziare quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi, lanciando il tema “Minutes can save lives”: i minuti possono salvare vite umane. Subito dopo essere riusciti a farlo, però, bisogna pensare a come riabilitare il paziente colpito da stroke in cui permangano – dopo i primi giorni dall’evento – dei postumi neurologici motori, di linguaggio, di equilibrio, di vista, e a farlo tornare alla migliore qualità di vita possibile. Per questo è stato pensato PREVICTUS.

Il progetto nel primo anno si concentrerà su un centinaio di pazienti, i cui casi saranno studiati mediante metodiche molto avanzate (es. risonanza magnetica funzionale e con analisi trattografica, stimolazione magnetica transcranica, EEG ad alta definizione per studio della connettività) e scale di valutazione della funzione della mano e del braccio.

“Questi Pazienti verranno poi seguiti nel tempo al fine di poterne appieno valutare il livello di recupero. Nell’ anno successivo, i biomarcatori che – spiega ancora il prof. Rossini – si saranno dimostrati più accurati nel prevedere il futuro andamento, verranno utilizzati per predisporre un panel di trattamenti riabilitativi sia standard che robotici per ‘personalizzare’ al massimo il percorso riabilitativo”.

L’IRCCS San Raffaele di Roma è parte dell’Istituto Virtuale per le Malattie Cerebrovascolari composto complessivamente da una ventina di IRCCS, presso i quali vengono ricoverate persone colpite da Ictus, sia in età pediatrica che in età adulta; questa rete di istituti include numerosi centri per la neuroriabilitazione.

“Il progetto avviato ci permetterà di predire il livello di recupero finale e il network di IRCCS italiani dedicati (coordinato dal prof. Calabresi del Policlinico Gemelli) potrebbe rappresentare il terreno più adatto dove testare questo nuovo approccio che, se funzionale, potrebbe a quel punto divenire patrimonio Servizio sanitario nazionale (SSN). In questo modo si sarà in grado di coprire l’intero percorso diagnostico/terapeutico/riabilitativo/prognostico – aggiunge Rossini – in cui le stroke units, che nelle prime ore dall’evento intervengono con la trombolisi o la rimozione meccanica del trombo, lavoreranno di concerto con i reparti di neuroriabilitazione”.

“La continuità assistenziale arriverà sino agli interventi di mantenimento riabilitativo a domicilio, eseguiti tramite tecnologie di telemedicina. Non è mai accaduto prima che un elevato numero di centri distribuiti sul territorio nazionale decidessero di armonizzare le procedure all’interno di percorsi condivisi, al fine di definire i migliori metodi di cura e riabilitazione per le finalità del SSN”, conclude il prof. Rossini.

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