Tumori pediatrici, scoperto come evitare gravi reazioni allergiche dovute a chemioterapia

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I risultati di una ricerca che consentirà di continuare a somministrare la chemioterapia anche per quei bimbi che oggi sono costretti a interrompere il trattamento per ipersensibilizzazione. L’idea è frutto degli oncologi pediatri della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli

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Roma, 10 agosto 2017 – Buone notizie per quei bambini malati di tumore che oggi sono costretti a interrompere la chemioterapia con Carboplatino a causa di reazioni allergiche anche molto gravi al farmaco. Grazie a un’idea degli oncologi pediatri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma questi piccoli pazienti potranno evitare reazioni allergiche e continuare la cura: si tratta della pratica di desensibilizzazione al Carboplatino, un metodo innovativo studiato dall’equipe dell’Oncologia pediatrica del Gemelli per un uso efficace del farmaco e che consiste nel dare dosi crescenti della sostanza così da evitare reazioni allergiche e rendere l’organismo tollerante al chemioterapico (al pari di quanto si fa oggi per curare alcune allergie alimentari). La tecnica è stata testata su tumori del cervello in età pediatrica chiamati gliomi.

Lo studio condotto dal docente della Cattolica di Roma Antonio Ruggiero dell’equipe medica dell’U.O.C. di Oncologia Pediatrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli (Responsabile prof. Riccardo Riccardi) e pubblicato  recentemente sulla rivista “Frontiers in Pharmacology”, dimostra come sia possibile un’adeguata strategia di gestione delle reazioni allergiche al Carboplatino che permette di evitare l’interruzione precoce del trattamento efficace con il farmaco, eliminando il ricorso a chemioterapie di seconda linea, più tossiche e meno efficaci.

I gliomi di basso grado sono i tumori cerebrali pediatrici più diffusi. Vengono trattati in prima istanza chirurgicamente mentre in caso di progressione di malattia o di tumori ricorrenti con deterioramento delle funzioni visive e ipofisarie, i pazienti vengono sottoposti a chemioterapia e in casi selezionati a radioterapia.

Il trattamento chemioterapico più efficace si basa sull’utilizzo del Carboplatino. Questo chemioterapico può determinare tuttavia una reazione di ipersensibilità (CHR: Carboplatin Hypersensitivity Reaction) fino a 2 bambini su 3 provocando una interruzione prematura del trattamento con Carboplatino che viene sostituito da chemioterapici di seconda linea, meno efficaci e più tossici in termini di effetti collaterali e rischio di secondi tumori.

L’aumento del tempo di infusione, come suggerito da diverse autori, si dimostra spesso inefficace esponendo inoltre i pazienti al rischio di gravi CHR che possono essere pericolose per la vita.
Lo studio condotto dal professor Ruggiero ha permesso di elaborare un protocollo di desensibilizzazione basato su un’infusione prolungata del Carboplatino a concentrazioni crescenti.

“Il nostro metodo – afferma il professor Ruggiero – consiste non solo in un aumento del tempo di infusione del farmaco ma in una modalità di somministrazione a concentrazioni crescenti”. In questo modo i bambini riescono a tollerare l’infusione del farmaco evitando le CHR e a completare il programma terapeutico basato sul Carboplatino beneficiando dell’efficacia di questo farmaco. “Questa strategia di somministrazione – continua l’oncologo pediatra della Cattolica e del Gemelli – efficace nei bambini con gliomi, può essere estesa a tutti i tipi di tumore dell’età pediatrica oltre che dell’età adulta per il cui trattamento viene utilizzato il Carboplatino. Inoltre, questa strategia può rappresentare il modello di riferimento per le ipersensibilità da altri chemioterapici”.

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