Tumori genitourinari, in 5 anni aumentati del 7% i nuovi casi. Privilegiati trattamenti meno invasivi

Il presidente SIUrO Alberto Lapini: “Come Società Scientifica stiamo promuovendo questo approccio alle malattie oncologiche sempre nell’ambito della multidisciplinarietà e quindi attraverso un confronto costruttivo tra i diversi specialisti coinvolti nell’assistenza al paziente”

Torino, 29 settembre 2020 – Cresce in Italia il numero di nuovi casi di tumori genitourinari. Nel 2019 in totale 81.500 uomini e donne sono stati colpiti da cancro della prostata, vescica, rene e testicolo. Rispetto allo stesso dato del 2015 si è evidenziato un aumento del 7%. I pazienti che vivono con una di queste quattro neoplasie sono oltre 932mila pari a ben il 27% di tutti i malati oncologici residenti nel nostro Paese.

Prof. Alberto Lapini

È quanto emerge durante l’ultima giornata del XXX congresso nazionale della SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica) che quest’anno si svolge esclusivamente online a causa della pandemia da Covid-19. “Negli ultimi anni registriamo anche un aumento delle neoplasie urologiche nei pazienti con meno di 50 anni – afferma il dott. Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO – È un dato di cui dobbiamo tenere conto soprattutto nella scelta delle cure da somministrare che devono essere sempre di più concordate in ambito multidisciplinare e ove possibile meno invasive. Sempre di più tendiamo infatti a trattamenti chirurgici conservativi o a protocolli di sorveglianza attiva, quest’ultimi per pazienti che presentano patologie neoplastiche a basso rischio di evoluzione. Come Società Scientifica stiamo promuovendo questo approccio alle malattie oncologiche sempre nell’ambito della multidisciplinarietà e quindi attraverso un confronto costruttivo tra i diversi specialisti coinvolti nell’assistenza al paziente”.

Dal congresso virtuale della SIUrO arriva anche un appello per rendere disponibile un nuovo trattamento per il carcinoma del rene metastatico. “A nostro avviso va riconosciuta quanto prima la rimborsabilità alla combinazione nivolumab ed ipilimumab – aggiunge il dott. Giario Conti, Segretario Nazionale SIUrO – Fin dal 2017 i due farmaci immunoterapici hanno ottenuto risultati clinici importanti che sono stati poi confermati da numerosi studi. Il vantaggio si è reso evidente nel sottogruppo di pazienti definiti a prognosi intermedia e sfavorevole che hanno una malattia più aggressiva e una minore attesa di vita. Rappresentano circa il 75% di tutti i casi registrati nel nostro Paese. Si tratta di un trattamento non certo risolutivo ma sicuramente capace di aumentare la quantità e qualità di vita nonché le possibilità di guarigione. Chiediamo quindi a tutti gli attori coinvolti: Agenzia Italiana del Farmaco, Ministero della Salute e azienda produttrice di riprendere le trattative. Questo permetterebbe inoltre alla comunità oncologica italiana di innalzare gli standard di cura a livello di quelli degli altri paesi europei e nordamericani”.

“Nel tumore del rene la ricerca medico-scientifica sta facendo grandi passi in avanti dopo anni di sostanziale immobilismo – sottolinea il dott. Renzo Colombo, Vice Presidente SIUrO – È una neoplasia che ogni anno fa registrare oltre 3.100 casi tra uomini e donne con meno di 50 anni. Si rende quindi necessario rendere quanto prima disponibili, anche nel nostro Paese, terapie innovative in grado di dare nuove chances a tutti i pazienti, anche quelli più ‘giovani’”.

Nel 2019 in Italia si sono registrati 37.000 nuovi casi di cancro della prostata, 12.600 al rene, 2.200 al testicolo e 29.700 alla vescica. “Rappresentano un quinto di tutte le neoplasie registrate nel nostro Paese – prosegue il dott. Lapini – Sono però molto difficili da individuare ai primi stadi ed emblematico in questo senso è il carcinoma renale dove, in un terzo dei casi, il riscontro è occasionale. Di solito avviene quando un paziente si sottopone a un accertamento radiologico a livello addominale per altri motivi o problemi di salute. Come specialisti abbiamo a disposizione un’ampia scelta di trattamenti efficaci e, infatti, otto malati su dieci riescono a sconfiggere la neoplasia urologica. Nel carcinoma della prostata e del testicolo le percentuali di sopravvivenza sono addirittura del 92% e 91%. Sono ottimi risultanti, purtroppo ancora impensabili in altre gravi patologie oncologiche”.

“È fondamentale segnalare il prima possibile al proprio medico curante alcuni sintomi come la presenza di sangue nelle urine – conclude il dott. Colombo – Può essere infatti un indicatore della presenza di un tumore della vescica. Una frequente necessità di urinare è invece una delle principali avvisaglie del carcinoma prostatico. Abbiamo trascorso mesi molto problematici perché la pandemia e il successivo lockdown hanno reso molto difficile l’accesso alle strutture sanitarie. Il Covid-19 rappresenta ancora una seria minaccia ma non deve essere un pretesto per non fare controlli medici ed esami diagnostici. I nostri ospedali e ambulatori sono ormai sicuri e quindi raccomandiamo a tutti gli italiani, che ne hanno bisogno, di sottoporsi agli accertamenti. Il cancro non può essere sottovalutato e continuerà ad essere un problema di salute per milioni di persone anche dopo la fine della pandemia”.

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