Con l’estate in arrivo, i Pronto Soccorso siciliani rischiano il collasso

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Fsi-Cni Sicilia: “Non sono più tollerati tagli e rinvii da parte di Ministero e Regione, adesso bisogna assumere. La gente muore perché non trova strutture adeguate, allertate le 9 Prefetture siciliane”

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Dott. Calogero Coniglio

Catania, 23 maggio 2016 – Sta arrivando l’estate e con essa tutti i problemi legati alla carenza infermieristica, medico e sanitario negli ospedali, puntualmente le stesse problematiche di ogni anno. Secondo le segnalazioni di cittadini e lavoratori giunte al sindacato, tante le inefficienze negli ospedali in particolare nei pronto soccorso.

“Il pronto soccorso si trasforma in una giungla, in cui pazienti, a volte anche rimangono in attesa anche 10-12 ore. Ma la Regione non ha ancora provveduto alle assunzioni promesse entro novembre 2015 nelle 17 aziende sanitarie e al 118”, denuncia Calogero Coniglio, segretario regionale territoriale di Coordinamento della Fsi-Cni Sicilia – Coordinamento Nazionale Infermieri – Federazione Sindacati Indipendenti.

Per ricorrere allo scorrimento delle graduatorie regionali valide, non si può più aspettare, serve tempo prezioso nel contattare i professionisti di altre province e attivare le procedure amministrative e sanitarie per prendere servizio. Inoltre, il personale che è andato in pensione non è stato ancora sostituito. Una delegazione della Fsi-Cni Sicilia ha visitato, nei giorni scorsi, alcuni ospedali siciliani: grandi e piccoli, delle Asp di Palermo, Catania, Messina e Agrigento, raccogliendo varie lamentele.

bandiera-fsi“La Sicilia – ricorda Coniglio – ‘vanta’ il triste primato di casi di malasanità, presunti errori medici o di cattiva organizzazione sanitaria. 117 in Sicilia, 36 in Emilia Romagna, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 7 in Umbria, 3 in Friuli, 1 in Trentino. Sono i dati stilati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario analizzati dal 2009. Non si deve generalizzare e colpevolizzare tutti gli operatori sanitari, la maggioranza di loro opera con professionalità tra mille difficoltà strutturali ed organizzative per salvare vite, come il pochissimo personale del 118, che corre giorno e notte a soccorrere le vittime della strada. Inoltre molteplici le segnalazioni di cittadini che denunciano le lunghe e interminabili liste d’attesa. La sfiducia dei cittadini nei confronti della sanità siciliana li induce a continuare la via dei viaggi della speranza verso il nord. La sanità siciliana regala fiumi di denaro pubblico ai privati e mantiene liste di attesa da terzo mondo”.

Altro problema sollevato dalla Fsi-Cni è la mancanza di posti letto. Ogni provincia dovrebbe avere una media di 3 posti letto per mille abitanti. “Ne servirebbero il doppio, per colmare il gap – dichiara Maurizio Cirignotta, dirigente sindacale Fsi-Cni – La Regione parla da tempo di assunzioni di personale sanitario medico e non medico, continuamente rinviate. E, invece, molti reparti specialistici nuovi potrebbero essere aperti. Ad esempio, un caso ancora irrisolto riguarda la mancata apertura dell’ospedale San Marco di Librino e del pronto soccorso del Policlinico di Catania: due monumenti allo spreco. Senza dimenticare l’ospedale di Sant’Agata di Militello: lo scheletro in cemento si può ammirare già dallo svincolo dell’autostrada Palermo-Messina”.

“Gli infermieri, come i medici, si trovano a lavorare negli ospedali siciliani in un clima di tensione – precisa Coniglio – La causa è la carenza del personale presente negli ospedali: siamo pochi, si sbaglia e scattano facilmente le denunce. I cittadini non si fidano più e gli infermieri in primis, professioni sanitarie ostetriche, riabilitative, tecniche, della prevenzione, e medici, sono sempre più a rischio di aggressioni”.

Il Ministero della Salute aveva bocciato il piano di riordino della sanità siciliana perché i piccoli ospedali non vengono chiusi e per la mancata riforma della rete del 118. Nello stesso piano sono anche previsti accorpamenti di alcuni ospedali tra cui quello di Sciacca e Ribera, Gela, Niscemi e Mazzarino e Caltanissetta, San Cataldo. Così come in provincia di Palermo, Partinico, Mussomeli, Corleone, Termini e Ingrassia con Villa delle Ginestre proprio a Palermo.

L’istituzione degli “Ospedali Riuniti” è una ‘pezza’ provvisoria prima di arrivare alla chiusura dei piccoli ospedali richiesta dal Ministero della Salute. Cosa comporterà questo per i cittadini? Oltre i già quotidiani disagi, code e degenze nei corridoi è facilmente intuibile che la situazione non potrà che peggiorare.

La Fsi-Cni Sicilia continuerà a lottare per i diritti del personale sanitario e a intraprendere tutte le iniziative che mirano a tutelare i lavoratori. “Riteniamo che questo percorso normativo lungo e complesso sulle famose assunzioni – conclude Calogero Coniglio – non faccia altro che illudere i lavoratori. La Regione però continua a non avere consapevolezza della reale situazione in cui versano i reparti e del fallimento del suo operato, discute solo in termini ragionieristici e intanto la gente muore perché non trova strutture adeguate. Senza assistenza sanitaria si muore, non possono essere più tollerati risparmi dove è in gioco la vita umana. Il sindacato ha così scritto e allertato come l’anno scorso le nove prefetture siciliane”.

fonte: ufficio stampa

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