Iraq, Medici Senza Frontiere riabilita uno dei due ospedali distrutti nel distretto di Sinjar

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Roma, 14 novembre 2018 – Medici Senza Frontiere (MSF) ha avviato le proprie attività nell’ospedale generale di Sinuni, la città più popolata del distretto di Sinjar, in Iraq, per rispondere all’urgente bisogno di servizi medici di secondo livello per migliaia di persone fuggite dai combattimenti che ora stanno rientrando nell’area. Il progetto, in collaborazione con il Direttorato della Salute iracheno, fornisce in particolare servizi di maternità, pediatria e pronto soccorso, che a causa della devastazione nell’area erano ormai praticamente assenti.

Per chi vive nel distretto di Sinjar, accedere a cure mediche di qualità è stato incredibilmente difficile da quando la regione è passata sotto il controllo del gruppo dello Stato Islamico, nel 2014, e ha poi subito l’offensiva militare per la riconquista. L’ospedale di Sinuni è l’unico attualmente funzionante in tutto il distretto, dopo che quello di Sinjar è stato distrutto nei combattimenti.

È qui che lavora anche Murad, traduttore medico per MSF all’ospedale, che nel tempo libero diventa clown per i piccoli pazienti ricoverati (video): “Il mio obiettivo è far ridere almeno tre bambini al giorno. Facendo il calcolo, in un mese potrebbero essere 60, in due mesi 120. Se lo facessi per un anno, avrei fatto sorridere moltissime persone. Cerco di aiutarli con le mie semplici cose”.

MSF supporta l’Ospedale generale di Sinuni da luglio 2018, quando ha riabilitato il servizio di pronto soccorso, che include l’unica maternità dotata di sala operatoria in tutta l’area e un servizio di ambulanza che supporta il 90 per cento dei trasferimenti di pazienti da Sinjar alle strutture di altre regioni. Entro fine anno, MSF inizierà a offrire servizi di salute mentale, per la grande richiesta di consulenze psicologiche e trattamenti psichiatrici e farmacologici per disturbi mentali post-traumatici.

“L’accesso alle cure a Sinjar è stato seriamente compromesso da gravi danni alle strutture mediche, dallo sfollamento del personale medico e dalla costante insicurezza – spiega Priscillah Gitahi, responsabile medico di MSF a Sinuni – Ma da quando abbiamo riaperto la maternità, il numero di pazienti sta aumentando e oggi assistiamo una media di 25 parti a settimana”.

Dalla fine dell’offensiva militare, nel novembre 2015, le persone stanno rientrando a casa lentamente, perché case e infrastrutture sono distrutte e l’accesso alle cure e alla scuola è molto limitato. Oggi nel distretto vivono quasi 100.000 persone – principalmente membri delle comunità di Yazidi – ma prima della crisi vi abitava una popolazione multi-etnica di 400.000 persone.

MSF lavora in Iraq dal 1991, con uno staff che conta oltre 1,500 operatori umanitari. MSF offre cure mediche primarie e secondarie, tra cui assistenza pre e neonatale, trattamenti per le malattie croniche, chirurgia e riabilitazione per feriti di guerra, servizi per la salute mentale e attività di educazione alla salute. Attualmente lavoriamo nei governatorati di Erbil, Diyala, Ninewa, Kirkuk, Anbar e a Baghdad.

Per sostenere le attività mediche nei contesti di guerra, MSF ha lanciato la campagna di raccolta fondi “Cure nel cuore dei conflitti”: fino al 30 novembre si possono donare 2 euro con SMS da rete mobile, 5 o 10 euro con chiamata da rete fissa al numero 45598 oppure online sul sito www.msf.it/conflitti. Tutti i dettagli sul sito dell’iniziativa.

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