Tumori della vescica, nuove speranze di cura. Studio internazionale cambia la pratica clinica nel mondo

Immunoterapia di mantenimento in pazienti con carcinoma avanzato della vescica al centro dello studio presentato al congresso americano ASCO dall’Oncologia medica dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. Innovazione e ricerca contraddistinguono la struttura ternana dove sono già presenti più di 80 studi clinici nazionali e internazionali per una qualità di cura sempre migliore

Terni, 27 giugno 2020 – Grande soddisfazione per l’Oncologia medica e traslazionale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, che ha partecipato all’abstract numero 1 del prestigioso recente congresso americano di Oncologia (ASCO), con uno studio innovativo i cui risultati sono destinati a cambiare la pratica clinica in tutto il mondo nell’ambito del trattamento di pazienti con carcinoma avanzato della vescica.

Il Congresso Americano di Oncologia è il maggior evento mondiale annuale in ambito oncologico cui partecipano circa 35-40mila oncologi da tutto il mondo per condividere nuovi dati e nuovi approcci terapeutici.

Dott. Sergio Bracarda

“Quest’anno l’Abstract innovativo numero 1 presentato nella sessione plenaria del congresso – sottolinea il dott. Sergio Bracarda, direttore della struttura complessa di Oncologia Medica e Traslazionale del Santa Maria di Terni – ha visto la partecipazione della nostra struttura, nella persona della dottoressa Claudia Caserta, mia valida collaboratrice ed esperta di neoplasie del tratto genitourinario. I risultati di questo studio cambieranno rapidamente la pratica clinica in tutto il mondo e questo anche grazie al nostro apporto e alla nostra competenza”.

Dott.ssa Claudia Caserta

“Lo studio internazionale a cui abbiamo partecipato- spiega la dottoressa Caserta – ha dimostrato la possibilità di ottenere importanti vantaggi in termini di sopravvivenza nei pazienti con neoplasia vescicale avanzata che abbiano ottenuto una risposta favorevole alla chemioterapia di prima linea. Una condizione che, purtroppo, si associa a frequenti recidive di malattia, a volte così precoci da rendere impossibile l’inizio di una seconda linea di terapia. In particolare, questo studio, condotto su ben 700 pazienti, ha dimostrato un aumento della sopravvivenza di circa 7 mesi nei pazienti che avevano ricevuto una terapia di mantenimento con avelumab, uno dei nuovi farmaci immunologici anti PD-L1, rispetto a chi non l’aveva fatto. Un risultato fino ad ora mai osservato in prima linea in questa patologia”.

“Presso la nostra struttura – spiega il dott. Bracarda – al momento sono attivi oltre 80 studi clinici e altri sono in via di attivazione, alcuni anche proposti dai nostri gruppi di ricerca e accettati a livello nazionale e internazionale, con numerosi pazienti provenienti anche da altre regioni, inseriti nelle varie sperimentazioni. Vari gli approcci innovativi in corso di verifica sia nelle varie patologie urogenitali (neoplasie renali, vescicali, prostatiche) sia nell’ambito delle patologie della mammella, del polmone e del tratto gastroenterico. Tutto ciò anche grazie al nostro staff di ricerca, alla intensa attività multidisciplinare in ambito oncologico e all’interesse della direzione dell’azienda ospedaliera per la ricerca”.

L’oncologia è sempre più innovazione e ricerca, di qui la nuova denominazione in Oncologia medica e translazionale. “Traslare, cioè trasportare queste novità nelle normali attività assistenziali quotidiane – conclude il dott. Bracarda – è la nostra mission e proprio per questo siamo in grado di offrire ai nostri pazienti una qualità che ci viene riconosciuta a tutti i livelli”.

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