Neuropatie: l’ecografia “terzo occhio” del medico. Minimizzati i rischi operatori

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Come spiegato sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine” dai ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica, la metodica guida anche l’anestesista

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Roma, 7 gennaio 2019 – L’ecografia è il “terzo occhio” del medico: rappresenta un valido supporto nelle procedure invasive, per esempio guidando il medico nell’esecuzione corretta delle infiltrazioni alla mano, minimizzando i rischi della procedura.

È quanto sostengono i ricercatori coordinati dal prof. Luca Padua, docente di Neurologia all’Università Cattolica, Responsabile dell’Unità Operativa “Neuroriabilitazione ad Alta Intensità” della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e Referente Scientifico della Fondazione Don Carlo Gnocchi, sulla base della lunga esperienza nel campo dell’ecografia del nervo e sulla base di numerosi studi pubblicati su diverse riviste scientifiche.

La summa di queste evidenze scientifiche è stata pubblicata in forma di lettera sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, redatta dal prof. Padua e dai dottori Daniele Coraci e Claudia Loreti (Fondazione Don Gnocchi).

Background
L’ecografia è un valido strumento per lo studio di diverse strutture corporee, incluso il sistema nervoso periferico. In questo caso, l’esecuzione dell’ecografia richiede una notevole esperienza da parte del medico, ma permette di valutare, in modo incredibilmente preciso e in maniera non invasiva, la morfologia delle strutture esaminate. In questo modo, si possono ottenere importanti informazioni in caso di neuropatie. La letteratura scientifica mondiale è ricca di evidenze relative alle potenzialità di questa metodica.

Utilizzo in ambito clinico
Nel caso di interventi chirurgici, l’ecografia può essere usata per conoscere bene la condizione anatomica del nervo e delle strutture circostanti in fase pre-operatoria, ovvero “a cielo chiuso”. Questo permette di pianificare l’intervento con maggiore sicurezza, conoscendo e preparando le procedure da attuare.

Questo approccio è utile nei casi di ricostruzione chirurgica o nei casi di anestesia locale, dove il nervo è la struttura target per ottenere una anestesia efficace. Riguardo quest’ultima procedura se eseguita “alla cieca”, essa può risultare inefficace (quando il posizionamento dell’ago da anestesia è errato) o provocare effetti collaterali (legati per esempio a una somministrazione dell’anestetico in un vaso).

Ogni anno i traumi dell’arto superiore sono oltre un milione e la corretta esecuzione di un intervento, talvolta, risulta essenziale per migliorare la qualità di vita di un paziente. Da questo si comprende la necessità di usare tutte le armi a disposizione del medico per garantire la migliore riuscita dell’operazione. In questo contesto, si pone l’ecografia.

Sul New England Journal of Medicine, il gruppo del professor Padua sottolinea che questa metodica è in grado di ‘vedere’ anche strutture nervose molto piccole a livello della mano, scoprire la presenza di eventuali anomalie strutturali (come decorsi irregolari di nervi o vasi sanguigni) e comprendere le relazioni anatomiche tra un nervo e le strutture a esso vicine, come i muscoli.

Attualmente, l’utilizzo del supporto ecografico in questo tipo di interventi è limitato solo ai centri altamente specializzati in quanto ancora di recente introduzione e richiede un’elevata esperienza da parte del medico. L’auspicio è che sempre di più ci si avvalga di questa metodica nello svolgimento di operazioni neurochirurgiche agli arti.

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