Cardiologia, 1 paziente su 4 non aderisce alle terapie. Dopo ictus, 1 su 3 smette di curarsi

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Dott. Alessandro Boccanelli, Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica: “Se si pensa che al di là dei 75 anni sono dislipidemiche il 50% delle persone, ipertese il 63% e diabetiche il 20% si comprende come sia vasto il problema della non aderenza alle terapie”

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Dott. Alessandro Boccanelli

Rimini, 5 settembre 2017 – La percentuale di aderenza media alle terapie cardiovascolari è pari al 76%, ovvero su 100 pazienti solo 76 seguono correttamente la terapia prescritta. È inoltre dimostrato che, dopo un anno dall’evento acuto (ad esempio, un ictus) la persistenza in terapia è variabile dal 50 all’80%, cioè dal 20 al 50 % dei pazienti smette di curarsi. Ad esempio il warfarin, noto anticoagulante, viene abbandonato nel 32 % dei casi dopo 1 anno. La non aderenza aumenta le recidive di eventi fatali e gravi da 3 a 7 volte.

Se ne è parlato durante gli appuntamenti della sezione salute del meeting di Rimini. In uno spazio appositamente dedicato, un vero e proprio Think Tank, sono stati affrontati alcuni dei temi più “caldi” e attuali del momento: l’accesso ai farmaci e i diritti dei pazienti, le sfide e le opportunità di un paese che invecchia sempre di più, la questione dei vaccini, il ruolo dei BIG Data, la nutrizione, il dialogo tra ricerca, industrie e associazioni scientifiche, e molto altro ancora. Tanti i protagonisti coinvolti medici, scienziati, ricercatori, istituzioni, opinion leader.

LE MALATTIE PIU’ A RISCHIO
Le malattie in cui è maggiore la non-aderenza in ambito cardiovascolare sono l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale, lo scompenso cardiaco, il diabete mellito, le dislipidemie. “Se si pensa che al di là dei 75 anni sono dislipidemiche il 50 % delle persone, ipertese il 63 % e diabetiche il 20 % si comprende come sia vasto il problema della non aderenza – spiega il dott. Alessandro Boccanelli, Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica – Solo il 65 % dei dislipidemici si cura, il 78 % degli ipertesi e il 20 % dei diabetici”.

Le persone che aderiscono meno al trattamento appartengono prevalentemente alle età più avanzate (oltre i 75 anni). Questo è dovuto a diversi ordini di motivi: la polifarmacoterapia (mediamente al di là degli 80 anni si assumono da 3 a 5 classi di farmaci), lo scarso supporto da parte di familiari o caregiver, il basso livello socioeconomico

MENO FARMACI PER UNA MAGGIORE ADERENZA ALLA TERAPIA
“I principali problemi presentati dalla terapia nell’anziano – aggiunge Alessandro Boccanelli – sono la maggiore fragilità di fegato e rene, con conseguente pericolo di accumulo, le maggiori possibilità di interazioni tra farmaci, la diversa composizione del corpo per perdita di massa magra con alterata distribuzione dei farmaci. Inoltre alcuni farmaci sono meno tollerati per cui è più facile che si manifestino effetti collaterali. Per aumentare il livello di aderenza è necessario ridurre al minimo i farmaci da somministrare. E quindi eliminare i farmaci non strettamente necessari, tenere una ‘regia’ dei diversi farmaci specialistici, raccomandare caldamente al paziente e ai familiari l’assunzione dei farmaci indispensabili, privilegiare i farmaci in monosomministrazione, verificare periodicamente l’effettiva assunzione dei farmaci con il paziente e i familiari”.

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