Cattivi stili di vita influenzano la fertilità

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La disciplina endocrina ha posto grande attenzione alla prevenzione primaria e secondaria nel campo della fertilità. Alcuni studi e interventi di prevenzione si sono focalizzati sugli effetti negativi di stili di vita dannosi, come fumo, alcol, sostanze stupefacenti e cattiva alimentazione, come anche sull’obesità. È quanto emerge dall’intervista rilasciata da Andrea Lenzi, Direttore del Dipartimento Endocrinologia dell’Università la Sapienza di Roma, nonché presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia

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Prof. Andrea Lenzi – Direttore del Dipartimento Endocrinologia dell’Università la Sapienza di Roma, nonché Presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia

Taormina, 28 maggio 2015 – “Il sistema riproduttivo è regolato dagli ormoni e dunque particolarmente vulnerabile alle interferenze endocrine. In diversi casi l’infertilità è infatti da ricondurre ad endocrinopatie. Si pensi – spiega Andrea Lenzi – a tutte le patologie endocrine ovariche e/o extraovariche che possono inficiare l’ovulazione rendendo pertanto la donna infertile o subfertile. Tipici esempi sono la sindrome dell’ovaio policistico, l’amenorrea da stress, l’iperprolattinemia, il diabete, i distiroidismi e l’eccesso di glucocorticoidi. Anche nella controparte maschile, alcune endocrinopatie si associano a disfunzione testicolare. Tra queste la carenza di gonadotropine sia congenita che acquisita per neoplasie o lesioni infiltrative che danneggiano la funzione ipotalamica o ipofisaria. Inoltre, similmente alla donna, anche nell’uomo l’alterazione nei livelli di prolattina e di cortisolo, l’ipertiroidismo e il diabete possono comportare una ridotta funzione riproduttiva”.

La disciplina endocrina ha dunque posto grande attenzione alla prevenzione primaria e secondaria nel campo della fertilità e si è focalizzata sugli effetti negativi di stili di vita come anche sull’obesità. “Il tessuto adiposo (il grasso) – illustra lo studioso – contrariamente a quanto si riteneva in passato, oggi è considerato un organo endocrino a tutti gli effetti poiché capace di produrre ormoni e di interagire con altri organi endocrini. L’obesità è dunque uno di quei fattori modificabili capaci di influenzare la fertilità in ambo i sessi. Nella donna, infatti, l’obesità si associa ad alterazioni del ciclo mestruale, ad aumentato rischio di aborti e di complicanze di natura ginecologica, mentre nell’uomo l’obesità e il sovrappeso determinano un innalzamento della temperatura fisiologica dei testicoli, oltre che uno squilibrio degli ormoni sessuali, che comporta conseguenze negative sulla spermatogenesi”.

Secondo il Direttore del dipartimento di endocrinologia dell’Università la Sapienza di Roma, la fertilità è influenzata anche da molti fattori ambientali in grado di modificare la funzione riproduttiva e il sistema endocrino alterando specificatamente l’omeostasi degli ormoni sessuali e tiroidei. Tra i fattori ambientali maggiormente chiamati in causa, vi sono gli interferenti endocrini. “Si tratta – spiega Andrea Lenzi – di un ampio gruppo di sostanze che agiscono attraverso vari meccanismi. L’azione di tali interferenti endocrini sembra essere associata ad un incremento del rischio di sviluppare malformazioni genitali, alcuni tumori, nell’uomo adulto alterazioni del liquido seminale, sterilità e nella donna alterazioni della pubertà, del ciclo mestruale, dell’ovulazione e della fertilità”.

Infine, sempre nell’ambito dei programmi di prevenzione della fertilità, la stretta sinergia tra la continua ricerca scientifica e la multidisciplinarietà ha permesso di raggiungere traguardi impensabili solo fino a qualche anno fa. “Si pensi – ricorda Andea Lenzi – al successo delle tecniche di crioconservazione del seme e degli ovociti. Tali procedure permettono di mantenere in uno stato quiescente e per un tempo indefinito le cellule e i tessuti prelevati da pazienti affetti da gravi patologie, quali ad esempio quelle neoplastiche, correlate a sterilità permanente o temporanea. La neoplasia può indurre sia effetti diretti, causati dalla patologia stessa, che indiretti, determinati dagli effetti negativi associati ai trattamenti (per esempio radio e chemioterapie), sulla gametotogenesi maschile e femminile. Quindi la crioconservazione rappresenta la possibilità di preservare la fertilità per quei pazienti che in passato sarebbero stati inesorabilmente condannati alla sterilità”.

fonte: ufficio stampa

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