Sfida alla cronicità, gli Osteopati pronti a sostenere il sistema sanitario. Congresso nazionale ROI

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Roma, 7 giugno 2019 – Nei prossimi due anni, i pazienti italiani affetti da malattie croniche che si rivolgeranno alle cure di un osteopata cresceranno a un ritmo superiore di quello atteso per i pazienti non cronici. È quanto emerge dalla ricerca “Gli osteopati e l’atteggiamento verso i pazienti con cronicità” svolta per il ROI, Registro degli Osteopati d’Italia, su un campione di 770 osteopati da Lattanzio Monitoring & Evaluation. Il ROI, in Congresso a Roma, è la più rappresentativa e storica associazione di categoria in Italia con oltre 4.000 iscritti.

Per il 65% del campione della ricerca, dal 2017 a oggi i malati cronici negli ambulatori osteopatici sono cresciuti e continueranno ad aumentare anche nei prossimi due anni per il 73% degli intervistati. Un trend più marcato rispetto ai pazienti non cronici per i quali è attesa una crescita dal 61% degli osteopati italiani.

Dalla ricerca emerge che oggi circa un quarto degli osteopati (il 26%) ha già in carico la maggioranza di pazienti con cronicità e per il 63% degli osteopati si tratta principalmente di donne. L’età media del paziente cronico che si rivolge all’osteopata è tra i 50 e i 55 anni, rispetto al paziente non cronico che ha in media un’età compresa tra i 35 e i 40 anni.

Per gli osteopati italiani, i medici rappresentano un canale di informazione significativo per indirizzare il paziente cronico presso l’ambulatorio osteopatico. Il ruolo del medico di famiglia e dello specialista è segnalato rispettivamente dal 28 e dal 25% degli osteopati intervistati.

“Dalla ricerca emerge che gli osteopati, in base alla loro esperienza clinica, dicono che l’osteopatia potrebbe essere una risposta al bisogno di cura dei pazienti con cronicità. I principi osteopatici, il ragionamento clinico, e l’approccio al paziente, potrebbero infatti soddisfare le attuali indicazioni per una buona gestione del malato con cronicità, in quanto rispondono agli obiettivi del piano nazionale della cronicità” ha commentato Paola Sciomachen.

Per gli osteopati italiani, le prime tre richieste espresse dai malati che si rivolgono all’osteopatia sono una migliore convivenza con la cronicità (77% del campione), suggerimenti pratici per gestire la malattia (50%) e il bisogno di presa in carico (48%). All’origine della continuità nel tempo della relazione con l’osteopata sono innanzitutto i benefici del trattamento (per il 91% degli intervistati), l’instaurarsi di relazione di fiducia (67%) e la sintonia tra osteopata e paziente (49%).

“Sappiamo che entro il 2050 in Europa la speranza di vita aumenterà fino a quasi 81 anni, con un ritmo simile a quello registrato tra il 1980 e il 2010. A fronte di questa longevità – ha dichiarato Paola Sciomachen, Presidente del ROI – assisteremo a una crescita delle malattie croniche, che già oggi riguardano 24 milioni di italiani. Gli effetti sulla spesa sanitaria si stanno facendo sentire già oggi. L’OMS ha stimato che oltre l’80% dei costi in sanità a livello globale sono riconducibili alla cronicità”.

“Come terapia complementare, l’osteopatia è pronta a sostenere il sistema sanitario nella sfida alla cronicità per offrire agli italiani il diritto di accedere pienamente ai trattamenti al pari di tutte le altre professioni sanitarie – ha proseguito Paola Sciomachen – Da questo punto di vista l’attesissima emanazione dei decreti attuativi da parte del Ministero della salute è un passaggio necessario e più che mai urgente”.

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