Telefonini e tumori: ancora poche evidenze scientifiche

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Le ultime ricerche, promosse da autorevoli Istituzioni, non sono ancora in grado di collegare l’uso del cellulare all’eventuale sviluppo di tumori. Nuovi studi sono stati intrapresi. Ne abbiamo parlato con Massimo Scerrati, docente di Neurochirurgia all’ Università Politecnica delle Marche

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Prof. Massimo Scerrati

Roma, 26 ottobre 2016

Professore, il tema del legame fra cellulari e tumori è molto dibattuto e se ne parla dagli anni Novanta. Secondo lei ci sono prove che ci sia un legame fra telefonini, Wi-Fi e tumori al cervello? Cosa dicono gli studi italiani?
Per quanto tale tema ricorra frequentemente in discussione in realtà non esistono al momento dati che documentino una relazione tra energia a radiofrequenza (come quella generata dai telefoni cellulari e campi elettromagnetici) e cancerogenesi cerebrale. È invece stimato come esponenzialmente molto più pericoloso l’effetto “distrazione” che questi causano per il loro uso vocale o tramite SMS durante la guida come causa di incidenti della strada spesso fatali o gravemente invalidanti. Gli studi a disposizione, di laboratorio così come epidemiologici e caso controllo sono prevalentemente non italiani ma internazionali (OMS, FDA, Regno Unito).

donna-al-telefono-cellulareNel 2011 lo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, classificò le radiofrequenze in classe 2b cioè possibili cancerogeni per l’uomo. Quali sono le sue considerazioni a tal proposito?
In realtà nella stessa monografia la IARC afferma anche che i dati a disposizione si basano solo su una “limitata evidenza proveniente da studi umani, limitata evidenza proveniente da studi fisici su radiofrequenze e cancro nei roditori (studi sperimentali) e inconsistente evidenza da studi meccanicistici”. A tal proposito l’ACS (American Cancer Society) ha risposto (2012) che la classificazione IARC indica che “vi potrebbe essere qualche rischio di cancro associato con le radiofrequenze, ma l’evidenza non è così sufficientemente forte da essere considerata causale e necessita di ulteriore investigazione”.

Anche il NIEHS (National InstituteEnvironmentalHealthSciences) afferma (2016) in proposito che “il peso dell’evidenza scientifica attuale non è in grado di collegare l’uso del cellulare con problemi avversi inerenti la salute ed ulteriori ricerche sono pertanto richieste a tal fine”. L’FDA (FoodDrugAdministartion) conclude (2009 and 2016) che “la maggior parte degli studi epidemiologici sull’uomo hanno fallito nel dimostrare una relazione tra esposizione a energia da radiofrequenza da telefoni cellulari e la salute umana”.

Analogamente la EuropeanCommission on Emerging and NewlyIdentifiedHealthRisks (2015) afferma che “l’esposizione a campi elettromagnetici non ha mostrato incremento del rischio per tumori cerebrali o altri tumori della testa e del collo”. Al fine di poter offrire un dato conclusivo sulla questione è attualmente in corso uno studio europeo iniziato nel 2012 (COSMOS, CohortStudyMoblie Phone Use UseHealth) che ha arruolato al momento circa 290.000 utilizzatori del cellulare che saranno seguiti per un periodo di tempo compreso tra 20 e 30 anni.

Cosa ne pensa dello studio australiano pubblicato qualche mese fa su CancerEpidemiology che non ha trovato traccia di un incremento di cancro cerebrale legato all’uso di dispositivi mobili?
Questo studio (Has the incidence of brain cancerrisen in Australia since the introduction of mobile phone 29 years ago?) pubblicato su CancerEpidemiology del giugno scorso non aggiunge nulla di nuovo a quanto noto, vale a dire sulla mancata dimostrazione di un rapporto tra uso del cellulare ed aumento della incidenza di tumori cerebrali in un periodo di tempo di circa 30 anni.

Cosa consiglia di fare quando si usa il cellulare?
Rispondo con i suggerimenti della FDA (2016) che consiglia di: a) usare i telefoni cellulari per brevi conversazioni o laddove non sia disponibile una linea fissa; b) usarlo ove possibile con una metodologia “hands-free”, cioè con le mani libere dal telefono, ricorrendo ad esempio ad auricolari, al fine di consentire una adeguata distanza tra il cellulare e la testa dell’utente.

fonte: ufficio stampa

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